giovedì 10 luglio 2014

Momenti

1. Mattina
Il libeccio soffia forte, piega i pini marittimi, passa fischiando per le stradine contorte che scendono alla spiaggia e spinge il mare in cavalloni che si rincorrono fino agli scogli, per frantumarsi in quella che sembra soffice spuma bianca ma sono schizzi pungenti come spilli, lo so.
Gli ombrelloni sono chiusi e le persone assennate, se anche non rinunciano a respirare l'aria satura di iodio - che fa tanto bene, ma talmente tanto, che a me, ragazzina, stava antipatico come un parente pedante che ti devi far piacere per forza - se ne stanno rintanate dietro i vetri delle verande o ai giardinetti protetti dallo steccato.
Due ragazzini si stagliano, soli, vicini, sul piccolo molo fatto di scogli e cemento che si protende, corto e tozzo, in mezzo alle onde.
Il mare li investe, li spintona, li abbandona al vento per un attimo e poi torna, spinge verso di loro la schiuma bianca e si ritira, azzurro e verde.
Potente.
Il vento, che non vuole essere da meno, solleva i capelli di uno, gonfia il costume dell'altro, li fa apparire quasi instabili, da lontano.
Sono di spalle.
Ma ridono, lo so.
E l'amicizia di due nocchieri in gran tempesta, è un bel regalo dell'estate
2. Pomeriggio
Il vento non è sceso e non scenderà, Lido me l'ha detto: "bimbina o non lo sai che er libeccio soffia sempre dispari, de'? E' la prima vorta che vieni?
Io sono in treno, il treno della mia adolescenza e della prima giovinezza, quello che fa tutte le fermate, proprio tutte e che non prendo più da molti anni.
E' strano viaggiare in un treno così: nuovo, pulito, con controllori numerosi ed educati, l'aria condizionata che funziona, ... mi tornano in mente quelle vetture con i sedili simili ad un divano, di velluto verde, i finestrini aperti con le tendine lise che ondeggiavano.
La strada ferrata, però, è sempre quella, corre a lungo insieme all'Aurelia, ancora più bella dell'Aurelia perchè un po' più in alto o un po' più esterna, sospesa sul mare.
E lui è lì e non delude.
Sbatte e morde gli scogli, sale e poi scende precipitosamente, schizza di bianco fino all'orizzonte, mescola il verde col blu in un marrone indefinito ed indefinibile.
Ora la odio l'aria condizionata che non mi fa sentire gli odori della macchia mediterranea e del salmastro, così come odio questi finestrini bloccati perchè non fanno passare il frastuono che, di certo, ci sarà la fuori. 
Non ci sono bagni attrezzati in questo tratto di costa, solo calette minuscole e scogli piatti.

Non ci sono lidi ordinati, pieni di persone che vi si spogliano degli abiti, ma non del ruolo, del ceto, delle maschere che hanno più o meno liberamente scelto.
Anche con la bella stagione qui, chi arriva, ha con sè il minimo indispensabile, per fortuna, la bellezza che apprezzano c'è già.
3. Sera
Sono tornata per questo.
Per lavorare ovvio, ma qualcuno direbbe che anche questo, in fondo, è lavoro, o potrebbe.
Non mi importa; ora guardo questo San Sebastiano nell'estasi del suo martirio ed aspetto di andare in bagno.
Da fuori arrivano le note del giovane quartetto d'archi e delle chiacchiere; aspettano sia servita la cena.
E' bello questo posto che ha nome di castello, ma non assomiglia affatto ai castelli dell'immaginario collettivo.
E' solido, massiccio, con la torre che si erge nel mezzo, i bastioni ed i contrafforti, il cortile col pozzo e quello che strapiomba tra le vigne, la vecchia vasca per l'acqua trasformata in insolita piscina, pietre e cotto vecchi di secoli, lampade ed infissi di lucido acciaio.
Più di tutto amo la biblioteca "nuova" ed è un peccato che stasera sia visibile, ma non accessibile, mi piace questo suo essere una scatola piena di libri, da terra al soffitto, e ricordo con piacere come, la prima volta, entrandoci dall'esterno credetti che non fosse collegata al resto della casa. Ammiro sinceramente l'artigiano che, utilizzando due motori per cancelli automatici, è riuscito a celare i passaggi verso il corridoio da un lato, e verso la più bella stanza per gli ospiti che abbia mai visto dall'altro, così come ammiro il padrone di casa, che di certo non ha un carattere facile, ma possiede una cultura sterminata e molto buon gusto.


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