martedì 29 aprile 2014

Della mamma degli imbecilli e delle sue molte gravidanze

Avrei molte cose da scrivere, cose minime, come sempre, ma non lo farò, perchè mi devo un po' sfogare.
Il fatto è questo:
- abbiamo quasi abrogato la L. 40,
- stiamo prendendo coscenza che possiamo ignorare le raccomandazioni UE sull'armonizzazione della normativa sul matrimonio, ma, prima o poi, ci troveremo invasi dalle conseguenze di matrimoni "sconosciuti" alla legge interna, ma valdissimi all'estero, che avranno tutto il sacrosanto diritto di produrre i loro effetti,
- abbiamo pure delle proposte di legge (ancora?) volte a rendere più rapide e meno complicate le fasi patologiche dei matrimoni stessi (ma secondo me, la separazione non va abbreviata, va tolta, mai visto riappacificazioni in vita mia e se ci sono, comunque, ci si può sempre riposare non lo vieta nessuno nè si perde l'anzianità maturata),
- i figli naturali sono, finalmente, identici sputati ai figli legittimi e legittimati chè sarà stato anche poco, ma a me non piaceva 'sto fatto che non avessero parenti a parte i genitori,
- le coppie sono più o meno coppie ovunque qualsiasi sia la loro composizione
- mio figlio gira con un paio di calzoni rosa e una maglietta mimetica e l'unica ad avere detto qualcosa sono io chè, diciamolo anche qui, mi sembra perfetto per il gay pride.
Si può sperare.
Poi sei in coda, spippoli sull'i pad e ti trovi quattro coglioni che hanno messo in piedi un gran can can perchè in un liceo prestigioso di Roma si sono letti dei brani di un romanzo i cui protagonisti sono una famiglia formata da genitori dello stesso sesso.
Ora io della Mazzucco ho letto solo "Un giorno perfetto" e mi è piaciuto, può darsi che questo romanzo invece faccia schifo.
Pazienza.
Non è questo, e non è nemmeno il fatto dell'esposizione dei fanciulli a modelli deviati (?), per quanto sia qui che comincia a figliare la mamma degli imbecilli per come la vedo io
E non è nemmeno la pornografia (?), sicuramente, contenuta nel testo.
No è che, io me lo chiedo, 'sti fanciulli vanno al classico, giusto?
E il programma è sempre lo stesso no?
A posto
Quando lo dico io che il MOIGE fa paura!
Son quelli che, ai miei tempi, si opponevano al corso di educazione sessuale al liceo, perchè, dicevano, sono materie che non possono essere sottratte alle famiglie.
Intendevano: di queste cose non si deve parlare, sia mai che imparano qualcosa e poi lo mettono in pratica; meglio che non sappiano cosa fanno.
Ora dicono che se leggi di omosessuali diventi buco.
Fosse vero!
Basterebbe far loro leggere qualcosa di uno intelligente per risolvere il problema



giovedì 24 aprile 2014

Di laTosca e delle mie tante nonne

Ieri sera mentre cuocevo i ceci e mi lasciavo, come sempre, fregare dal binomio pentola che cuoce legumi/acqua che bolle, ora sì (e si rovescia sui fornelli) ora no (e mi restano duri come pallettoni), pensavo che devo andare a fare visita alla Tosca.
Sono passati giorni ormai da quando la mamma mi ha detto che è caduta e si è rotta il femore, sarà tornata a casa.
Non ho voglia di andare a trovare laTosca, non ho voglia di vederla inferma, vecchia e un po' più pronta per il gran salto.

