martedì 25 febbraio 2014

Una mattina in tribunale, cronaca della mia disillusione

Questa mattina avevo due udienze, una alle 9,30 ed una alle 12,00.
Nel mezzo, almeno i teoria, un bel po' di tempo per fare attività di "cancelleria" e leggere il giornale.
L'unica cosa davvero bella di Gotham city, infatti, sono i bar: uno tutto bianco ed uno tutto nero, entrambi dotati di meravigliose vetrate in stile nordico, tavolini a disposizione e molto spazio.
(be' no via sono meravigliosi anche i locali dell'ordine con computer, stampanti e wii-fi, da paese quasi civile)
Insomma, esaurita la fase uno, mi sono presa il mio bel cappuccino, ho tirato fuori l'i pad e mi sono preparata ad una pausa "fuori dal mondo" con la ferma intenzione di chiudermi ad ogni contatto con la fauna che mi circondava.
Non ci sono riuscita.
Al tavolo accanto infatti si sono sedute quattro tipe che hanno cominciato una fitta conversazione su, udite udite, il nuovo governo ancora non del tutto varato.
No, non parlavano di politica, parlavano di vestiti, di scarpe, di messe in piega, di culi e di pance.
Evvabbe' alla fine, le scarpe rosa tacco 14 di un neo ministro erano saltate all'occhio anche a me, capita.
Ciò che mi ha colpito e fatto virare pesantemente all'acido però non è questo.
Sono stati i commenti sulla pancia, quella del ministro Madia che è vistosamente incinta.
Ora, sulla Madia io, personalmente, una o due perplessità ce le avrei anche, ma sulla sua pancia non ho nulla da dire.
Al massimo, auguri.
 E ho trovato odiose, a dire poco, le osservazioni, pelose e pure speculari, riassumibili in:
1) come farà a fare il ministro, se deve fare la mamma;
2) come farà a fare la mamma, se deve fare il ministro.
I commenti potrebbero essere molti, ma in fondo il concetto è uno e uno solo: "fatti suoi".
Queste quattro donne (donne, devo ripeterlo, perchè che fossero tutte donne, per me è il peggio del peggio) però, non si limitavano nemmeno a questo, no, erano scandalizzate dal fatto che la Madia, a giurare come ministro all'ottavo mese di gravidanza, dava un pessimo esempio a tutte le altre donne!
Perchè è chiaro, se sei donna, sei incinta e lavori, tu DEVI andare in maternità e startene a casa il più possibile.
E questo non solo e non tanto per prenderti cura di tuo figlio, perchè i primi mesi sei distrutta, perchè si crea un legame forte e bellissimo, per tutte quelle cose belle (e meno belle) che una mamma sa e le altre possono comunque facilmente immaginare ed, a volte, idealizzare
No, lo devi fare soprattutto perchè se altrimenti dai il cattivo esempio.
Sia mai che qualcuna si accorge che si può fare.
O che il cattivo di turno se ne approfitti.
Ora, io personalmente conosco un bel po' di gente che la maternità non ce l'ha o ce l'ha solo sulla carta, molte di queste, me compresa, hanno comunque fatto figli.
Non sono morte, si sono faticosamente organizzate, si sono fatte aiutare, anche dai padri, per dire, ed hanno figli "normali".
Io, che non sono wonder woman, ho persino allattato: 16 mesi Attila e 14 Totila.
Certo non faccio l'operaia alla catena di montaggio.
Certo non ho le responsabilità, i traguardi, gli interessi, le aspettative e nemmeno le ambizioni  di un'operaia alla catena di montaggio.
E certo, potevo anche fare diversamente, starmene a casa e rinunciare
Perchè il fatto è questo, per alcuni di noi, stare a casa significa rinunciare.
E non è ingiusto, è così.
Se vuoi cogliere certe occasioni, devi farlo quando si presentano, pancia o no.
Un ministero non è un impiego alle poste (anche se a volte ...il dubbio può venire va')
E' per questo che sono disillusa, come può migliorare questo paese, se si ragiona così?
E queste sarebbero le donne? Quelle che sarebbero meglio?
Altro che #cambiaverso, qui non basta nemmeno il sottosopra

