mercoledì 2 luglio 2014

Clienti 2. Della par condicio e del difficile rapporto con certi colleghi

Mi esce il fumo dalle orecchie e dalle narici.
Mi astengo dal martellare con gli zoccoli il pavimento perchè non sono un toro e, soprattutto, perchè ho le scarpe nuove, col tacco a spillo.
Stupende.
Ma va be'.
Il fatto è questo: nel lontano 2011 ho fatto un ricorso al Tribunale per i minorenni, all'epoca competente, perchè fosse regolato lo sciolgimento di una famiglia di fatto con riguardo ai diritti del figlio minore.
In sostanza ho chiesto che il Tribunale stabilisse modalità di affidamento, collocazione (sempre la storia del pacchetto sullo scaffale), esercizio del diritto di visita del genitore non collocatario e misura del mantenimento da porsi al suo carico.
Prima di depositare il ricorso, su richiesta della cliente, ho parlato con il futuro "genitore non collocatario" ed ho persino resistito alla tentazione di straccargli il capo con un morso.
Resistito solo per il tappeto, sia chiaro.
E per rispetto della poveretta che, prima di me, aveva fatto con loro un percorso di mediazione familiare; finendo alla neuro per lo sforzo, immagino.
All'udienza si costituì una collega, autoproclamatasi esperta della materia, ed appartenente alla categoria zucchero, miele & derivati.
Grondando melassa da ogni poro sostenne che il Tribunale avrebbe dovuto evitare che il suo cliente divenisse un "mero pagatore", consentendogli di provvedere al mantenimento esclusivamente in "via diretta" (senza assegno) e collocando il figlio tre giorni qui e tre giorni lì (dove i tre qui ed i tre lì dovevano pure intendersi a rotazione onde consentire almeno due fine settimana al mese per genitore).
 Cercando di resistere al coma diabetico incombente ed a bocca chiusissima per non correre il rischio di dire ciò che pensavo del soggetto in questione, sibilai che, forse, più che agli interessi dei genitori si dovevava guardare a quelli del figlio (sono una strega lo so, ci godo).
Esaurita la pantomima sul "trovate un accordo per il bene di tutti e perchè il tribunale deciderà, a tempo e comodo, nel duemilamai" ci sedemmo ad aspettare.
Nelle more, colui che ricusava il ruolo di mero pagatore, ha versato 0.
La cliente (bellina lei) si è sempre rifiutata - per il bene del figlio (?) - di fare querela
Io ho fatto diversi viaggi: virtuali, reali e mentali (ahem), in cerca di questo fascicolo che pensavo usato per incartare il pesce, finchè, 3 settimane fa, miracolosamente, è cambiato il giudice.
Ci ho parlato, mi ha garantito che il collegio avrebbe provveduto, non gli ho creduto, mi ha smentito.
Il provvedimento è standard, niente di che, quello che ci si poteva aspettare, e infatti non sono arrabbiata (viva gli eufemismi) per questo.
Lo sono perchè zucchero, miele & Co. mi ha scritto che il suo cliente vuole fare reclamo alla corte d'appello; come è logico, infatti, la condanna alla corresponsione dell'assegno di mantenimento decorre dalla domanda e non dalla decisione e, siccome lui non lo trova giusto, impugnerà.
A meno che la mia non rinunci.
Ma di sicuro, guarda!
Anzi, trattandosi di sentimenti e, notoriamente, essendo opportuno crescere i figlioli con tanto amore e solo con tanto amore, glielo consiglierò senz'altro.
Dunque: "atto di precetto.La signora....

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