lunedì 27 ottobre 2014

Dell'olio, della terra e

Quest'anno l'olio sarà poco, dicono.

Ora da queste parti l'olio, prima che le olive arrivino al frantoio, è sempre poco.
Per definizione e scaramanzia

Nell'anno in cui le piante sono così cariche che i rami si piegano, quando la stagione è stata perfetta e la mosca non si sa nemmeno cosa sia, quando, poi, gli orci (per i fortunanti) o i fusti non basteranno, allora, cioè dopo la frangitura, comincerà la lamentela sul prezzo dell'olio che nella annate buone scende e se è basso, uno la fatica che l'ha fatta a fare, non ci riprende nemmeno i costi ed era meglio comprarlo alla coop.
Nell'anno in cui la produzione è scarsa davvero, la polemica sarà sulle previsioni sbagliate (sempre e comunque per difetto), sul prezzo che sarà alto e quindi conveniente, ma non ci sarà olio da vendere e, sempre, sul fatto che non si sa bene la fatica uno che l'ha fatta a fare, non si ammortizzano nemmeno i costi ed era meglio comprarlo alla coop.
Quella dell'olio del super (o anche del negozio di lusso, del frantoio, del vicino) è un'altra polemica sempre buona per tutte le stagioni.
Polemica che condivido: come il nostro nessuno mai, va bene anche vecchio
Non è oro, quello no, te lo insegnano da bambino: "olio nuovo e vino vecchio, pane bucato e cacio serrato..." e via e via.
Però, di polemica in polemica, il tempo passa, la terra dà i suoi frutti, la fatica porta con sè la soddisfazione e c'è sempre una sera in cui si condivide fettunta col cavolo nero, fagioli, ribollita, pappa al pomodoro, rape saltate e si comincia a pensare a quando si assaggerà e come sarà il vino nuovo.
Cattivo.
Chè secondo me il vino novello sa sempre di risciacquatura di botti.
E non c'è caldarrosta che possa nascondere questa semplice verità.
Insomma sabato si comincia, i teli sono pronti, gli attrezzi in carica, i vecchi tentennano il capo alla vista delle diavolerie moderne e io spero nel sole, nelle previsioni sbagliate e nelle solite polemiche dei contadini, senza le quali davvero, sarebbe meglio comprarlo alla coop

  


giovedì 23 ottobre 2014

Differenze tra fratelli. Attenzione post con turpiloquio

Attila ha 8 anni e non dice parolacce.
Niente, nemmeno roba di uso comune tipo culo o merda, se gli scappa un "poppe/tette" arrossisce e se deve riportare il fatto che qualcuno in sua presenza ha detto "cazzo", mi guarda da sotto in su imbarazzato e parte con "quella parola che disse Giovanni e suo padre lo picchiò" (mai capito se lo ha sconvolse di più l'espressione o il ceffone).
Certo noi ci siamo pesantemente autocensurati chè, in studio, certi giorni, potremmo degnamente competere con qualsiasi cooperativa di portuali e di certo non saremo noi a sfatare il mito che vuole i fiorentini assai creativi nell'invenzione di trivialità.
Però, ecco, al momento, Attila supera ogni più rosea aspettativa.
Totila le dice per tutti.
Anche per la gatta.
E' capace di tirare fuori roba che mi lascia a bocca aperta, e non importa che ne ignori completamente il senso (almeno spero) ne dice di tutte e con un certo qual gusto.
Ho indagato approfonditamente: mio padre ed i miei zii negano, a mio suocero non ho mai sentito dire niente di men che educato, maestre ed istruttori li escluderei, di noi ho già detto.
Allora?
Dice che è dovuto all'influenza reciproca dei bambini tra loro.
Sarà.
Ma, allora... con chi va all'asilo?

