mercoledì 28 gennaio 2015

Travasi di bile multipli (ecco perchè non devo fare buoni propositi)

Non sono fatta per i buoni propositi.
I buoni propositi sono quella cosa che la gente fa, ad inizio anno, a settembre, per l'onomastico/il compleanno/l'anniversario, ben sapendo che non li manterrà mai.
Il sostituto, adulto e laico, dell'atto di dolore recitato da bambino all'ombra del confessionale.
La speranza che qualcosa accada travestita da impegno solenne.
Eppure quest'anno ci sono cascata.
Sono così stufa di vedere gente che si lamenta tragediando, che asserisce perentoria che non c'è più alcuna speranza, che "gli è tutto sbagliato gli è tutto da rifare", che è vittima dell'effetto Dunning - Kruger e se ne vanta pure, che è fieramente grillina, o da un paio di giorni tsiprassiana (pronto? siete sicuri? sicuri sicuri?) e quindi schifa tutti e tutto a prescindere, che insomma, chiagne e fotte.
Sono così stufa di sentire gente che, mentre si autoaccusa anche di circostanze che non le sono imputabili, si autoassolve dall'obbligo di muovere il culo, di sentirmi dire che non c'è niente per cui valga la pena provarci che gli unici saggi sono quelli che se ne vanno o se ne sono andati, perchè loro hanno saputo mettere a frutto ciò che hanno imparato (ma non facevano schifo la scuola e l'università, per dire?), che mi ero ripromessa che io no.
Eh  bellina io.
A volte mi faccio tenerezza da sola.
Io no, io quest'anno mi sarei sforzata di guardare ciò che funziona, ciò che è bello, i piccoli passi nella giusta direzione, quello che c'è, perchè c'è.
Poi al solito, è sera, salgo in macchina per andare a prendere Attila al corso di karate, accendo la radio sulL'abituale programma di economia e mi ritrovo di nuovo nella polemica della sospensione feriale dei termini e della questione giustizia civile.
Ora, io l'ho capito che tutti strumentalizzano tutto, che non è facile entrare in materie più o meno tecniche se si fa un altro lavoro, però.
Però se di mestiere fai il giornalista ed una polemica dura da mesi, due informazioni vuoi prenderle o no?
No, perchè a prenderle magari, certe affermazioni, certe prese di posizione, ti vengono meglio sai?
Facciamo chiarezza va bene?
La sospensione feriale dei termini NON è prevista a tutela delle ferie dei magistrati ma degli operatori del diritto i quali - coglioni - se non sospendi i termini per legge, hanno termini che scadono 365 giorni l'anno e non possono mai tirare il fiato.
Si può dire che sia roba ottocentesca, che gli studi professionali debbano organizzarsi in forme associate, societarie, che le procure non debbano più essere rilasciate in forza di un vincolo fiduciario al singolo professionista o, anche più prosaicamente, ammettere che, non essendo più nell'800, se mi scade un reclamo, un cautelare, un ricorso in materia di lavoro o qualsiasi altro atto o procedimento per cui la sospensione non c'è, lavoro lo stesso anche ora, ma non si può dire che sia posto a tutela dei magistrati perchè non è vero.
Il fatto che non sia vero porta al vero punto nodale, a ciò che di questa polemica c'è davvero di schifoso e turpe, perchè i magistrati (e si badi non gli avvocati) che si stracciano le vesti perchè la sospensione è stata ridotta di 15 giorni, non ignorano affatto questa circostanza.
I magistrati, pur con tutele particolari ed ulteriori, sono pubblici dipendenti e, come tali, hanno le stesse tutele previste per tutto il settore del pubblico impiego.
Ne consegue che nessun magistrato, tranne quello che lo richieda per sue esigenze particolari, gode mai del riposo feriale dal 1 al 31 agosto ma ciascuno modula le sue vacanze quando e come crede, in accordo al più con i colleghi.
I magistrati vanno in settimana bianca, si godono la primavera agrigentina con i mandorli in fiore, vanno al mare a giugno - luglio se preferiscono il centro Italia o a settembre - ottobre se vanno in Sicilia, viaggiano tutto l'anno chè magari piace loro l'estate australe o l'inverno polare, adorano Londra ad aprile e La Paz a novembre, insomma fanno un po' come pare loro.
Ci siamo?
Oh. Quindi per capirsi, come in ogni ente pubblico italiano, ce ne sono che fanno letteralmente a cazzotti per lavorare d'agosto visto che, si sa, d'agosto si fanno solo le urgenze.
Non è finita qui.
I magistrati hanno l'obbligo di tenere un certo numero di udienze e siedono a questo scopo, in genere, alcuni giorni prefissati del mese.
Il magistrato non è tenuto a svolgere la sua attività professionale in sede se non per le udienze.
Un magistrato ligio, come ce ne sono moltissimi, lavora da casa/dal bar/dalla terrazza dello stabilimento balneare/dal rifugio alpino e produce sentenze, ordinanze, decreti, soprattutto studia le cause ed arriva in udienza preparato in modo da fare domande pertinenti, governare il processo e decidere in tempi apprezzabili e commisurati alla difficoltà della questione.
Uno che non lo è prende un giorno di ferie, quello in cui doveva tenere udienza, e se ne sta in panciolle per sette.
I soli controlli, inseriti da pochi anni, sono quelli statistici, ma quelli sono un capitolo a parte, e se non mi passa il travaso di bile ne riparleremo.
Sono quelli davanti ai quali un primo grado dura sei, sette anni e dopo cinque ti guardano con l'occhio da triglia e ti fanno "questa qual è?" e si riservano (anche per mesi) di decidere persino sulle istanze congiunte.
Sono quelli che pretendono di dire che la lunghezza  dei processi è un vantaggio per gli avvocati come se fossimo all'epoca del buon Renzo ed il paese fosse popolato di persone ignoranti, un filino dure di comprendonio e soprattutto colme di una smisurata e malriposta fiducia nel prossimo, gente a cui puoi dire che gli asini volano e fare pure pagare il biglietto quando (non se) alzano lo sguardo al cielo.
Ecco, volevo dire, non è così.
Un giudizio che dura sette anni non mi rende sette volte tanto di più di uno che ne dura uno, di solito mi rende molto meno e costa molto, a tutti, a me (in termini economici, perchè lavoro di più per lo stesso compenso o per poco più, di fatica e di spesa per gli antispastici), al mio cliente (in termini economici secondo vari parametri come la perdita di chance, di capacità produttiva, di certezza nelle relazioni o anche solo di qualità della vita) ed alla società nel suo complesso.
L'unico che non ne riceve danno è il magistrato che non vede nemmeno compromessi i suoi scatti retributivi e di carriera.
Ora, io lo so che abbiamo avuto vent'anni di Berlusconi e i magistrati, nel loro complesso, sono assurti allo stato di eroi per eccellenza.
Però ecco, mettiamola così, noi siamo un paese popolato di individualisti.