venerdì 21 febbraio 2014

Di Totila

Parlo sempre di Attila.
Ne parlo, inutile negarlo, perchè lui è la mia palestra di mamma: le cose che affronto con lui sono sempre "nuove", le fasi di Totila invece, le conosco e riconosco già.
E' chiaro che ognuno ha il suo mondo, i suoi bisogni, i suoi pregi ed i suoi difetti, ma è, almeno per me, altrettanto chiaro che insegnare ad usare il bagno quando non lo hai mai fatto, è una cosa, quando ci sei già passata, un'altra.
A lui ed alle sue esigenze, io arrivo dopo avere fatto un certo tirocinio, e l'esperienza conta.
Quanto meno ai fini della tranquillità interiore.
Amo Attila per la sua sensibilità, per la sua intelligenza pronta ed acuta, per la curiosità intellettuale (impressionante in un bimbo di quell'età), per le sue fragilità e per la sua somiglianza, anche fisica col padre.
Totila no, Totila lo amo perchè è un sole che splende sempre, perchè è dolce, divertente, simpatico ed empatico, curioso, senza essere ossessivo, intelligente senza essere stabiliante, furbo e godereccio.
Lo amo nel suo essere un bambino "facile" che sta ovunque, fa qualunque cosa, si diverte con tutti e se lo ignorano o maltrattano, fa spallucce e si rivolge altrove senza drammi, uno che si fa le sue ragioni ed esercita anche le sue prepotenze ma con leggerezza.
Uno che ci prova, sempre.
Piace anche alle maestre della materna.
E per le stesse identiche ragioni direi.
Lo sgridano e sorridono, lo mandano "a riflettere" e sorridono, lo ascoltano lanciarsi nelle sue filippiche contro il potere costituito e sorridono.
Non lo so se è un bene avere un figlio così paraculo.
Ma a volte, tanta seducente dolcezza è un balsamo per il cuore


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martedì 18 febbraio 2014

Delusione

Ora che sono passati 10 giorni dalla mia visita pisana, posso scriverlo con sufficiente serenità.
Dopo avermi rigirato come il fatidico calzino, non sono stata giudicata idonea all'intervento.
Niente riduzione della miopia nè dell'astigmatismo.
E così, giusto per essere chiari e non dare adito a dubbi, nessuna possibilità nemmeno di sostituire il cristallino.
I miei occhi non sono solo ciechi, ma pare, anche piuttosto fragili.
E il braille recessivo.
Non  mi resta che informarmi per il cane.

lunedì 17 febbraio 2014

Autunno, primavera e carnevale

Sul tavolo fanno ancora bella mostra di sè le zucche ornamentali, nel fine settimana, però, alla compagnia si sono aggiunte le tazzette (son narcisi nel resto d'Italia?) nate spontanee nei campi intorno casa.
Un piccolo segno di come quest'anno le stagioni si siano un po' confuse e sembra siamo destinati a passare dall'autunno alla primavera senza avere davvero incontrato l'inverno.
Nel mezzo,  spicca un bel bakugan, segno che sono una sciattona e che, dopotutto, è carnevale.
Lo abbiamo affrontato in grande spolvero con una di quelle feste in piazza che più ruspanti non si può, circondati e un po' rimbecilliti da torme di principesse disney, frotte di ninja, grappoli di mostri di tutte le taglie e fisionomie, ed anche molti, insperati evergreen: cowboy- pellerossa-zorri-minnie-fatine e persino tre carabinieri, una ufficiale della guardia di finanza e un'olandesina (mira mira l'olandesina).
Quando inizia la quaresima?