martedì 21 ottobre 2014

Di dubbi e partenze

Ho un cognato.
Ce l'ho perchè mio marito ha un fratello.
Mio cognato quindi, è stato per me parte di un pacchetto già completo.
La parte migliore magari, ma insomma, avesse anche fatto schifo, avrei dovuto farci i conti.
Mio cognato ha una compagna.
Nemmeno sulla sua scelta avrei potuto avere voce in capitolo, ovviamente, ma siccome lei è venuta dopo di me, è lei quella che ha dovuto fare i conti con una presenza, la mia, che poteva essere una vera e propria jattura.
Invece ci piacciamo un sacco.
Forse perchè un po' ci assomigliamo, forse perchè non ci diamo fastidio a vicenda, forse perchè abbiamo già abbastanza da fare ognuna per i casi suoi, forse perchè lo nasconde bene, ma è caustica, forse perché lei fa tanto la mamma italica ma poi manda il figlio all'avventura e io ce li mando senza nemmeno fare tanto mamma italica, soprattutto, penso, perchè entrambe troviamo normale "dimenticarci" le nostre paure quando c'è da affrontare quelle di chi amiamo.
Poi paghiamo il conto
Ieri mia cognata mi ha chiamato: è appena tornata dalla città in cui studia suo figlio e dove lo aveva raggiunto per aiutarlo con un piccolo grande trasloco.
Comincia a preparare il suo e mentre accantonava cose per me, per noi, nel silenzio di una casa ormai quasi disabitata, alla fine di una giornata pesante, si è accorta che gli scatoloni non erano affatto vuoti: dentro c'erano tutti i suoi dubbi.
Tanti
Smontare una vita non deve essere facile.
E non è solo trasferirsi lontani dagli affetti
Quella è una cosa che si può fare: l'hanno fatto i miei nonni, lo ha fatto mio cognato, lo ha fatto mia cugina ed in un certo senso, lo facciamo un po' tutti prima o poi chè, in fondo, non sono i chilometri quelli che contano davvero.
E' l'essere diventati grandi.
Il difficile, quello che l'atterrisce è lasciare una città che la ospita da trent'anni,  dove ha una sua rete e una professionalità apprezzata che le ha dato di che mantenere egregiamente se stessa e suo figlio.
E' farlo per seguire uno, non un sogno, un'ambizione, un desiderio, uno.
La paura "dell'appendice" lei l'ha risolta alla radice: il visto da "compagna" non lo ha voluto, parte con la possibilità di lavorare.
Parte anche senza un piano di lavoro, però, solo qualche progetto nebuloso che comunque le viene da questa parte dell'oceano.
"Che faccio?" Mi ha chiesto dopo una ventina di minuti di monologo pieno di parole che avrei potuto benissimo  pronunciare io a parti invertite.
"che fai? l'asciugatrice imballamela bene chè a Roma siete tutti cialtroni e a M fagli prendere una casa vera, di quelle col basament, le pareti di legno, il giardino e i suvvettoni sul vialetto, chè quel coso ultramoderno che ha ora assomiglia tanto a quello che aveva a NY: vetri bloccati, spazi discutibili e mappa delle pareti da consultare prima di appendere anche solo un poster, fa il moderno, ma poi si sente in gabbia....Ah e cercate anche una camera in più: vi mando gli Unni col cartello al collo per Natale"
Che dovevo dirle?
Tra un po' è un anno che zompa di qua e di là dall'oceano, in bilico, come un po' tutte, tra le mille mila esigenze della vita: il compagno, il lavoro, gli amici, suo figlio, il piacere di stare con sua madre e suo fratello e di sollevare un po', con quel piacere, sua sorella dalla preoccupazione quotidiana per loro e le loro esigenze.
Tutte cose belle, tutte cose giuste, tutte cose che ne fanno la persona che è.
Chissà se anche lei a volte sogna un calafuria su un mare calmo e caldo, senza nessuno intorno.
Io si.
Ancora, a distanza di anni da qui
http://www.croccworld.it/ciacco/2010/11/16/a-volte/


