mercoledì 27 gennaio 2016

E' dura

Di questi tempi ci sono cose belle e cose brutte.
Come sempre.
C'è la prima gara di karatè, l'esame per il passaggio della cintura, star wars a pioggia, Totila che chiede carta e penna e, incredibilmente, scrive senza che nessuno sappia come e perchè, c'è una bellissima, stupenda, grandiosa commemorazione anticipata per il giorno della memoria in cui 12 bambini e 2 importanti cori fanno piangere un intero auditorum pieno di persone dai titoli altisonanti ricordandoci che le atrocità non le commettono i mostri, ma gli uomini, c'è una collaborazione con un giornale locale, una casa bellissima piena di luce, affetti lontani che sanno essere vicini.
Poi c'è mio padre.
Ed è dura.
Aspetto di sapere se davvero, questa volta, dovrò salutarlo.
Ma il filo è così sottile che anche solo una sillaba è un rischio 

giovedì 14 gennaio 2016

Istanbul



Al mondo ci sono tanti posti, tante città meravigliose, tante culture e moltissimi modi di vivere la vita.
Poi c'è Istanbul.
Troppi anni fa, io a Istanbul ci ho lasciato un pezzettino di me e vorrei tornare, non per riprenderlo, ma per vedere come sta.
Chissà se va ancora, di tanto in tanto, a cena sotto un vecchio albero, in mezzo ad una piccola piazzetta e, ingozzandosi di peperoni ripieni, melanzane farcite e molto di più, ancora si incanta a guardare la minuscola moschea con "i piedi nell'acqua", così simile a quelle cappelline sulle spiagge del nostro sud o a quelle che punteggiano le coste e le isole greche, bianca, con una cupolina, una "torretta" da cui chiamare a raccolta i fedeli.
Nessuna pretesa.
Dietro ci sarà ancora lo splendore del Bosforo.
Ed il tè, dolce e bollente, sotto la canicola
 

martedì 12 gennaio 2016

La lontananza sai è come il vento che fa dimenticare chi non s'ama....

E' il 18 dicembre, oggi arriva la cugina del mio cuore e mentre sono al lavoro aspetto lo squillo che apre le danze ed annuncia il Natale.
Arriva un messaggio wattsap invece, dice che partono il 22 perchè il loro gatto, gay e stordito, ha fatto a botte ed ha un ascesso sopra un occhio che deve essere operato.
Sfotto, come da copione, chè solo lei poteva avere un gatto così.
Poi però la cosa prende una strana piega, mia cugina ha il magone e scrive cose strappalacrime.
Una in particolare arriva forte, come una di quelle folate di vento che non aspetti e ti destabilizza, dice che tra un po' saranno 10 anni che è via e che più il tempo passa, peggio è, più quella sua città smette di essere "nuova", meno diventa "casa".
Non è felice
E' brutto, non vorrei leggerlo, ho la tentazione di sminuirlo, di buttarla in caciara.
Ma come? Ha una "bella vita", non lavora, non si sbatte, si gode la principessa, fa yoga, corsi di cucina in inglese e di catalano senza cucina, gironzola, cazzeggia.
La verità è che la lontananza fa male, solo saperla felice, mi rende felice.
Se non lo è, il costo non vale la pena.
Cerco di capire quanto sia vero e quanto, invece, non sia nostalgia, contrarietà per il ritardo, normale nervosismo spicciolo, sindrome premestraule (ah signora mia, quante cose ci spieghiamo ad minchiam con la santa sindrome premestruale!) o chissachè.
Non è così, mi dice che là dove è, sta bene, ma è come se fosse in vacanza, un bel posto, piacevole,, pieno di amici.
E' facile.
Ma sente che la sua vita è "in pausa".
C'è una parola che mi sale alla bocca mille e mille volte, e la ricaccio giù.
Lo farà per quasi venti giorni.
E sempre la ricaccerò giù.
Farebbe ancora più male dirla.
A tutte e due.
Però, continuo a pensare che ci sono scelte che si fanno una volta ed una volta si pagano, altre si pagano a lungo, e spesso senza che quello per amore del quale sono state prese se ne renda neanche bene conto.