venerdì 20 giugno 2014

Di topi e ascensori

Interno giorno, palazzo di giustizia.
Due splendide signore chiacchierano fitto fitto davanti alle porte di un ascensore.
Le porte si aprono, le due entrano, rivolgono un "buongiorno" rapidissimo al giovane in giacca e cravatta che, saggiamente, si è rintanato sul fondo dell'abitacolo e continuano la loro conversazione.
Maleducatissime.
Discorrono di cose più che fondamentali, imprescindibili, tipo il nuovo taglio di capelli del giudice Tizia (alla Valentina di Crepax senza la Valentina di Crepax), l'imminenza del matrimonio del secolo (ahem), pagelle (wow) e mariti (blee).
All'avvicinarsi dell'ottavo piano una, memore di tempi lontani, afferma di avere deciso che non può perdersi la mostra di Pollok per cui, se non si organizza diversamente, una delle prossime mattine approfitterà di un impegno al TAR per fare una mezza forca e infilare in Palazzo Vecchio.
Dal fondo si leva, timida, una voce:  "io ci sono stato"
"oh! (E chi se lo ricordava questo?) davvero? com'è?"
Lui "Non ci sono tante opere"
Loro: "si, ma... ne vale la pena?"
Lui "eh mah non saprei. Per me si. Io NON ero mai stato in Palazzo Vecchio per cui....ho passato la maggior parte del tempo a guardare le sale. Sono bellissime"
Si aprono le porte, sorride, dice "buongiorno" e scende.
Loro si guardano e una esala: "un topo, va bene? la prossima volta che dobbiamo andare all'undicesimo e nel frattempo ci diciamo i fatti nostri, io in fondo all'ascensore ci voglio un topo. Grosso".

3 commenti:

  1. O un topo tipo Firmino.
    PS: il filmaccio è "the family man"... terribile, ma quella frase mi è rimasta in testa, mai che mi rimanga impressa qualche citazione colta.

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    Risposte
    1. Tsoro mio, secondo me tu non sei così "nordica" come il tuo indirizzo farebbe supporre!
      Questa è la verità

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    2. Non l'ho capita... ma non importa, faccio finta sia qualcosa di positivo.

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