Ci andrò, però, perchè glielo devo e me lo devo.
Parleremo dei nani-che-crescono, di suo nipote che-fa-il-vino-in-posti-dove-manco-sanno-cos'è-l'uva, mi sussurrerà, come sempre, che appena sta meglio quella lì (una dolcissima ragazza dell'est) se ne dovrà tornare a casa sua, scherzeremo sul fatto che lei, e la sua quinta elementare, mi hanno insegnato tutto ciò che so e mi garantirà che se mi servono due o tre ripetizioni, è ancora disponibile.
LaTosca è una delle mie nonne, una nonna del cuore perchè non siamo parenti, siamo qualcosa in più.
Un abusato proverbio affricano dice che ci vuole un intero villaggio per tirare su un bambino.
Ecco per me è stato così.
Oltre alle mie due, ho avuto altre cinque nonne, due erano madre e figlia: laLia e laSara e stavano al piano di sopra.
Erano il mio spazio giochi nei lunghi mesi di malattia ed anche il porto sicuro in cui rifugiarsi quando la mamma mi faceva uggia.
E' da loro che sono corsa quando, avrò avuto tre anni, dissi a mia madre che non la sopportavo più e sarei scappata di casa. Lei non fece discorsi: mi aprì la porta e sibilò "vai".
Eh a guardarla ora! La nostra nonna di zucchero all'epoca era un generale, io almeno ai nani faccio mettere le scarpe e scegliere un gioco per ricordo!
Con la Tosca invece avevo un altro rapporto: lei non era, non è, donna da ricamo alla finestra, lei era quella dei boschi e delle passeggiate, quella delle avventure vere o sognate.
Per raggiungere casa sua dovevo andare per strada, era roba da grandi, e allora prima la chiamavo dalla terrazza, poi informavo mia madre, infine scendevo le scale, aprivo il portone dell'androne condominiale e mi affacciavo. A quel punto mia madre era già di vedetta alla finestra del salotto e lei sorridente mi aspettava sull'uscio di casa.
Saranno stati 20 metri, ma io avevo si e no quattro anni, era un brivido di pericolo e libertà.
E quella, la libertà, era la chiave: laTosca era tutto Salgari e qualcuno disposto a leggermelo, era un cane vero da coccolare ed era anche un pomeriggio ai giardini pubblici quando mamma non poteva o voleva andarci: lei, che c'era già, stava sotto alla terrazza della cucina, mia madre mi sollevava e mi calava attravero i fili dei panni ed io ero una specie di eroina mitica: nessuno dei ragazzini, mai, ha potuto vantare un ingresso più scenografico del mio.  
Poi c'erano laMarta della porta di fronte che faceva la ragioniera e mi sentiva le tabelline con i quiz, e laFrancesca del pianterreno che mi faceva dipingere e scarabocchiare perchè i disegni dei bambini sono sempre belli e lei figli non ne aveva avuti.
C'erano pentole che andavano e venivano per le scale, e frasi del tipo "ho fatto la ribollita, so che alla mimma piace tanto", "ho cotto i ceci/fagioli (con il sottinteso: "so che con i tuoi si può sparare alle lucertole"- scusa mamma), e poi lumache, inzimino, cacciucco, insomma tutto quello che si fa in grandi quantità e richiede molto tempo.
E poi, ovvio, il tempo è passato, per me e per loro: sono invecchiate, si sono ammalate, io me ne sono andata, e anche loro, purtroppo, ma porterò sempre nel cuore ciò che mi disse il presidente della mia sessione di laurea quando mi strinse la mano e, alla vista della mia enorme claque, divertito dal mio imbarazzo, commentò "ma quanti sono? Lei è molto fortunata, lo sa?" 
Già.