giovedì 16 ottobre 2014

Autunno

Ci ha messo un po', ma l'autunno è arrivato.
Ha portato i gialli e qualche tono di marrone.
Per i rossi si sta organizzando.
Intanto, come sempre, ha mandato avanti la vite americana affinchè faccia da sfacciato araldo e convinca lei, con il suo esempio, le viti dei filari a rassegnarsi: la vendemmia è passata, il mosto ribolle, l'estate è finita, ed è giusto che i  pampani prima di cadere concedano il loro splendido spettacolo.
Le rose non ne voglion sapere, le inglesi soprattutto, con loro sarà dura, è piovuto così tanto e la temperatura è ancora così mite che sono convinte sia settembre, invocano hemerocallis e topinambur a conferma e continuano a mettere su nuovi bocci. Le più antiche però, hanno capito e stanno già preparando le bacche, altro giallo ed altro rosso, tra un po'.
Gli olivi se ne fregano, il massimo che concedono è l'argento per i giorni grigi di pioggia, è sempre così, fingono, ma tra le foglie strette e dure spunta il nero dei frutti maturi.
Anche il caco, pian piano, lascia che il verde intenso dei pomi cominci a cambiare, ne è segretamente felice perchè sa che sarà splendido a metamorfosi avvenuta, quando sui suoi rami spogli spiccheranno, soli, i globi arancioni.
Solo le zucche gialle sono impazienti, spuntano da sotto le foglie, tronfie, cercando di attirare l'attenzione.
Gli scoiattoli stanno facendo scorta, saltellano fino alla quercia dietro casa con le loro codone e si fermano, per ricambiare un po' curiosi un po' scocciati lo sguardo di stupefatta ammirazione di questi strani bipedi.
Anche i caprioli, si sono fatti sfacciati e non è raro vederseli comparire davanti tornando a casa. 
Sono così belli che mi scordo il danno che fanno, ma non sono la mia passione, quella è tutta per gli istrici, vederli, alla luce dei fari, sollevare gli aculei bianchi e neri, è una vera e propria magia.
E' dolce questa terra.
E bella

martedì 14 ottobre 2014

Oggi sono 8, ma presto saranno 20!

Di oggi, o meglio dell'oggi di otto anni fa, ha molti ricordi, come è giusto.
Ricordo mia mamma truccata per la prima e ultima volta in vita sua, e tua mamma impettita e orgogliosa.
Ricordo mia nonna sul nostro divano, il suo vestito a fiori "da nonna a un matrimonio", la gola esposta mentre ride gorgheggiando perchè Attila usa, come sempre, il suo mento come anello da dentizione.
Ricordo mio padre commosso mentre mi sussurra che aveva quasi rinunciato all'idea di vedere nascere suo nipote, accompagnarmi all'altare era qualcosa che non osava più sperare, e sento la mia voce, bassa ma ferma che gli ricorda che io, al mio matrimonio, non voglio piagnistei: c'è un tempo per piangere e uno per ridere. Ma poi me lo abbraccio stretto.
Ricordo laNina, la sua faccia sofferente mentre si sperava inosservata, aperta in un sorriso nell'attimo esatto in cui ha intercettato me e la mia occhiata inopportuna, e la nostra affettuosa discussione su chi delle due avesse fatto o ricevuto il vero e solo regalo di quella giornata. Se servisse lo ripeto anche qui: lei a me. Ma è un'ovvietà.
Ricordo tuo padre ingessato e felice. Ed il battibecco tra te e tuo fratello in chiesa, davanti al fonte battesimale, col prete che ridacchia, su chi dei due mi stesse pestando la gonna e rischiasse di lasciarmi in mutande (contenitive per altro) nel bel mezzo della navata.
Ricordo l'aria sorniona dell'uomo ironia mentre ti passa le fedi e ripensa alla scena di mezz'ora prima: ricerca affannosa, cellulare lanciato contro il muro e ritrovamento miracoloso della fatidica scatolina esattamente là dove l'avevi riposta.
Ricordo Attila che cerca di staccare almeno un po' di pietre dure dall'altare della Madonna cui, tua madre, senza dire niente a nessuno, aveva ottenuto lo dedicassero (sforzo inutile. Diciamolo).
Ricordo gli amici, le battute e gli sfottò, le risate, le danze, le foto e anche, perchè se no non sarei io, la piccola pasticceria e il risotto, il brunello e la vernaccia.
Ricordo le prozie della Romagnia che commentano le mie scarpe di Dior, stampa pied de poule, ed il vestito col decollete ribaltabile e ribaltato, studiato apposta perchè potessi allattare comodamente.
Ricordo le facce degli "uccellatori" (o preferisci "braconi"?) raccolti sotto i portici ad aspettare la sposa per commentare, come da tradizione: espressioni sorprese e pure un filino attonite.
E ricordo l'attimo di panico che ha colto mia zia e la cugina n. 3, frignanti, quando ho rallentanto alla loro altezza, lungo la navata, convinte, seppure per un nanosecondo che io, davvero, avrei potuto attuare la mia minaccia e maltrattarle lì, davanti a tutti.
Ricordo, come se fosse ora, la mia serenità, data dalla ferma convinzione che quel momento era solo una tappa nel nostro percorso, cominciato dodici anni prima, e non aggiungeva o toglieva nulla, ma serviva solo per dire "eccoci, siamo qui" e festeggiare la vita, la famiglia, gli amici ed anche, un po', i braconi là fuori.
Ricordo tante cose e, forse, le ricorderò sempre, ma ho in testa un solo sguardo, il tuo, ed anche quello in un solo momento: l'organista attacca con la marcia nuziale, quella standard, che non volevi, e che infatti abbiamo sostituito con la "nostra" per l'uscita, do il braccio a mio padre mentre stringo il mio stupendo e irrequieto mazzolino, ed entriamo.
Tu ti volti e ci vedi.
Poi ci guardi.
E ti commuovi.
T'ho beccato.

