venerdì 30 maggio 2014

Colpita...quasi affondata. Velenosissima

Sono stanchissima, e non dormo.
Questo non aiuta la mia naturale propensione alla dolcezza.
Quindi:
- caro cliente che mi chiami alle 19,30 sul cellulare, perchè, mi accusi, al numero di studio scatta la segreteria. Tu, che mi spieghi, hai scelto quest'orario, perchè hai staccato dal lavoro e possiamo parlare con "calma" e ti stupisci che, invece, per me sia "rissa time". Te l'ho già spiegato cosa deve intendersi con la locuzione: funzione sociale degli onorari dell'avvocato?
- cari genitori affranti all'idea che i vostri figli potrebbero trovarsi l'anno prossimo a frequentare la primaria di secondo grado (da ora e per sempre, le medie) nell'altro istituto del plesso perchè l'edificio sarà in ristrutturazione: cambiate spacciatore per favore.
I figli saranno pure piezz'e core, non discuto, ma parliamo di una distanza di 5 chilometri scarsi che sarà coperta da mezzi messi a disposizione gratuitamente e per avere un istituto migliore, sentirvi dire: che moriranno di tutti gli stenti per la fatica del viaggio, che la strada potrebbe franare, che il traffico sarà immane, che l'economia del paesello ne soffrirà, che chissà a che ora mangeranno varie ed eventuali, uccide tutta la mia pervicace fede nel genere umano.
Per non dire l'effetto che fa a quei genitori i cui figli frequentano la sezione musicale e quindi fanno con sistematica regolarità quel tragitto, a parti invertite, quotidianamente.
E non cito, per cartià di patria, la figura che fate quando cercate di dimostrare, carte alla mano, e giudizi tecnici in libertà, che lo spostamento non s'ha da fare.
E infine

- cara tu che giustamente sfotti chi porta(va) le hogan con il rialzo mentre giri con le all star con la zeppa. Farsi due domande no?

lunedì 26 maggio 2014

Definizioni. La me vista dagli altri

1. Sono una "femmina tradizionale".
Ci ho messo un po' a digerire questo giudizio perchè, mi tocca ammetterlo, ho passato una buona parte della mia vita a cercare di non esserlo, combattere contro tutto e tutti quelli che mi spingevano in quella direzione e pure, sforzarmi di non apparirecome tale.
Il che, per una come me, affezionatissima al motto "me ne frego" è uno sforzo immane.
Ho fallito, tocca ammetterlo.
Per qualcuno sono una femmina tradizionale.
E non conta ciò che faccio, ciò che penso, ciò di cui discuto, le mie idee e le mie azioni.
Sciocchezze.
Conta che, testualmente, sono accogliente, mi preoccupo di fare stare bene amici e familiari, non urlo contro figli e marito per sfogare le mie frustrazioni (insomma, ogni tanto) e cucino, persino.
Se stiravo, come minimo, mi facevano le foto per i manuali.
2. Sono una mamma "intellettuale" (e non sono sola)
Qui ho davvero poche scuse e nessun appiglio.
Questo nostro gravissimo difetto era già balenato quando parlammo con la psicologa per Attila e lei, dopo averci fatto una panoramica delle sue conclusioni, ci invitò a indirizzarlo verso attività più "normali" e ci aprì alla stagione delle "cartine", dei mostriciattoli e dei cartoni demenziali (in italiano, possibilmente).
Ora sia chiaro lei aveva ragione, non c'è dubbio,perchè a me non interessa un figlio fenomeno ma possibilmente un figlio sereno, addirittura felice se si può.
Però mi rode questa cosa che noi saremmo degli intellettuali che si divertono ad ammaestrare una specie di cagnolino, a spingere un povero ragazzino chissà dove per narcisismo, ambizione, malcelato senso di superiorità o chissà che.
A me studiare piace ed è sempre piaciuto, mi piace anche il trivio, molto, ma non solo quello.
A mio marito anche di più.
Siamo colpevoli, non abbiamo scuse.
E' colpa nostra se raccontiamo miti greci o egizi, l'inferno dantesco o altre amenità simili quando siamo a corto di fantasia e tocca raccontare la favola della buona notte, però Attila è Attila.
Provateci voi ad imbastirgli robe sbilenche, poco interessanti o disarticolate.
Poi, a mattina, mi dite.
E lo stesso per mille e mille domande: quelle a cui la gente risponde "perchè si", "perchè è così" o inventandosi che i bimbi li portano le cicogne o nascono sotto i cavoli.
Quello a 14 mesi conosceva ed identificava tutti i prodotti sul catalogo Stihl, un librone di più di 100 pagine e a tre anni distingueva i dinosauri saurischi dagli ornitischi (io ancora non sono capace).
Quindi, se non vi spiace, qui di "intellettuali" caso mai ce ne sono 3.





