lunedì 16 marzo 2015

Sabato

Sabato mattina ci siamo alzati presto, perchè avevamo un impegno.
Prima di uscire però, ho fatto i pancake, così perchè fosse chiaro che apprezzavo lo sforzo, per cercare di evitare che in tarda mattinata qualcuno giurasse e spergiurasse di essere sull'orlo del decesso per inedia, e perchè era il compleanno di Attila cui, inspiegabilmente, piacciono tanto
Li hanno mangiati con lo sciroppo d'acero o, se preferite dirla come Totila, con "il tabasco giallo, ma dolce, non piccante" recuperando un po' di vivacità ad ogni boccone.
Finita la colazione siamo partiti.
L'appuntamento era alle 10,00 in via Romana, 17, secondo piano, biglietti fatti.
Ci aspettavano la guida degli amici dei musei di Firenze e la Specola.
La Specola è il più antico museo scientifico d'Europa, cosa che la rende (o può renderla) un fantastico museo nel museo giacchè non offre solo la possibilità di vedere quelle tra le sue collezioni che sono rimaste esposte in palazzo Bini - Torrigiani, ma anche di scoprire come venisse allestito un percorso espositivo tra il 1700 ed il 1800.
In questo senso, è bene dirlo, è molto diversa dai musei più moderni; anni luce la distinguono dal Muse per citare il nome di un altro luogo italiano che potrebbe esserle accostato.
A La Specola non ci sono postazioni interattive, nè immensi cartelloni, le sale sono divise in base ai reperti raccolti, contenuti in teche di legno e vetro, i cartellini sono redatti a mano, con inchiostro nero seppia.
Secondo me, uno che ci entri capra, ci esce capra.
Uno che si è preso la briga di raccogliere qualche informazione o farsi accompagnare, ne esce immensamente arricchito.
In ogni caso, la nostra guida aveva il compito di introdurci alla sola collezione zoologica ed ai 5000,00 reperti esposti (una minima parte di quelli posseduti): dagli invertebrati agli elefanti, passando per un coccodrillo proveniente dall'antico Egitto (ah le spedizioni archeologiche ottocentesche!), al diavolo della tasamnia, da vermi di cui non voglio sapere il nome, al rinoceronte bianco, dagli squali a decine e decine di felini, dagli oranghi ai fenicotteri, dai luì al famoso ippopotamo di Boboli (e noi ci lamentiamo se i bambini chiedono un gattino).
Non impazzisco per questo genere di collezioni, l'ho già detto ai tempi della nostra visita al Muse, ma certo un museo con 50 - 100 riproduzioni per quanto appetibile sotto il profilo tecnologico e della fruizione, non è nemmeno paragonabile alla ricchezza ed imponenza di ciò che abbiamo visto.
Salutata la paziente guida, ci siamo addentratri nelle sale della cd collezione anatomica.
Anche questa è unica al mondo per antichità e per vastità, fu iniziata infatti da un signore davvero illuminato, il Granduca Pietro Leopoldo, lo stesso a cui la Toscana deve l'onore di essere stato il primo Paese al mondo che ha abolito la pensa di morte
Insomma a Pietro non piaceva tanto che i futuri medici, per studiare, dovessero sezionare cadaveri su cadaveri e quindi volle che venissero creati modelli e statue di cera per insegnare l’anatomia.
Questi modelli, più o meno 1500,00 in tutto (esposti a rotazione) sono in cera, resine e coloranti e sono incredibilmente fedeli al vero perchè sono stati estratti, attraverso procedimenti piuttosto complessi, da persone vere il cui corpo, come si suol dire, è stato più o meno consapevolmente  donato alla scienza. 
Ci siamo posti il problema se fosse opportuno portare i bimbi in quelle sale che, certo, possono un po' impressionare, ma alla fine la verità è che non troviamo niente di male nel mostrare loro come siamo fatti, anzi ci è parso opportuno evitare il rischio che, scioccamente, si crei  un senso di orrore, paura o proibito davanti ad una scatola toracica o a un sistema nervoso.
Sarebbe ipocrita da parte nostra, mostrare i cartoni animati dell'albero della vita per aiutarli a comprendere e poi, nascondere come è fatto nella realtà quel corpo che quegli omini (un po' pedanti) raccontano loro.
Purtroppo il nostro giro è finito qui, perchè non avevamo prenotato l'accesso alla sala degli scheltri nè all'osservatorio astronomico, ma Attila tornerà tra due settimane per il suo laboratorio di robotica e chissà, potrei integrare

2 commenti:

  1. Affascinante questo museo, antico e un po' macabro, aggiungiamolo alla lista delle cose da vedere.
    Ps: quanto mi piacciono i pancake....li faccio poco però, appena alzata non sono molto efficiente, e invece di cucinare vorrei potermi sedere nel bancone della cucina come i miei figli, aspettando che il pancake scivoli dalla padella al mio piatto.

    RispondiElimina
  2. Tu organizza un salto a Firenze e tio ti faccio vedere un sacco di posti antichi e macabri Melinda cara.
    Sui pancake che posso dirti?
    A me piace di più il salato, magari a metà mattinata, e se devo scegleire il dolce vado su una torta classica "da colazione". Non ho una passione nè per pancake nè per crépe, però ammetto di non essere davvero una brava italiana perchè il cornetto lo odio proprio

    RispondiElimina