mercoledì 25 giugno 2014

Non organica

Il fatto che io abbia, tra l'altro, un problema con gli eroi non è un caso.
C'è una ragione.
Insomma, c'è almeno una ragione.
E la ragione è che non sono capace di essere organica pressochè a niente.
Con questo non intendo dire che non mi va bene nulla o che faccio solo quello che voglio.
Non sono una disadattata, un'asociale, una prepotente e nemmeno una (troppo) maleducata.
Mi adatto, comprendo, dispenso indulgenza, esprimo il dissenso con pacatezza e leggerezza e all'occorrenza, mi annoio senza dare nell'occhio.
Il mio non essere organica viene da lontano.
Da scelte vecchie decenni, mai rimpiante, ma portatrici, come tutto del resto, di effetti positivi ed effetti negativi.
Nessuna di queste scelte è una scelta epocale, uno spartiacque, tutte sono l'effetto di piccoli passi che mi hanno portato ad essere quello che sono, dove sono e ad esprimerlo in questo modo.
E' una condizione che mi piace, non la subisco: essere dentro e fuori, vicina e lontana, da certe mentalità, da certi rapporti, da certi "linguaggi" mi consente di sentirmi libera, superiore a niente, ma neanche strettamente vincolata a nessuna comunità ed a nessun rito, tifo, punto di vista necessariamente ortodosso.
Un po' la pago.
E quando capita, un po' mi pesa.
Oggi per esempio. 

2 commenti:

  1. Hai scelto una parola molto bella, precisa, a cui non avevo mai pensato.
    Io sono sempre stata una persona molto organica, ed ero felice di esserlo, poi è entrato nella mia vita un personaggio incredibilmente non organico e il mio baricentro si è decisamente spostato!
    Vorrei assomigliarti per un giorno, forse riuscirei a capire davvero cosa significa stare "dentro e fuori" e come ci si sente nei giorni facili e in quelli in cui pesa.
    Quello che vedo in mio figlio è l'impossibilità di stare dentro certi paletti, e non gli posso dare torto, insieme al grande coraggio di restare fermo nella difesa della sua libertà di pensiero. Credo sia un modo molto saggio di vivere quello che descrivi, a tratti duro ma saggio.

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  2. Non so se sia un modo saggio di vivere, se sia egoismo, individualismo o cosa.
    Non è mai facile dare un peso, il giusto peso, a ciò che si è.
    Non saprei fare diversamente, tutto qua.
    Forse dipende dal fatto che, da piccola, mi ripetevano come un mantra "chi pensa col cervello degli altri può vendere il suo".
    Forse sta nel mio essere una ragazza di campagna, nata e cresciuta in un paese ai margini di una piccola città, ma una piccola città piena zeppa di molta e varia umanità dove bisogna impegnarsi non poco per credere che il mondo sia limitato a pochi chilometri quadrati ed a tre o quattro abitudini consolidate.
    C'è chi ci riesce, comunque.
    Detto questo forse, per la questione dei paletti e della libertà, a tuo figlio servirebbe una lettura di un libro che amo molto e che per me è una specie di breviario: le memorie di Adriano.
    Nel libro, dopo poche pagine , l'autrice fa dire all'imperatore: "la conquista nella quale ho impegnato tutto me stesso (…) è stata quella della libertà di assentire. Io volevo lo stato in cui ero. Durante gli anni in cui dipesi dagli altri, la mia sottomissione perdeva il suo contenuto amaro, e persino indegno, se mi adattavo a considerarlo un esercizio utile. Ciò che avevo, ero stato io a sceglierlo, costringendomi soltanto a possederlo totalmente e ad assaporarlo il più possibile. (…) E in questo modo, con un misto di riserva e di audacia, di sottomissione e di rivolta ben concertate, di esigenze estreme e di concessioni prudenti, ho finito per accettare me stesso”
    Non male eh?
    Spesso si pensa che per essere "liberi" sia necessario essere dei "ribelli" ma non è affatto vero

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