martedì 9 giugno 2015

Il sushi sull'aia

Mia cugina e tutta la sua allegra brigata sono stati con noi per dieci giorni
E così fanno 30 su un totale di 70 dalla fine di marzo ad ora: quando stavano a Roma comparivano meno spesso.
Non so se sia un bene per il loro equilibrio, ho l'impressione che la nostalgia pesi tanto in questo periodo e certo i tre cuginetti non prendono bene questi saluti che passano troppo presto dal "benvenuti" all'"arrivederci".
Per noi forse è diverso, abbiamo imparato a prendere ciò che c'è, ma non posso fare a meno di pensare che non deve essere sempre facile partire per le ambizioni e le soddisfazioni di un altro, quando si starebbe bene dove si è.
In ogni caso, chè questi non sono davvero fatti miei, nell'abituale girandola delle loro cene/aperitivi/merende/concerti/saluti e dei nostri impegni quotidiani, siamo riusciti ad incastrare la famosa lezione di sushi.
Il sushi sull'aia funziona così: al mattino chi può, apre la vecchia porta, ignora i giochi che la famiglia accampata (la mia) ha lasciato in giro la sera prima, si fa un caffè con una caffettiera altrui e poi inizia a lavare il riso, e lava e lava e lava, quando è soddisfatto del risultato, lo mette a cuocere con la giusta quantità di acqua, prepara il condimento con l'aceto di riso, il sale e lo zucchero ed il contenitore dove dovrà riposare.
Mentre il riso riposa e si insaporisce, si fa un giro nell'orto, raccatta due ravanelli e tre carote, poi torna alla casa del padre e si scofana un decina di fiori di zucca fritti, chè dove vive, dice, li buttano e non c'è verso di trovarne.
Nel pomeriggio si presenta alla festa dell'asilo e sopporta stoicamente, come tutti, balli e canzoncine, esibizioni di lavoretti e merende.
Infine torna all'aia, affida ai maschi adulti di casa il compito di preparare mojito per tutti, con o senza rum a seconda dell'età, invoca l'indole del vecchio generale e bagnandosi le mani inizia a spiegare.
La mia maestra è stata brava, io un'allieva appassionata, il generale ci ha voluto bene e, siamo certe, in mezzo a mille "sia fatta!" avrebbe assaggiato quelle strane rotelle di pesce crudo, frutti strani, cetrioli e alghe.
Di certo le avrebbe fatto piacere vedere i tavoli apparecchiati sull'aia, bagnati dalla luce fioca e giallastra della lampada, le tazze di vetro da tè usate come ciotola per la salsa di soia, le contorsioni con le bacchette, i bambini (finalmente) golosi, cibi esotici e bottiglie di vernaccia. Avrebbe riso all'esibizione di karate e a quella di danza, tutti rigorosamente a tre, e chissenefrega su c'è chi non frequenta corsi di  karate e chi neppure sa cosa siano le danze tradizionali basche.
E ci avrebbe sgridate perchè, in due, non siamo state capaci di mettere in tavola neppure un dolcino.
Fortunatamente, però, mio cugino sa in qual anfratto della cantina è riposta la grappa.
Il sushi sull'aia è bellissimo, ma la mattina dopo la sveglia non dovrebbe suonare.

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