mercoledì 12 febbraio 2014

Sparare sulla croce rossa

Ho fatto il liceo scientifico.
Erano gli anni '80 e, per un ossimoro tutto italiano, frequentavo una scuola sperimentale il cui biennio si trovava in un palazzo rinascimentale.
La nostra aula era a destra dello scalone d'onore, al piano nobile, e ci si entrava percorrendo un tratto del loggione interno (malamente vetrato) che, come da tradizione, si affacciava sul cortile col pozzo centrale.
Era una bella stanza, nata, o più facilmente rimaneggiata, per servire come salotto di rappresentanza, era stata interamente affrescata con le immagini di un qualche Parnaso abitato da divinità più neoclassiche che classiche impicciate da un bel po' di ghirlande di fiori e frutta.
I banchi, trenta, erano disposti a coppie su tre file in orizontale e cinque in verticale ed al branco di adolescenti goffi e casinsiti che eravamo, toccava il compito, non facile, di evitare che gli spigoli sfiorassero le pitture scrostando l'intonaco.
L'orario prevedeva, tra l'altro, due ore settimanali di disegno tecnico e storia dell'arte dalla prima alla quinta.
Ora, storia dell'arte era un po' come geografia, alzava la media magari, ma non bocciavi nè passavi per quella.
Nemmeno se eri capace di fare quei parallelismi interdisciplinari che facevano venire i lucciconi alla proffe (di italiano e latino, la sola che potesse davvero decidere del tuo futuro insieme al proffe di matematica, fisica e chimica).
Però era una bella materia, una materia amata ed anche, perchè no, una materia importante per un ragazzino che comunque, per usare un'espressione arcaica,  cercasse di farsi una cultura.
Leggere che l'avevano abolita mi ha ferito, deluso, amareggiato.
Poi ho scoperto che, in una certa misura, l'abolizione era una mezza bufala  e che anzi, caso mai, la notizia è che il governo cerca di aumentare il monte ore laddove la riforma Gelimini lo aveva effettivamente ridotto.
Incuriosita, sono andata a vedere cosa succede negli altri paesi europei ed ho scoperto che, dalla riforma Gentile (anni '20 del novecento) al 2007, il solo paese a prevedere l'insegnamento obbligatorio della materia eravamo noi
Da allora si è aggiunta solo la Francia.
Ora, mi sta bene che siamo un paese particolare sotto tanti profili e, fortunatamente anche sotto questo, ma in questo caso mi sa davvero che qualcuno si è divertito a sparare sulla Croce Rossa.



