venerdì 20 ottobre 2017

me too o non me too? E l'impossibilità di essere organica

Confesso che di tutta la faccenda del produttore molestatore/stupratore/porco mi ero bellamente disinteressata.
Interesse personale: 0 tendente all'infinito
La cosa mi era entrata da un orecchio ed uscita dall'altro senza incontrare nemmeno un neurone morto che intralciasse il suo tragitto.
Una sera, addirittura, un'amica molto attenta a queste tematiche ha chiesto, su facebook, ai suoi contatti donne, se avessero mai subito molestie e se avessero voglia di condividerle.
E io non ho capito nemmeno lì.
Però a me non è mai capitato e l'ho scritto.
Siccome sono sincera ho scritto di questi episodi qui (https://www.blogger.com/blogger.g?blogID=8552048451400578795#editor/target=post;postID=1679704312792476375;onPublishedMenu=allposts;onClosedMenu=allposts;postNum=158;src=postname) precisando che, ovviamente conosco il sessismo, ma vivo in modo distinto il sessismo e le molestie sessuali.
Una valanga di gente mi ha chiesto come ho fatto.
Come ho fatto a non farmi mostrare piselli mosci in angoli bui, a non farmi strusciare addosso esseri bavosi, a non ricevere proposte irricevibili e a non farmi urlare sconcerie in mezzo alla strada?
Non ho fatto nulla
Ho vissuto la mia vita.
Però.
Mi sono trovata a pensare che forse non era vero.
Mi hanno spinto a pensare che forse non era vero, qualcuna lo ha proprio insinuato.
Voglio dire se tutta questa gente è stata oggetto di molestie.
Se tutte queste donne si sono sentite umiliate.
Se il messaggio è che tutte le donne, almeno qualche volta, sono state colpite da questo stigma.
Perchè questo è il messaggio che circola.
Allora io, che sono una donna, non posso esserne esente, forse, semplicemente, non me ne sono accorta perchè sono parte del problema.
Maschilista
Sono maschilista?
O troia?
O una troia maschilista che non si sente insultata, come dovrebbe, se un collega fa un'osservazione sulla felice scelta di un abito o si accorge che, per strada, qualcuno le guarda il sedere.
Peggio, una molestatrice chè io faccio complimenti e guardo sederi se ne vale la pena.
Io non mi sono mai sentita molestata, ma forse, qualcun'altra, in situazioni analoghe, lo sarebbe stata.
Tolti i casi evidenti, dove inizia la molestia?
Qual è il discrimine?
La percezione certo, ma basta?
E pensandoci bene, alla fine, anche per il produttore vale lo stesso.
Posto che lui è di certo il mostro che descrivono e le sue vittime sono tutte vittime perchè tutte persone in posizione di svantaggio.
In generale.
Dove inizia la molestia e dove la libera scelta di usare il sesso per altri scopi, quello che a me (che sarò bigotta) viene da riassumere col termine prostituzione?
Per come la vedo io, tutta questa faccenda, non ha, o non avrebbe dovuto, porre in evidenza un solo enorme problema; ridurlo a uno, in fondo, è quello che ha scatenato tutto lo sterco su Asia Argento e company, i problemi, se vogliamo davvero parlare di molestie, sessismo eccetera, sono due.
Uno è la questione maschile: il comportamento di chi abusa e deve essere punito, stigmatizzato, ostracizzato.
L'altro è quella di evitare di fare di tutta l'erba un fascio, di essere tutte vittime, anche quando non tutte lo siamo. Di perdere di vista i fatti. Perchè i fatti, come sa ogni buon avvocato contano e se ti ostini ad ignorarli, poi alla fine fai un disastro.
Quindi, il punto non è negare che ci siano persone che si prostituiscono (col corpo, con l'intelletto, maschi o femmine), ma capire caso per caso chi è vittima e di che cosa
Anche questo aspetto, infatti è o può essere, il precipitato di una cultura maschilista: l’uso del corpo (soprattutto femminile) come merce di scambio consapevole e volontario . Non vittima, forse complice. Di certo un uso scelto liberamente
Perchè se neghi questo aspetto non solo perdi un pezzo, ma ti trovi, per condurre battaglie sacrosante, a scrivere che chi ha subito la violenza cedendo alla coercizione psicologica è vittima (e dovrebbe essere ovvio) e quella che non lo ha fatto è stupida dal momento che così ha accettato, nonostante la laurea, di finire a fare fotocopie e rinunciato alla carriera.
E io ti chiedo (e mi chiedo) dove sarebbe la differenza tra il tuo modo di ragionare e quello di chi dà della troia a chi ha ceduto