mercoledì 23 aprile 2014

Mi vesto per me, dici, ed è lì che sbagli

"Mi vesto per me" dici
E questo sarebbe il corollario ad una qualche petizione che non ho ben capito per la chiusura di un programma che non ho visto, ma che, mi sembra di intuire, assomiglia ad altri, in voga, in cui una cozza viene trasformata in una bellezza stereotipata al punto giusto.
A parte la noia per una certa immagine femminile nei media e, allo stesso tempo, per tutte le battaglie contro l'immagine femminile nei media che non sarebbe, eventualmente, il prodotto dei mali, delle storture o delle discriminazioni contro le donne, ma la loro causa, non resisto a punzecchairti sul "mi vesto per me"
E certo hai 13 - 14 anni, stai appena cominciando, forse, ad intuire i limiti e le ristrettezze dell'omologazione. Inizi a pensare che essere uguale agli altri sia certamente comodo e rassicurante, ma non soddisfi la tua esigenza di affermarti come essere unico ed irripetibile. Non hai - ancora - certi strumenti e quindi ti basta scegliere di non indossare quelle scarpe, quei colori, quelle mutande per sentirti "diversa", meglio, per esprimere la tua diversità.
E siccome, diciamocelo, essere diversa ti dà un brivido di libertà, ma te la fa anche fare sotto, ti dici che lo fai "per te" e del mondo non te ne frega nulla.
E' bello, averne ragazzine così.
Ma se sei intorno alla trentina, no. Dai no.
O almeno, la vedi così? Bene, però poi non ti offendere se mi dici che l'esame ti è andato male e non posso fare a meno di pensare che mi sembra logico, perchè sarai anche un 110, ma sul resto non ci siamo mica tanto.
E lo so che dovrei stare zitta, che quella strana sono io, però come si fa?
Lo fai per te? e certo per chi dovresti farlo?
Ma non lo fai per te nel senso che intendi tu.
Vestirsi, truccarsi, scaccolarsi in pubblico sono atti sociali, quindi che tu cerchi di omologarti o di distinguerti, è lo stesso, non lo fai mai ignorando il resto del mondo, nemmeno quando pretendi di fregartene completamente.
Il "per te" di cui parli è sempre il riflesso del tuo specchio ed il tuo specchio è sempre e solo il contesto in cui ti muovi.
Vale se esci abbigliata esattamente come il manichino di Prada o tempestata dei nomi e delle cifre di Gucci o Vuitton.
Vale se scegli l'opulenza o il rigore monacale.
Vale se esci in pigiama e se avverti il bisogno impellente di abbinare anche la biancheria al foulard.
Vale se ti spalmi in faccia di tutto e se preferisci non perder tempo davanti allo specchio.
Vale se porti quello che dovrebbero/portano tutti o smetti di apprezzare un oggetto nell'attimo stesso in cui diventa "di massa".
Vale se segui i dicktat imperanti nella città dove vivi, o da cui provieni e anche se ti vesti come a Timbuctù
Vale
 E prima che ti scaldi sul destino improbo delle donne, ti comunico che vale anche per gli uomini.
Del resto, se ci pensi, mica siamo le sole che hanno girato (e girano) in condizioni che, col senno di poi, appaiono quanto meno discutibili
Puoi fartene schiacciare, puoi giocarci, puoi decidere di non dargli peso.
Ma ignorare che il giochino funziona così e lo fa per tutti, consapevoli e no, non puoi.
Meglio esserne consapevoli, per come la vedo io



giovedì 10 aprile 2014

Grazie e vaffa. Breve compendio sulla L. 40/2004


Una delle cose che più amo del mio lavoro è che ti mette continuamente a contatto con le persone.
Capita, a volte, che si crei un legame che va al di là del problema di cui ci si occupa per questo o per quello, un legame che non ha niente a che fare con il contenuto del fascicolo.
A noi è capitato tra gli altri con una coppia che, nel tempo necessario al primo ed al secondo grado di una causa, ha affrontato una grave malattia e poi, in conseguenza alle cure, l'infertilità.
Adesso hanno un bellissimo bimbo di quasi tre anni, concepito in Spagna, con l'eterologa.
Una delle cose che più amo dell'abitare in un paese, magari un po' particolare, ma pur sempre un paese, è che nessun avvenimento è segreto e nessun giudizio su un fatto, o una scelta, astratto, avulso dalla persona a cui si riferisce.
Può sembrare un grave difetto, ma non lo è, perchè quando si è saputo che una maestra e la sua compagna aspettano un bimbo, nemmeno i più rigidi guardiani della morale, hanno potuto ignorare la persona oltre le idee.
Parlare in astratto, dei massimi sistemi, non è mai come guardare in faccia una persona che si conosce e di cui si ha stima.
E questo, secondo me, vale più di mille discorsi.
Preferirò sempre Marco e Giovanni e Lucia e Giada che si baciano sotto un portone, Piera a cui cresce la pancia, Michele che chiede ed ottiene l'affidamento esclusivo dei figli, Simone e Cristiano che mettono su casa e vanno a fare compere mano nella mano, Luisa e Gabriele che dicono, serenamente, qual è stata la loro scelta di famiglia, a tanti discorsi che convincono solo quelli che erano già convinti.
Non mi interessa che tutti la pensino come me, mi basta che tutti possano poter vivere come pensano di volerlo fare.
E quindi grazie, grazie a chi ogni giorno, semplicemente, fa le sue scelte e vive la sua vita.
Grazie anche alla Corte costituzionale per la sentenza di ieri, grazie al TAR del Lazio, alla Corte Europea dei diritti dell'Uomo ed alle corti territoriali che, in questi anni, la Legge 40 l'hanno disapplicata ritenendola in contrasto con norme superiori.
Grazie perchè degli aspetti più francamente incomprensibili di quella pessima legge non è rimasto quasi più niente.
Abolito il divieto di produzione di più di tre embrioni, abolito l'obbligo dell'impianto contemporaneo di tutti gli embrioni prodotti, abolito il divieto di crioconservazione, abolito di fatto, pur nell'attesa della pronuncia definitiva della Corte Cost., il divieto di accesso alla PMA per le coppie fertili ma portatrici di patologie genetiche, abolito il divieto di eterologa.
Cosa resta?
Un grande vaffa a tutti quelli che 10 anni fa, potevano risparmiare e farci risparmiare tante fatiche, tante battaglie e tante sentenze andando a votare un referendum.
No, il vaffa non è per quelli che certe norme, moralmente ed egoisticamente (va bene per me, è la scelta giusta per tutti) le ritenevano condivisibili, è per quelli che sono 10 anni che si sgolano virtualmente e non, sull'arretratezza del paese, ma preferirono andare al mare.
Adesso aspetto le prime istanze di trascrizione in Italia dei matrimoni tra persone dello stesso sesso legalmente contratti all'estero.
E ci sarà da ridere
 