Non categorizzerei troppo.
E ciao, buoni propositi, ciao
PS quanto alla carenza di organico amministrativo non risolta, ma se possibile aggravata in alcuni casi  dalla chiusura delle sedi marginali, ci sarebbe da scrivere un trattato, ma semplificando al massimo, la questione è solo una: un dipendente deve prestare il suo servizio là dove serve e non là dove vuole. E' l'ora di smetterla di consentire ai singoli di chiedere ed ottenere destinazioni "comode" lasciando sguarniti gli uffici già in sofferenza e dove è maggiore il carico di lavoro (tanto il 27 lo stipendio è lo stesso).




2 commenti:

  1. non sono una da buoni propositi.
    non più
    lo sono stata ma adesso ho mollato le redini delle convenzioni e mi sono data alla macchia, preferendo uno stile più casuale e fatalista.
    certo, mi impegno in piccoli progetti, ma ho azzerato le aspettative, e ti dirò che penso sia stata la mia idea più azzeccata.

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  2. Ma allora c'è vita su Marte!
    Sono contenta di scoprirti Patalice.
    Niente aspettative per me, non aspettarsi niente ti fa vivere felice, ti mette al centro del tuo mondo ed elimina un bel po' di "scuse" che fanno più male che bene.
    Infatti non è che mi aspettassi qualcosa, aveva preso un impegno con me stessa, ma ha fatto la fine di tutti i buoni propositi
    Mi ci dovrò rassegnare

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