giovedì 8 gennaio 2015

#Siamo tutti Charlie Hebdo?

Si come no.
Vi piacerebbe, ecco, forse.
A parole.
Però le palle (e scusate il francesismo che oggi ci sta tutto) per alzarvi in piedi e dire ciò che pensate, magari in modo meno urticante o sfacciato, chè quello bisogna saperlo fare, non ce lo avete praticamente mai, siamo sinceri.
Quindi no, oggi, no oggi vi ascolto e, come troppo spesso mi succede, stupisco: ma come voi siete quelli del politicamente corretto, delle circonlocuzioni elaborate che richiedono mezz'ora per esprimere un concetto semplice per cui l'italiano ha, sempre, un termine specifico, dei distinguo e dei sofismi, dell'ossessiva epurazione di ogni  riferimento a ciò che possa, sia mai, solleticare qualche (iper)sensibilità, dei "maanche" e, ora, siete tutti li ad inneggiare alla libertà di espressione di chi non si esprimerà più.
A dirvi tutti Charlie Hebdo.
Ma per favore!
  Charlie Hebdo era questo.
Per dire.
Siamo lontanucci ecco.
Dopo di che.
Per me la libertà di espressione è un valore non negoziabile, come si suol dire, mi serve come l'aria perchè mi aiuta a capire chi ho intorno e me stessa, a migliorare, se ci riesco.
Se davvero interessa anche a a voi, allora c'è un sistema ed uno solo per non rinunciarci, usarla.
Presente?
Anche a cazzo, fa niente.
Meglio, molto meglio, rischiare di morire  per un colpo di Kalashnikov che non avere mai avuto il coraggio di esprimere le proprie opinioni («Non ho paura delle rappresaglie. Non ho figli, non ho una moglie, non ho un'auto, non ho debiti. Forse potrà suonare un po' pomposo, ma preferisco morire in piedi che vivere in ginocchio» Charb – Stéphane Charbonnier – direttore di Charlie Hebdo)
Senza contare, passatemela, che per quanto possano essere stravaganti, odiose, bislacche o stupide, difficilmente saranno una novità assoluta.
Se poi, prima di esprimervi, riusciste anche a farvi un'idea un minimo circostanziata e fondata su una qualche fonte di approfondimento ecco, sarebbe l'apoteosi.
Chè perdonate certe cose sull'Islam come male assoluto che combatte il riso non è che non si possano sentire per carità, è che poi mi sembrate tutti Jorge da Burgos o meglio, l'attore che faceva Jorge de Burgos nel film.
E io se proprio dovessi apparire a qualcuno come uno dei monaci del Nome della Rosa preferirei Sean Connery. Ma mille miliardi di volte eh. Pure col kilt  
PS aggiungo un link perchè sia chiaro cosa intendo quando dico che no, non siamo tutti Charlie Hebdo ed, ancora perchè sia chiaro, non è necessario pensarla come Charlie Hebdo per essere Charlie Hebdo, basta non censurarlo o non baloccarsi con l'autocensuara censurandolo
http://www.ilpost.it/2015/01/08/pubblicare-vignette-charlie-hebdo/
Il resto è proclamare principi che non ci preoccupiamo di attuare quando possono farci stringere le natiche.

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