martedì 20 maggio 2014

Seduto davanti a me

Fino a pochi minuti fa c'era uno qui, seduto davanti a me, uno come tanti, potrei dire, ma mentirei.
Quando si siedono qui sono tutti diversi,
Prima no, prima, quando chiamano, sono tutti uguali, maschi e femmine, giovani e vecchi, freddi e emotivi.
Prima sono un cliente per cui gestire un rapporto andato male o una paternità/maternità che fa acqua da tutte le parti.
Quando si sono seduti diventano persone.
Lui è una persona.
E gli servirebbe aiuto oltre che supporto tecnico.
Gli ci vorrebbe un amico sincero che gli desse del cazzone, un padre, un fratello, e anche una mamma che se lo abbracciasse stretto, qualcuno che lo aiutasse a inventarsi un futuro facile e lieto.
Qualcuno insomma che gli dicesse chiaro che un figlio non è un dramma, che in fondo, è contento che arrivi e si vede, che i problemi si affrontano, che se si è scelto una storia che non guardasse passaporti, etnie e culture è perchè la differenza lo affascinava e stimolava.
Uno che possa dargli un consiglio e non un parere tecnico.
Non è il mio ruolo, non so niente di te ragazzo, non so cosa sogni, cosa vuoi, non so se l'ami o è stata una cosa-senza-seguito-dal-seguito-inatteso-e-gigantesco, non so se vuoi andare da lei, se lei vuole venire da te, se vorrai far il babbo davvero o essere il nome su un certificato e l'ordinante di un bonifico .
E devo mordermi la lingua, perchè è difficile non rispondere a uno che ti guarda con i tuoi occhi e ti chiede consiglio, ma io no, non posso.
Chiedimi di trovare il modo per farti arrivare dove vuoi, non chiedermi cosa è giusto.

lunedì 19 maggio 2014

Il giorno dopo...

...IL giorno dopo è domenica, come sempre.
I bambini sono corsi su di prima mattina, come sempre, e come sempre ti sei chiesta com'è questa storia che dal lunedì al venerdì devi minacciare incursioni armate per farli alzare e nel fine settimana, quando si potrebbe poltrire un po', alle 7,00 sembrano tutti apine operose.
Avete tirato un'ora decente con l'abituale batteria di coccole-solletico-cuscinate-storie e racconti di vita vissuta, poi siete scesi in cucina.
Hai messo su il caffè, scaldato il latte, e hai affrontato un'altra rampa di scale: la colazione l'avete fatta di sotto, con gli avanzi, come sempre.
Uno preferisce le crostate, un altro la torta semplice, quella con lo zucchero a velo, tu hai mangiato una sfoglia alle mele e l'uomo di casa ha preferito pizza e schiacciata.
Siete stati così, voi due sul divano tra l'assonnato e lo sgomento, i piccoli in giro a mostrarsi i regali a vicenda ed a lamentarsi dei troppi doni "inutili", chè si sa, a quell'età, un dono non è tale se non puoi giocarci.
Poi, faticosamente, siete partiti: butta piatti e bicchieri, lava ciò che non è da buttare, fai le doggy bag per nonni e zii, spazza, sposta i mobili, rassetta il giardino, controlla che i gentili ospiti abbiano rispettato le indicazioni e non abbiano buttato la plastica con la carta e l'umido con qualsiasi cosa.
Soprattutto allevia la fatica e la noia scambiandoti le impressioni sulla serata trascorsa: chi è stato bene, chi doveva essere accolto un po' di più, un po' meglio, forse, chi conosce tutti e ti ha degnamente sostituito e chi era nuovo, le facce sorridenti dei compagni di Attila, la timidezza di qualche signorinella, le corse sul trattore giocattolo degli amichetti di Totila, qualche sciocca polemica, l'aria incredibilmente trasognata della cugina-che-si-sposa-col-vestito-vaporoso, una falsa amica falsamente sorridente, una (forse) nuova amica, due mamme sincere nell'ammettere la loro curiosità cui hai fatto fare il tour guidato del maniero, altalene e pallonate, skate e nascondino, dinosauri e mattoncini.
E una telefonata, nel primo pomeriggio: "E' finita" ti dice una voce che piange, "se n'è andata"
Sabato dai una festa, lunedì vai a un funerale.
Così è la vita, dicono