martedì 11 febbraio 2014

Ceterum censeo Carthaginem esse delendam

Quando ho aperto gli occhi ieri mattina sapevo che sarebbe stata una gioranta pessima.
Prima che potessi scendere dal letto un robusto gibbone si era già comodamente appollaiato sulla mia spalla destra ed aveva iniziato il rito dell'autospidocchiamento.
Lo sapevo, ovviamente, ma come spesso accade il peso non diventa più leggero perchè sai in anticipo che lo porterai.
Il fatto è che ieri c'era la riunione per le pagelle e, insieme all'invito a partecipare all'incontro per avere lumi sui criteri adottati ed eventualmente ritirare la copia cartacea, avevo ricevuto anche due righe vergate a mano: "la preghiamo di prendere nota che la aspettiamo alle 18,15.
Non sono troppo sveglia, lo ammetto, o sono antica, ma avevo interpretato la cosa come riferita al fatto che, prima ci avrebbero spiegato i criteri, e poi ciascuno avrebbe avuto del tempo per discutere della pagella del proprio bambino con le insegnati.
Una mamma solerte però, mi ha fatto notare che l'appuntamento personalizzato era eventuale e, solo alcuni fortuanti vincitori, avevano invece avuto la grazia di un incontro prefissato dalle insegnanti.
Ora Attila non si chiama così per caso, ma non ha mai preso note, a scuola va volentieri, è bravo e tutto sommato educato e rispettoso, insomma, sono un po' caduta dal pero.
E cadendo ho fatto a lui il torto di ritenerlo un teppista in erba ed a noi di temerlo un bambino con dei problemi che i suoi pessimi genitori non avevano nè visto nè capito.
La riunione è stata veloce,  inutilmente appesantita da una persona particolarmente sgradevole che ha la sindrome del "figlio fenomeno" e del genitore "tigre/supporter" preposto non solo alla difesa dell'amato bene, ma anche alla rimozione forzata ed, all'occorrenza cruenta, di chiunque si pari sul suo cammino e faccia ombra al sol dell'avvenire.
Adulti o bambini, è lo stesso.
In genere mi fa ridere.
Spesso mi fa pena.
A volte mi fa arrabbiare.
Non siamo sulla stessa lunghezza d'onda ed a dire il vero riterrei azzardato anche collocarci sulle sponde opposte dello stesso oceano, ma l'acqua è acqua, quindi chissà....
Fatto sta che, sfollati i più e rimasti gli eletti, quasi tutta gente non a caso dotata di abbondante autoironia, abbiamo impiegato l'attesa raccontandoci vizi e virtù dei rispettivi pargoli.
Arrivato il nostro turno, siamo stati accolti dal plotone schierato e abbattuti all'istante con un "che volete dirci?" a cui non abbiamo saputo rispondere che con un "noi?".
Una sillaba e la scimmia aveva già messo giù un piede.
Se ne è definitivamente andata quando le ragioni dell'invito sono state disvelate:
- non sta fermo, ma perchè è vivace non perchè ha un disagio;
-  ha fretta di consegnare;
- preferisce i grandi;
- è permaloso e quindi sfotte, ma non vuole essere sfottuto;

- è molto migliorato nella calligrafia e non devo preoccuparmi se mi sembra peggiorato nella grammatica, perchè gli errori sono dovuti allo sforzo grafico e non a delle carenze
- sarebbe utile per lui poter invitare amici a casa perchè questo lo aiuterebbe a sentirsi più sicuro nei rapporti (bel problema)
Insomma niente di nuovo.
O forse si.
Pare che ci siano delle persone che non vogliono ammettere l'esistenza di un qualsiasi problema e per negarlo, preferiscono denigrare, danneggiare, addossare colpe a chi invece, come dire, ha la sola responsabilità di non necessitare di supporters per brillare di luce propria e di non trovarne quando deve cercare di diradare le sue nubi e sciogliere i suoi nodi.
Chi mai potranno essere questi soggettini?
Cacciata la scimmia, e cambiata sponda di oceano, avverto: che ogniuno faccia le sue scelte e le sue valutazioni, ma che non arrivino certe storie all'orecchio di Attila, perchè io sono buona e cara, ma ho pur sempre generato due sterminatori assetati di conquiste e di sangue!
Concludo con un sempreverde: ceterum censeo Carthaginem esse delendam

martedì 4 febbraio 2014

Visite inaspettate

Montezzuma è venuto a farci visita.
E' arrivato giovedì, quando è uscito dalla materna mano nella mano con Totila anche se noi, ancora, non lo sapevamo.
Si è palesato solo nella notte infatti, forse a causa del fuso. E dopo di lui, come si conviene ad un simile personaggio, è arrivata tutta la corte.
Si sono trattenuti fino ad ieri ed oggi, si spera, se ne dovrebbe andare anche l'ultimo dei cortigiani portando con sè piumaggi e maschere ornamentali.
Ho gentilmente cercato di spiegargli, infatti, che comprendevo benissimo le ragioni del suo astio giacchè, "scoprendo" l'America non gli è stato fatto un bel servizio, però insomma, se ce l'aveva con Colombo ed i suoi discendenti, doveva spostarsi un po' più su.
Nulla.
Altrettanto cortesemente mi ha risposto che da noi non si trovava male e poi, c'era sempre quel conticino con il Vespucci ed il Da Verrazzano.
Per non parlare del consumo smodato di cioccolata.
Be' per quella direi che ora può stare tranquillo, solo l'idea mi annienta.