lunedì 9 ottobre 2017

Varie

1.
A scuola di Attila fanno i test di ingresso.
Non ho idea di cosa siano in concreto e non me ne interesso.
Giovedì sera però compare in cucina mentre sbatacchio pentole: sono sveglia dalle 5 del mattino ed ho visto giornate migliori.
Ha un foglio in mano e l'espressione di uno che ha accettato una sfida, ma sente che sta per perderla.
Sul foglio, c'è un specie di rompicapo, fatto di griglie con qualche numero, qualcosa che ha a che fare con le tabelline e con la loro collocazione in quegli spazi. Prima che me ne accorga, siamo chini sul tavolo, testa contro testa, a cercare di scoprire se in quella riga c'è la tabellina del 27 e se quello spazio è dedicato al 27 per 13 o no. Le indicazioni diminuiscono via via che i quadri progrediscono e le difficoltà aumentano.
L'ultima non riusciamo a completarla, ci arrabbiamo e accapigliamo.
Alzo la testa e so che il mio babbo se la ride da qualche parte.
Ora lo so che non lo faceva solo per me.
E' davvero divertente.
2.
Siamo io, l'Ila e la Franc.
Mafalda, Candy Candy e tarantola.
Mangiamo pesce, anche se il pesce, a pranzo, a Firenze, è una roba che fa tanto "signore" e mi soddisfa poco.
Stiamo incredibilmente riuscendo a mantenere la promessa di vederci almeno una volta al mese, solo noi, col tempo per dirci le sciocchezze e non solo le cose importanti.
Mi sfottono: per i capelli ancora così lunghi (dietro liceo, davanti museo), per i tacchi ed i vestiti eleganti e perchè, ancora oggi, arrivando non resisto dal buttare l'occhio alla vetrina di quella gioielleria.
Non mi tiro indietro: una non è mai uscita dall'adolescenza, l'altra sembra ancora scappata di casa, ma con lo zaino della Mandarina ed il rolex della prima comunione.
Quando siamo insieme, non c'è nulla da fare, una parte di noi ha sempre 15 anni
Ed è quella più grande.
3.
Siamo in macchina Totila ed io, l'ho preso a karate e stiamo andando a recuperare Attila, che è stato spostato al gruppo superiore, nel paese vicino (sono fortunatissima lo so).
Come ogni sera passiamo davanti al muro del minuscolo cimitero di campagna dove è sepolto mio padre.
Non ci vado da tanto.
I vivi hanno esigenze più pressanti.
Per definizione.
Tutte le volte che passo da lì lo penso.
E' una cosa sciocca, ma è la stessa che mi è successa a lungo ogni volta che arrivavo al bivio per la casa di mia nonna.
Anche da lì passo ogni sera.
E' il pensiero di un attimo, ma mentre lo elaboro, Totila si intromette.
"Mamma" mi dice "lo sai che le nuvole hanno forme? Quello è un drago e quello un cammello!"
Prima che possa fare un'osservazione qualsiasi, riprende "secondo me è il nonno. Invece che col lego, gioca con le nuvole e ci costruisce le forme più incredibili. Può darsi no? gli piaceva tanto il lego"
Ed è dolce la consapevolezza che quando passiamo da lì, non sono la sola a dedicargli un pensiero.