lunedì 2 marzo 2015

Pollicino: la loro prima "opera"

Mio marito ed io amiamo la musica classica, soprattutto l'opera.
Non è una scelta intellettuale, non la apprezziamo, nè pensiamo che sia importante/interessante/giusto ascoltare un certo tipo di musica.
Ci piace.
Punto.
Funziona, per me almeno, un po' come con la cucina o il vino, se mi spiegano per ore cosa sto per bere o mangiare, mi passa la poesia.
La spiegazione, la conoscenza di un passaggio, una scelta tecnica, un contesto, arricchiscono una cosa che già c'è.
Per istinto, forse, per passione o per amore.
Gli unni sono esposti a questa gente che "strilla e non si capisce" dalla più tenera infanzia, ma non potrei dire che la ascoltino davvero, forse la sentono, di certo scorre loro sopra mentre fanno altro.
Non mi piace l'idea di spingere i figli verso le nostre passioni, preferirei trovassero le loro, penso però che sia più facile scoprirle se si ha un panorama il più ampio e variegato possibile davanti.
Dopo di che, sono una persona terribile, quindi, siccome a me piace, almeno provare, tocca.
Così sabato siamo andati a vedere una favola in musica messa in scena dal Teatro dell'Opera con i musicisti del Cherubini e giovanissimi protagonisti.
Niente a che fare con la prosa, nè con i cinema - teatro frequentati finora.
Intanto, il teatro, il Goldoni, è un posto perfetto, è piccolo, ma ha i palchi, la buca per l'orchestra, una profusione di stucchi e di cristalli, un vero foier e persino gli inservienti in divisa che accompagnano ai posti assegnati.

Poi c'era un orchestra vera, con un direttore, vero, in frac, e bambini e ragazzi che cantavano dall'inzio alla fine. Cantavano anche gli adulti, ovviamente, ma quelli pare non contino.
Totila era tronfio ed impettito come un piccolo principe, Attila silenzioso e incantato.
 Io ero felice come una bimba perchè assistere ad una rappresentazione a teatro mi fa sempre questo effetto, farlo con loro, spiare le espressioni sui loro visetti, aggiungeva magia a magia.
Lo so, ci sono moltissimi supporti tecnologici, ed ascoltare un artista sublime, in una delle sue migliori incisioni, mille miliardi di volte, è uno degli effetti più piacevoli del progresso, ma datemi una poltrona, un'orchestra che prende posto e subito si rialza per accogliere il suo direttore, passi pesanti sul tavolato, sudore e fatica, datemi una cosa viva che non è mai uguale a se stessa.
E sarò felice 
Non lo pretendo, non me lo aspetto, ma mi piacerebbe tanto se potessimo condividerlo 

2 commenti:

  1. quanto vorrei anche io e Brivido potessimo condividere in questo dolcissimo modo qualcosa...
    invece io a teatro o al cinema, e lui allo stadio o davanti alla playstation

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  2. Sono sicura che Tu e Brivido condividete un sacco di cose in modo dolcissimo.
    Forse per alcune ci si può anche un po' sforzare, ma per altre una rigorosa separazione è il minimo indispensabile per fare durare un'unione!

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