giovedì 15 maggio 2014

di mamme, bimbi e sponde di fiumi

Abbiamo dei conoscenti che pontificano da anni sulla necessità di essere severi coi figli, dare regole chiare, nette, non negoziabili nè discutibili e comportarsi di conseguenza.
In linea di principio siamo d'accordo, tranne forse per la questione che non se ne debba discutere, ma insomma, soprassediamo.
Dalla teoria alla pratica si apre un mondo, perchè per loro l'enunciato si concretizzava nel fatto che alla domanda X cui si rispondesse "no" facesse seguito un bel niente.
M spiego, se loro dicevano no alla loro bimba lei neanche si lamentava, prendeva il no e se ne andava, al limite piangeva, sola e inascoltata due, tre minuti e questo era il massimo.
Noi, ecco, noi non abbiamo mai incontrato questo tipo di reazione nè con Attila nè ora con Totila.
Le ragioni sono molteplici, non c'è dubbio e certo anche il nostro/mio comportamento influisce sull'esito finale della questione giacchè se do una regola, la spiego e, in casa mia, se spieghi qualcosa, si apre un dibattito che neanche in "Berlinguer ti voglio bene".
Nel tempo sono stati fatti paragoni e dati consigli in alcuni casi anche suggerendo l'uso delle "maniere forti".
Ora anche loro sono alle prese con un figlio n. 2, un'altra bambina, con cui, comprensibilmente, seguono la stessa strada tracciata con la prima.
Solo che, ieri pomeriggio, davanti ad un "no il gelato ora no" la tenera cucciolotta ha piantato un capriccio da oscar e più loro la ignoravano, più lei strillava, si dibatteva e piangeva.
Alla fine ha rimesso davanti ai genitori di tutto il plesso scolastico, convocati al campo sportivo, per l'esibizione di fine anno della scuola.
E io volevo dire: scusate, avevate ragione, se un metodo funziona, funziona, sempre e con tutti. Infatti ieri s'è visto.



lunedì 12 maggio 2014

venerdì 9 maggio 2014

La cena del dì di festa

Ieri pomeriggio abbiamo messo un altro, fondamentale, tassello al mastodontico progetto casa.
La questione è vecchia.
Lo so che altrove a quest'ora avevano fatto un paese e noi in tutti questi anni non abbiamo nemmeno tirato su un muro, ma di certi paesi costruiti altrove io non saprei che farmene, mentre il muro qua me lo sogno la notte.
Quindi ieri sera occorreva festeggiare.
Festeggiare in questa fase della mia vita in cui, data l'età, mi sento ancora più libera di esprimere certi tratti del mio carattere, ha una connotazione sempre più precisa.
Ho sempre preferito alla quantità la qualità, anche da ragazzina o da giovane donna, ma è vero che prima, mi piaceva andare a cena fuori per mille ragioni.
La qualità della cucina era importante, ma fatto salvo il limite della decenza, potevano giocare molti fattori: la voglia di uscire, la compagnia, il locale e chi più ne ha più ne metta.
Ora meno.
Passo anche troppo tempo fuori casa, gli amici hanno gusti ed esigenze simili alle mie, preferisco locali discreti e appartati e soprattutto se esco per festeggiare, a due o a quattro, non voglio cibarmi e non voglio nemmeno mangiare bene, voglio avere un'esperienza mistica.
Di quelle che la mattina dopo, quando ti alzi e vai in bagno, un po' ti dispiace, ecco.
Non era cosa fattibile ieri sera, ma festeggaire si poteva e si doveva.
Ho fatto la spesa, ho rinchiuso marito e figli in salotto, messo la musica e preparato cose semplici semplici come piacciono a noi, quattro, cinque ingredienti per pietanza, cotture rapide, buon vino.
Questo il menu:
- sformatini di acciughe fresche e patate;
- linguine con le triglie alla livornese
- ricciola all'isolana con patate, melanzane, zucchine e pomodrini al forno
- biancomangiare ai frutti di bosco e Antinori Nature (era una festa ma non da champagne)
In realtà gli sformatini li farò gratinare stasera e anche il dolce è lì che aspetta.
Il profumo delle triglie infatti era tale che Attila e Totila non ne hanno voluto sapere di aspettare e, partiti dal primo, ci siamo arenati sul secondo.
Lo spumante no, quello ce lo siamo scolati.
MEntre i nani dormivano