lunedì 13 ottobre 2014

Paura

La paura è una brutta emozione: ti soffoca e ti impedisce di vivere.
La paura è un'emozione bella: ti mette sull'avviso e ti salva la vita.
Le affermazioni sono vere entrambe, sebbene non contemporaneamente, ma questo è evidente.
Quello che cambia, che ne cambia la valenza, è il contesto.
Già il contesto.
Io lo odio il contesto a volte.
E si che mi danno della relativista

giovedì 9 ottobre 2014

Di sentinelle (in varie posizioni) e matrimoni

Non condivido la protesta delle sentinelle in piedi, anzi, devo dire che mi sembra sbagliata nel merito ed anche nei tempi visto che, purtroppo, non mi sembra che al loro concezione tradizionale del matrimonio sia davvero minacciata da alcunchè.
Non condivido nemmeno però tutto questo urlare e stracciarsi le vesti per chi ha deciso di manifestare il suo pensiero standosene in piedi nel bel mezzo della via con un libro in mano.
Come è noto ho un problema con il politically correct e con tutto ciò che presupponga l'astenersi dal dare giudizi o la limitazione alla libertà di pensiero e di espressione.
Insomma: se la gente non è libera di fare o dire scemenze, io come faccio a decidere chi, per me, è scemo e chi no? E se non posso deciderlo, quella stessa gente come fa a capire quanto sono scema io?
La storia è lunga, ma secondo me dare giudizi è connaturato alla natura umana e non è quello il problema.
Il problema sono i giudizi che si danno, caso mai.
E io li do.
A bizzeffe.
Nello specifico delle sentinelle, degli omosessuali e del matrimonio il mio giudizio è semplice e banale: tutti dovrebbero essere liberi di sposarsi.
Non di sottoscrivere PACS o altri acronimi vari.
Sposarsi.
Punto e basta.
Poi, siccome appunto io ed il politically correct non ci frequentiamo (e mi sta anche un po' antipatico) aggiungo che, secondo me, non dovrebbero essere riconosciuti a nessuno diritti fuori dal matrimonio.
Ovviamente il matrimono stesso, come istituto, andrebbe rivisto, consentendo una maggiore libertà di regolamentazione (o solo una maggiore informazione sulle possibilità che già ci sono e nessuno usa) ed intervenendo sulla fase patologica abrogando la separazione.
Però insomma, al netto delle difficoltà pratiche attuali per le coppie che non possono contrarre un vincolo, perchè omosessuali o perchè uno dei due non ha ancora recuperato lo stato libero, ritengo che chi sceglie di non formalizzare il suo rapporto, non debba vedere automaticamente discendere diritti ed obblighi da quella che è, ed è giusto sia, una scelta privata.
Se si sceglie la libertà, l'assenza di vincoli, si deve restare liberi.
Non come accade adesso, in Italia, per cui si è davvero liberi di mantenere un rapporto nella sfera privata solo se questo non può uscirne, cioè solo se si ama una persona del nostro stesso sesso.
Se si è una coppia eterosessuale, una serie (più o meno limitata) di diritti ed obblighi conseguiranno per il solo fatto che si è una coppia.
E chi non li voleva?
Si rassegni.
Sono consapevole che la mia idea va in assoluta controtendenza ed è più minoritaria di quella delle sentinelle.
Ma è la mia ed io sono per la libertà e non per le prese in giro

