venerdì 21 febbraio 2014

Di Totila

Parlo sempre di Attila.
Ne parlo, inutile negarlo, perchè lui è la mia palestra di mamma: le cose che affronto con lui sono sempre "nuove", le fasi di Totila invece, le conosco e riconosco già.
E' chiaro che ognuno ha il suo mondo, i suoi bisogni, i suoi pregi ed i suoi difetti, ma è, almeno per me, altrettanto chiaro che insegnare ad usare il bagno quando non lo hai mai fatto, è una cosa, quando ci sei già passata, un'altra.
A lui ed alle sue esigenze, io arrivo dopo avere fatto un certo tirocinio, e l'esperienza conta.
Quanto meno ai fini della tranquillità interiore.
Amo Attila per la sua sensibilità, per la sua intelligenza pronta ed acuta, per la curiosità intellettuale (impressionante in un bimbo di quell'età), per le sue fragilità e per la sua somiglianza, anche fisica col padre.
Totila no, Totila lo amo perchè è un sole che splende sempre, perchè è dolce, divertente, simpatico ed empatico, curioso, senza essere ossessivo, intelligente senza essere stabiliante, furbo e godereccio.
Lo amo nel suo essere un bambino "facile" che sta ovunque, fa qualunque cosa, si diverte con tutti e se lo ignorano o maltrattano, fa spallucce e si rivolge altrove senza drammi, uno che si fa le sue ragioni ed esercita anche le sue prepotenze ma con leggerezza.
Uno che ci prova, sempre.
Piace anche alle maestre della materna.
E per le stesse identiche ragioni direi.
Lo sgridano e sorridono, lo mandano "a riflettere" e sorridono, lo ascoltano lanciarsi nelle sue filippiche contro il potere costituito e sorridono.
Non lo so se è un bene avere un figlio così paraculo.
Ma a volte, tanta seducente dolcezza è un balsamo per il cuore


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