giovedì 11 dicembre 2014

Un'adolescente davanti alla commissione tributaria regionale

Quando andavo alle medie, nelle ore di educazione fisica facevamo dei corsi di nuoto nella piscina comunale.
All'epoca ero una specie di orca.
In tutti i sensi.
E, soprattutto a delfino, davo mezza vasca a molti maschietti.
C'è da dire che mi allenavo di più, perchè ero membro della squadra di nuoto, però, filavo via veloce.
Quella è ancora l'età in cui si ha bisogno di rinforzarsi nell'appartenenza al proprio genere o, per dirla meglio, in cui alcuni trovano difficoltà nella costruzione di sè all'interno del genere di appartenenza se c'è qualcosa che non rientra perfettamente nella categoria, tipo una femmina più forte o un maschio più maturo emotivamente.
(lo so, c'è chi non esce mai da questa fase, ma c'è di buono che molti neanche ci arrivano, il che elimina il problema alla radice)
Così successe che S, frustrato perchè rischiava lo doppiassi, fece una cosa assolutamente disdicevole: aspettò che fossi con il mio abbondante sederotto bello in alto, pronta a darmi lo slancio sulla parete della vasca, e mi dette una lunghissima e plateale tastata.
Sentivo i miei compagni ridere anche con tutta la testa sott'acqua, acqua che credevo stesse per evaporare tanto la mia faccia scottava mentre andavo, quasi per inerzia, a causa dello slancio e della vergogna.
Furono secondi lunghissimi e colmi di incertezza: desideravo sparire ed al contempo sentivo irrinunciabile il bisogno di farmi valere.
Mi fermai a metà corsia, girai su me stessa, tornai indietro e gli mollai uno schiaffo che risuonò su tutto il piano vasca, lui rimase impietrito, i prof., lasciate le loro chiacchiere, accorsero per sgridarmi e sedare l'eventuale rissa, tutti mi guardarono come se mi fosse spuntata la pinna dorsale.
Era solo la spina dorsale, ma fu una bella scoperta lo stesso.
Prima di allora nessuno aveva cercato di farmi sentire in difetto perchè femmina usando un gesto che avrebbe potuto essere (ma non era) di grossolano apprezzamento sessuale.
Nessuno fino ad allora aveva usato il mio genere per umiliarmi, pretendermi inferiore o semplicemente, farsi forte con me per mezzo di uno stereotipo.
Forse ero stata fortunata.
Di quello schiaffo non mi sono mai pentita e ad S, per quella tastata di culo, sono stata spesso grata negli anni.
Oggi per esempio, mentre un commercialista panciuto mi chiamava "signora" davanti alla commissione tributaria regionale.
E' un posto in cui non mi trovo molto a mio agio, è per questo che ho indossato pantaloni e scarpe basse, una roba neutra.
Se sapevo che trovavo uno così mettevo gonna e tacco 12.


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