lunedì 26 maggio 2014

Definizioni. La me vista dagli altri

1. Sono una "femmina tradizionale".
Ci ho messo un po' a digerire questo giudizio perchè, mi tocca ammetterlo, ho passato una buona parte della mia vita a cercare di non esserlo, combattere contro tutto e tutti quelli che mi spingevano in quella direzione e pure, sforzarmi di non apparirecome tale.
Il che, per una come me, affezionatissima al motto "me ne frego" è uno sforzo immane.
Ho fallito, tocca ammetterlo.
Per qualcuno sono una femmina tradizionale.
E non conta ciò che faccio, ciò che penso, ciò di cui discuto, le mie idee e le mie azioni.
Sciocchezze.
Conta che, testualmente, sono accogliente, mi preoccupo di fare stare bene amici e familiari, non urlo contro figli e marito per sfogare le mie frustrazioni (insomma, ogni tanto) e cucino, persino.
Se stiravo, come minimo, mi facevano le foto per i manuali.
2. Sono una mamma "intellettuale" (e non sono sola)
Qui ho davvero poche scuse e nessun appiglio.
Questo nostro gravissimo difetto era già balenato quando parlammo con la psicologa per Attila e lei, dopo averci fatto una panoramica delle sue conclusioni, ci invitò a indirizzarlo verso attività più "normali" e ci aprì alla stagione delle "cartine", dei mostriciattoli e dei cartoni demenziali (in italiano, possibilmente).
Ora sia chiaro lei aveva ragione, non c'è dubbio,perchè a me non interessa un figlio fenomeno ma possibilmente un figlio sereno, addirittura felice se si può.
Però mi rode questa cosa che noi saremmo degli intellettuali che si divertono ad ammaestrare una specie di cagnolino, a spingere un povero ragazzino chissà dove per narcisismo, ambizione, malcelato senso di superiorità o chissà che.
A me studiare piace ed è sempre piaciuto, mi piace anche il trivio, molto, ma non solo quello.
A mio marito anche di più.
Siamo colpevoli, non abbiamo scuse.
E' colpa nostra se raccontiamo miti greci o egizi, l'inferno dantesco o altre amenità simili quando siamo a corto di fantasia e tocca raccontare la favola della buona notte, però Attila è Attila.
Provateci voi ad imbastirgli robe sbilenche, poco interessanti o disarticolate.
Poi, a mattina, mi dite.
E lo stesso per mille e mille domande: quelle a cui la gente risponde "perchè si", "perchè è così" o inventandosi che i bimbi li portano le cicogne o nascono sotto i cavoli.
Quello a 14 mesi conosceva ed identificava tutti i prodotti sul catalogo Stihl, un librone di più di 100 pagine e a tre anni distingueva i dinosauri saurischi dagli ornitischi (io ancora non sono capace).
Quindi, se non vi spiace, qui di "intellettuali" caso mai ce ne sono 3.





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