giovedì 19 maggio 2016

wild boys

E' quasi notte, i bambini dormono, non sei sceso in salotto, non sei salito in camera, sei fuori.
Ti vedo, quasi per caso, nella penombra tra l'ultima luce e le prime stelle, sei una massa scura sulla sdraio di corda, al di là della vetrata.
Viene da te la musica che sento, un medley tra l'imbarazzante ed il nostalgico, country e anni '80, revival direbbe la praticante nuova che, orrore e raccapriccio, è nata quando il Muro era già giù.
Revival.
Non è detto sia una cattiva idea.
Esco scalza, il cotto è freddo, ma l'aria profuma, mi rannicchio sulla sdraio vicina alla tua, faccio un bozzolo caldo del maglione, i piedi sul legno, le braccia attorno alle ginocchia .
E' così bello qua.
Imperfetto, vero, così naturale, eppure così costruito.
Lo sguardo scivola dagli olmi ad altezza sguardo verso la collina, le file scure dei filari, il manto spettrale della serra, le chiome arruffate degli olivi, il bosco.
Poi torna indietro, si abbassa e si avvicina, trova la macchia invadente del bambù che era una pianta buttata per morta accanto ad un cassonetto quando la prendemmo, impietositi, e ora ha canne con cui potresti costruire una zattera se fossi un bambino e avessi un ruscello.
Non abbiamo un ruscello.
Peccato
Ma non hai tagliato l'erba, è alta, anche qui, subito dietro il muretto che delimita la loggia, e così nella piccola scarpata ci sono le spighe della (a)vena, gli agli selvatici, i narcisi di campo, profumatissimi e solo un po' meno altezzosi di quelli blasonati.
Soprattutto ci sono i papaveri
Rossi, ovvio, ma se mi alzassi e cogliessi tre o quattro bocci potrei ancora giocare, come da piccola, ad indovinare il colore dentro lo scrigno verde: bianco, rosa o rosso?
Un gatto fa scattare la fotocellula, si accendono i faretti delle scale, è uno spreco che mi dovrebbe infastidire, ma stasera mi piace pensare che sia il giusto rimbrotto del vecchio annesso, il suo modo di schernirmi per  le volte in cui ho detto che lo avrei tirato giù io, da sola, a mani nude.
Ero solo paura.
E rabbia.
Cose andate, rimaste sotto le macerie della vecchia casa, della vecchia vita, quella che non è mai cambiata per chi non sa.
E' difficile spiegare, forse inutile, non ha senso capire se questa nuova casa vecchia sussurri ora tanta pace, perchè l'abbiamo trasformata a nostra misura o se la trasformazione sia solo il suggello dei cambiamenti.
Se bastasse davvero aprire uno sguardo sulla valle e mettere un cancello.
La ricerca delle cause e degli effetti, a volte è oziosa, ma smettere è difficile per chi vive di "perchè".
Caprioli abbaiano vicino, si avvertono dei pericoli, si cercano per la notte.
Anche io ti cerco con lo sguardo, ma non ci sei
Non so quando ti sei alzato, ma prima che mi stupisca sei già di ritorno, mi porgi un bicchierino: grappa di brunello.
Sospiro di piacere
Sorridi
Ti siedi, scegli un'altra canzone.
Wild boys?
Davvero?
Vo a letto.

martedì 3 maggio 2016

Vacanze e rientri amari

Pregustavi il racconto di questi pochi giorni trascorsi a Barcellona.
Descrivere una bella città, gli occhi incantati di Attila nella Sagrada Familia, il sorriso malandrino di Totila che ammansiva "ola" a neonati, ottuagenari e anche a un paio di peripatetiche al lavoro nei vicoli subito dietro le ramblas.
Le tapas e casa Batllò.
Il treno che collega la "cittadina fighetta" alla grande città, venti minuti di pace al posto della mezz'ora di nervi che sono la tua quotidianità e la sola vera cosa che invidi con tutto il cuore e non poca cistifellea.
Lo straniamento di fronte alla nascente, incredibile, consapevolezza che, nel posto fighetto, non c'è alcuna cognizione di programmazione urbanistica, distanza tra costruzioni, desiderio di armonizzare gli edifici tra loro, ma si fanno case, anche bellissime, alla rinfusa e spesso a meno di un metro dal muro di confine con un'altra casa, che ha finestre a meno di un metro dallo stesso muro, e i muri sono ovviamente altissimi e i sistemi "antibracaggio" degni della migliore intelligence. 
Il nazi catalano e l'italiano.

Il dolce piacere di farti mostrare una città da una persona cara che ci vive e, insieme, di permetterle di mostrare ad una persona cara il posto dove vive.
I bambini addormentati, ammassati in tre in un letto.
Le chiacchiere.
La festa di paese con la birra che costa quanto l'acqua, ed è meglio.
La leggerezza del non dovere avere filtri.
Invece no.
Siamo di nuovo tutti col cuore a Careggi.
E io non posso credere che stia succedendo, anche se so che sta succedendo e, se da ora in poi deve essere così, un po' me lo auguro.
Mia mamma piange.
Io no, ma tremo tanto da non poter trovare riposo nemmeno nel cuore della notte.
E non c'è fuoco, non c'è sole che mi scaldi