lunedì 19 dicembre 2016

disprezzo ed egoismo

Succede che una persona si senta male, non è più giovane, ha compiuto 80 anni a luglio, ma è una roccia.
Per dirtelo, ti chiamano mentre stai andando in udienza fuori città, non lontanissima, no, ad un'oretta di macchina.
Chi ti avverte però è molto più vicino, fisicamente almeno, emotivamente non ce la fa.
Di rinforzo, dopo poco arriva una telefonata da oltre oceano.
E tu, che sei una con concetto di famiglia giusto un po' diverso, ti sobbarchi.
Ti fermi, con l'occhio all'orologio, convinci l'interessato ad andare all'ospedale, organizzi, brighi, verifichi.
Sopporti le lamentele, altrui, sul precario stato di salute e sulle ragioni che di certo (!) lo hanno causato, ragioni che, guarda caso sono tutte e solo quelle che la benintenzionata cerca di rimuovere da almeno 20 anni con nessun successo.
Le stesse che consentono al sant'uomo di mantenere un discreto equilibrio psichico
Nel frattempo il malato guarisce ed essendo un uomo saggio ed indipendente, al controllo radiologico va senza bisogno del tuo supporto.
Il radiologo, professionista scrupoloso, non si limita ad accertare la guarigione, ma fa presente che "vede" un nodulino alla tiroide e suggerisce approfondimenti.
Da allora il delirio.
Non per l'interessato e certo non da parte dell'interessato.
Naturalmente è preoccupato, chi non lo sarebbe?
Naturalmente, tutti siamo preoccupati, chi non lo sarebbe?
Già.
Solo che la maggior parte di noi è preoccupata per lui.
Non tutti però
Nei 10 giorni tra il rinvio al medico curante e la TAC, ci sono state telefonate al limite del delirante, pianti da morto sulla bara, minacce di infarto (sia mai che qualcuno osi morire prima di lei e farle un simile affronto) e soprattutto discussioni infinite su come sarebbe "rimasta" la poveretta (che non ha, giustamente, nessuna intenzione di morire davvero).
Da oltre oceano, come al solito si minimizza, si blocca il numero, si chiama per informazioni veritiere e per dire che si soffre per una situazione che non è mai stata facile e non può certo migliorare.
Da questa parte idem, con qualche difficoltà pratico organizzativa in più ed un carico emotivo molto più pesante.
Venerdì ho accompagnato la coppia all'ospedale.
Io, perchè aggiungere alla settimana, già pesante, pure un matricidio mi pareva brutto.
Non ero al mio meglio però: due trasferte, tre udienze difficili, un bambino malato, mio padre col febbrone, discussioni con l'architetto per un problema alla casa, non mi sono stati di aiuto.
Veramente neanche un'intercessione divina avrebbe potuto dotarmi della fortitudine necessaria a gestire con pacatezza ed eleganza una persona che parla del marito, presente, come se fosse già condannato a morte certa, preferibilmente tra atroci sofferenze, evidenziando che lei, poveretta, non saprà più come fare la spesa visto che non guida da anni.
L'ho trattata male.
Ed in tutto questo, dopo anni di discussioni, confessioni, difficoltà, ho capito, davvero, dentro di me, con lo stomaco e non con la testa, come si possa arrivare a disprezzare una persona che è tua madre.
Lui almeno non ha niente di preoccupante

martedì 6 dicembre 2016

Condiscendenza, referendum e mariti

Se c'è una cosa che non sopporto è la condiscendenza.
La condiscendenza mi dà l'orticaria, tutta, in ogni forma, la trovo una forma subdola, e perciò particolarmente odiosa, di superbia.
Il fatto poi che, per essere tale, debba necessariamente essere ammantata di cortesia e spesso di cortesia zuccherosa, mi fa rizzare tutti i peli del collo.
Tra tutte le forme che la condiscendenza può assumere ce n'è una che riesce a mettere nel nulla tutta la mia capacità di vivere in modo razionale: è la condiscendenza del maschio verso la femmina.
Se siete donne la conoscete, ricorre tutte le volte in cui un uomo vi tratta come se vi mancassero due neuroni, quelli per l'appunto necessari a comprendere un ragionamento complesso o a bloccare una reazione puramente uterina.
Vi guarda, in genere sorride dolcemente, a volte cambia tono di voce, adotta un linguaggio più semplice e più lento, vi ripete il suo punto di vista.
Tranquille, lo sa, non è colpa vostra, siete solo un po' tarde.
E' biologico.
Ecco, io davanti a certi atteggiamenti divento un'erinni.
Mio marito lo sa.
Non che lui sia mai stato condiscendente nei miei confronti.
Litighiamo da 21 anni e ci siamo fatti anche molto male, ma se mi ha dato della scema qualche volta, trattarmi da scema non è cosa che abbia mai fatto.
Quando litighiamo di politica a volte si trascende, sta nelle cose, la politica è passione e le lingue sono piuttosto taglienti.
Sul referendum non eravamo d'accordo.
Lui voleva votare no per ragioni che non avevano niente a che fare col testo della riforma e molto con "al mio segnale scatenate l'inferno".
Alla fine non ce l'ha fatta.
Era un po' troppo, in effetti.
Io non ero molto convinta sulla bontà del testo della riforma (diciamo così), ma volevo votare si.
Ce l'ho fatta (ho meno problemi di digestione) e non è servito a molto.
Non abbiamo discusso su questo, figurarsi, per me può votare anche Paperino
E nemmeno perchè ieri gongolava, come se fosse stato il suo voto (non dato) quello decisivo.
No abbiamo discusso perchè, udite udite, siamo d'accordo.
Siamo d'accordo sul fatto che il centro destra è a pezzi e finalmente, emergerà tutta intera la crisi del centro sinistra (sottotraccia da almeno un ventennio), sul fatto che i 5 stelle sono, almeno fin ora, penosi, che la lega è la lega, insomma che siamo nella melma come prima ed ancora più di prima.
Siamo d'accordo, dice lui tutto contento.
Non siamo d'accordo, dico io, tutta inviperita, tu sei contento a me girano che vado a elica.
Mentre ci accapigliamo sul punto, Totila mi sgrana in faccia i suoi occhioni blu e mi fa: " scusa mamma, ma sei birbona sai? Se il babbo vuole essere d'accordo con te non è affatto gentile che tu insista a non volere essere d'accordo con lui"
Volevate sapere come nasce la condiscendenza maschile?
Così