giovedì 26 febbraio 2015

Un'altra donna

Ieri la porta dello studio si è chiusa dietro le mie spalle alle 15,00.
Sono andata a prendere due cose per cena.
Mio padre ha potuto dirmi quali sono state le conclusioni della pneumologa alla luce della tac senza nessuno che tirasse giacche, proponesse petizioni, sbuffasse di impazienza.
Ho raggiunto a piedi la scuola ed ho piacevolmente preso accordi per approfittare delle inziative promosse nei fine settimana dagli "amici dei Musei di Firenze", comprese nel pacchetto a cui abbiamo aderito come classe, ma in aggiunta a quelle che i bambini stanno vivendo durante l'orario scolastico.
Ho finto di valutare l'idea di fare un pullman di mamme per andare a vedere "il" film (come quale? l'unico e solo) ed ho scoperto che in effetti, una ragione per cui potrei andare c'è.
La casa di lui

Ho imbarcato due ragazzetti sovraeccitati in macchina e li ho traghettati fino a casa dove ci aspettava la torta fatta apposta per merenda.
Ho stirato - poco - con il consueto orrore e raccapriccio, ma con un piacevole cicaleccio di sottofondo e soprattutto col sole.
Ho fatto il minestrone.
Mi sono lavata i capelli, a modino, una roba che nemmeno Sissi e le sue ciocche seriche stese sui fili tirati tra i saloni roccocò.
Ho giocato a Jenga boom
Ho spiegato a mio suocero, preoccupato per l'insolita presenza, che nessuno era malato
Ho coccolato la gatta fino a renderla folle di gioia.
Ho ripassato l'origine della collina e letto "io ed il mio mostro" (Beentjes Matijs; Posthuma Sieb)
Sono stata felice.

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