mercoledì 7 maggio 2014

Consigli non richiesti ovvero un martello per mamma

Giorno 1)
Mamma: "sai ciacco ho pensato che, ora che fate i lavori in casa, potresti modificare la cucina: togli l'isola centrale, fai una bella elle, tanto la porta finestra sul retro la trasformi in finestra no? e così recuperi un sacco di spazio"
Io: "si mamma, è un'idea. A dire il vero è una cosa a cui avevamo pensato, mesi fa, ma (mi fa una tristezza infinita la cucina pissera) dovremmo disfare mezzo pavimento, portare il gas alla parete, spostare gli scarichi, insomma un lavorone".
Mamma:  "eh ma tanto un lavorone lo fate lo stesso no?
Giorno 2)
M "Allora amore ci hai pensato?"
C " UH!
M: "alla cucina!"
C: "si. L'idea sarebbe quella di sfruttare la parete sotto la nuova finestra solo con dei contenitori e un piano di lavoro, l'isola la lascio però abbatto il muro che ora la separa dall'ingresso tanto quello lo spostiamo e non ha più senso. Poi sposto il tavolo....insomma dai, più o meno, te lo avevo già detto".
M: "ma dai scusa che te ne fai di quel coso nel mezzo, toglilo, così levi anche la cappa aspirante e il tubo, sono brutti lì in mezzo e poi, insomma, raccattano solo sudicio!"
C: "uhm a me l'isola piace, mi piace poter parlare mentre cucino guardando la gente in faccia, porgere i piatti, ciondolarci intorno, controllare i nani, risentire poesie....e poi in fondo lo spazio c'è a che mi serve addossare tutto al muro per recuperarne ancora?"
M. "Uhm"
Giorno 3)
M: "sai per la cucina pensavo..."
C: "(e che due uova fresche con 'sta cucina!) si?"
M: " se levi l'isola....insomma puoi spostare il tavolo molto più su, liberi la zona della nuova porta e puoi fare ecco, una zona, anche senza chiudere eh, di ingresso"
C: " mamma ascolta io non la voglio una casa con l'ingresso, il corridoio, la cucina, il salotto col tavolo da pranzo quando ci sono ospiti ...queste cose qui. Sono belli eh, figurati, però non in una casa come la mia piazzata lì tra l'aia e i campi, per queste cose ci vuole un appartamento o una villettina e poi da ingresso ci fa la loggia no?
 M: "Uhm"
Giorno 4
(bando ai convenevoli!)
M: " riguardo alla cucina , ti sei fissata, però guarda però certe modifiche ti farebbero comodo, con le cose lasciate così dovrai portare i cappotti nell'armadio che rimarrà lontano dall'ingresso. e poi io, questa fissazione che in casa tua ci deve essere un solo tavolo non la capisco, non ci sono mica solo ospiti che puoi fare sedere davanti alla cucina in disordine
C: "Invece io ho solo quelli, mamma, come te del resto dai!"
Giorno 5)
M:"sai amore siamo stati dalla Luisa sabato"
C. "bello! come sta? la figlia, il nipote? e la vostra solita partita a carte?
M: "tutto bene,  te la ricordi la casa della Luisa?"
C. "si certo"
M: "eh lei ha quella specie di zona separata per la cottura, senza porte, come piace a te. Il tavolo poi ce l'ha nel, come si chiama?; tinello con tutti quei bei mobili di massello...."
C: " me lo ricordo. Sono scuri.
M: "si magari un pochino ma sono di massello; comunque pensavo...se facessi una cosa simile anche te, magari potresti trovarti lo spazio per metterci un divanetto in cucina, come ha lei, sai per guardare la TV"
C: "no"
M: "perchè?"
C: "perchè, il divanetto in cucina per guardare la TV, mi fa preistoria, o per essere più precisi mi pare ci stia come il cavolo a merenda"
M: "ma è comodo!"
Giorno 6)
M: "allora la cucina?"
C. sorrisone