mercoledì 17 giugno 2015

desideri schizzofrenici

Siamo da mia nonna da quasi un mese.
Nello slang familiare questa sistemazione ha acquisito un nome proprio: "l'agriturismo".
Il battesimo le attribuisce una duplice importanza: da un lato segna un'acquisita stabilità nella precarietà, visto che solo ciò che entra nella quotidianità merita un suo nome ed un suo ruolo. Dall'altro la scelta di questo nome, e non di un altro, dà la misura di quanto si stia rivelando piacevole vivere in quella vecchia e malandata casa. A noi, infatti, gli agriturismi piacciono molto e sono la formula che scegliamo più spesso per le nostre vacanze in montagna.
Certo qui nessuno offre colazioni pantagrueliche o consegna pane fresco dalle 7 del mattino, però la sera al ritorno trovo le primizie dell'orto nel paniere vicno all'ingresso, i fiori di zucca sul tavolo e i ravanelli a bagno nella ciotola sull'acquaio.
La connessione internet è pressochè inesistente (niente rete, un nuovo contratto ci sembrava inutile, contavamo sulla connessione di telefoni e tablet, ingenui), televisione solo in chiaro sul satellite (ho scoperto che fanno ancora i quiz pre tg!) film e cartoni da scegliere tra quelli che il babbo, previdente, ha stipato su un hard disk esterno prelevandoli dal nas di casa, in numero limitato quindi e comunque visibili solo dal computer piazzato strategicamente nel salottino al primo piano.
Insomma, un'aria di vacanza e di vita semplice.
E lo so che, noi, tutto sommato, questo abbiamo sempre, non viviamo in pieno centro o in qualche quartiere periferico ad alta densità abitativa. I caprioli che "allietano" le nostre notti scrocchiando (abbaiando?) ai pericoli sono gli stessi qua e là; ciononostante la sensazione è diversa.
Ed in me si risvegliano desideri che la mia parte logica e razionale pensava di avere superato.
Mi trovo col metro in mano a misurare vecchi muri ed a sognare nuove distribuzioni per vecchi spazi.
E' follia, lo so, sto ristrutturando casa, ho scelto definitivamente il nuovo parquet ieri, mi dibatto tra cotto (ancora?), listoni di legno industriale e monocotture di legno tarocco per il vecchio annesso, faccio bonifici di acconti a questo ed a quello, ho i consueti travasi di bile col comune e....e sogno, sogno e sogno ancora e più di sempre di rimettere a posto questa vecchia casa.
I vecchi progetti, disegnati su fogli di carta millesimata persi trent'anni fa, mi tornano alla mente come se li avessi buttati giù un'ora prima, ne vedo le ingenuità e le soluzioni intelligenti, aggiusto, limo, immagino.
Ho persino giocato al superenalotto.
E si, me ne vergogno.
  

2 commenti:

  1. Ma guarda che una puntatina sulla dea bendata non uccide nessuno, eh! :D
    Anzi, rende tutto più umano, più aperto alle opportunità, che si sogna il risultato e mica importa molto se a farci arrivare là fosse la classica botta di ...
    Ogni tanto gioco anch'io, non ho una casa da far risorgere ma qualche progettino ci sarebbe e una spintarella andrebbe taaanto bene.
    Nel frattempo buona permanenza nella natura e che i progetti si realizzino belli come li hai sognati.

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  2. Tu dici Marzia?
    io, mi sa, sono proprio di quelle del "solo duro lavoro, nient'altro che duro lavoro".
    Sarà che quello su cui dovrebbe arrivare la botta ce l'ho abbondante, ma fin'ora la circostanza non ha aiutato.

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