martedì 8 aprile 2014

Festival dei bambini e il tempo che corre


 Nel fine settimana appena trascorso abbiamo approfittato di questa bella iniziativa.
http://www.festivalbambini.it/programma
In particolare, ci siamo goduti la biblioteca delle Oblate, la caccia al tesoro roganizzata nei suoi dintorni e, quindi, in giro per le zone più centrali della città e poi, i nani si sono rilassati con una lezione di yoga mentre noi ci accontentavamo di un buon caffè.
Un'occhiata a Palazzo Vecchio non poteva mancare e da lì ad una buona gelateria, infine, di corsa a casa per mangiare qualcosa con le palpebre che calavano ed i sorrisi da orecchio a orecchio.
L'anno prossimo ci organizzeremo meglio: la mamma vuole andare a fare gli esperimenti alla Specola, Totila ad esplorare il bosco alle Cascine e Attila a conoscere Lorenzo il magnifico.
Intanto si è accontentato di abbracciare una nostra vecchia conoscenza

Lo so è dura riconoscere quale dei due sia Gian Burrasca, solo il cuore di mamma lo sa (è quello vestito di verde e un po' rigidino)


venerdì 4 aprile 2014

V come vittoria

... Nino non aver paura a sbagliare un calcio di rigore,
non è mica da questi particolari che si giudica un giocatore,
un giocatore lo vedi dal coraggio, dall'altruismo e dalla fantasia.
E chissà quanti ne hai visti e quanti ne vedrai di giocatori
che non hanno vinto mai
ed hanno appeso le scarpe a qualche tipo di muro
e adesso ridono dentro a un bar,
e sono innamorati da dieci anni
con una donna che non hanno amato mai.
Chissà quanti ne hai veduti, chissà quanti ne vedrai....

Ci sono canzoni, poesie, quadri, che ii appartengono, che fanno in qualche modo parte della iua storia anche se non ci sono entrati nel momento in cui avrebbero potuto e, logicamente, dovuto.
Prendi questa canzone di De Gregori, quando è uscita avevi 11 anni, dovresti ricordartela e invece sei dovuta andare a controllare su Wiki per sapere a quale album appartiene.
E l'album te lo ricordi, solo che per te, lì dentro c'era solo la donna cannone, perfetta, in effetti, per uno sgorbietto come eri, o ti sentivi, a quell'età.
La leva calcistica del '68 l'hai conosciuta molti anni dopo grazie ad una cassetta fatta per te da un amico, un gioco che usava ai tuoi tempi: tu fai una cassetta e me, io ne faccio una a te, ognuno ci mette quello che vuole, quello che lo fa pensare all'altro.
C'era, Perfect day di Lou Reed, Private dancer della Turner, Sitting on the dock of the bay, With or Without you, Hei jude, Father and son ...cose così.
Il tuo amico era un grande, perchè le aveva azzeccate praticamente tutte.
Ti sono rimaste praticamente tutte, e si, certo è perchè sono grandi canzoni, ma non solo.
Parlano alla parte giusta di te, quella fatta per ascoltarle
Vale anche per il requiem per dire, Verdi è un gigante non si discute, ma a te piace Mozart, e non ti importa chi lo abbia davvero composto e in quale parte.

Ecco la Leva Calcistica è perfetta per questa settimana appena trascorsa perchè, a volte, nella vita, non si deve avere paura di tirare un calcio di rigore.