lunedì 6 ottobre 2014

Tumore

Sembra che mio zio abbia un tumore.
Lo zio del mio cuore, quello che ha già passato il calvario di sua moglie, mia zia, morta a poco più di quarant'anni, dopo un trapianto di fegato e anni di cure.
Quello che ha tirato su un bimbo la cui mamma è praticamente sempre stata malata e poi non c'è stata più, ed un'adolescente che si è vista sottrarre sul più bello la nemica contro cui combatteva per diventare donna.
Loro sono la mia famiglia.
Non parenti a cui sono particolarmente legata, non un pezzo importante di un insieme vasto e variegato come, pure, in effetti siamo
La mia famiglia.
Non mi interessa distinguere o fare una classifica negli affetti.
Mio zio è il Natale e le occasioni importanti.
E' i funghi, i pesci, i fiori di campo, e tutte quelle piccole e grandi cose che non si scorda mai di lasciare apposta per me, quando se le procura nella sue scorribande.
E' la salsa di pomodoro e la vendemmia.
E' le rose del mio giardino
E' l'ironia, i silenzi che parlano, le discussioni e le prese in giro.
Un babbo presente, un nonno dolcissimo  e uno che si incazzerebbe come una spia se leggesse questa roba che sembra già un epitaffio.
E nemmeno la colonscopia di sabato gli ha fatto troppo piacere.
In fondo è già corso due volte quando lo screening regionale per il cancro all'intestino lo dava positivo.
Ed erano solo polipi.
Facciamo che anche a questo giro, i marcatori tumorali stanno solo facendo gli zuzzerelloni?
Per favore

mercoledì 1 ottobre 2014

ma prendersi una camera, vi pare tanto brutto?

Premessa necessaria: ai miei tempi in giro c'era Cicci, il mostro di Scandicci.
Cicci ci faceva molta paura perchè ecco, non ci andava tanto per il sottile, era preciso nei suoi interventi è vero, ma insomma se lo incontravi poi, non lo raccontavi.
Cicci causò molte tragedie, fu l'involontario responsabile di un enorme cambiamento nell'approccio delle famiglie al sesso tra ragazzi e l'altrettanto involontario protagonista di una serie infinita di battute e battutacce dettate dalla fifa e dallo spirito caustico che qui non è mai mancato.
Ci segnò un po' tutti.
Me per prima
Detto questo, leggo la cronaca locale per fare passare l'attesa e, nel mezzo a tutte le polemiche sulla devastazione di Santa Maria Novella operata dagli studenti in Erasmus la scorsa settimana, scopro anche che, domenica notte, due giovani, si dice statunitensi, sono stati scoperti a fare sesso in piazza della Signoria.
E' magari, un'inezia ma mi colpisce perchè era già successo qualche tempo fa in piazza Ognissanti: sempre due americani (non gli stessi) avevano fatto accorrere gente, preoccupata, per le urla. I buonisamaritani temevano un'aggressione e si sono trovati davanti a roba consensuale (per fortuna).
Sono le notizie un po' prurigginose che escono ogni tanto, ma riguardano sempre persone di quella nazionalità
I due avvinghiati per terra, tra i motorini, davanti a tutti,  in piazza Santa Croce che fecero il giro del web, per dire, venivano anche loro da lì.
Poi ci sono tutti i casi in cui una studentessa/turista denuncia uno stupro nei bagni di questo o quel locale (nei bagni? cioè nello stato in cui sono? mah!) e poi finisce indagata per calunnia chè dalle riprese delle telecamere di sicurezza la si vede entrare e uscire pomiciando, mano nella mano, con il tipo che la mattina dopo accusa.
E io me lo domando, ma prendersi una camera pare così tanto brutto?
Ho capito che venite dalla land of freedom, ma insomma su