mercoledì 22 gennaio 2014

Eataly


Sono stata a pranzo da Eatily (Mangiaitalia, mi piace di più).
Ormai la quantità di osservazioni, molto critiche o di entusiastico apprezzamento, per il negozio era arrivata ad un livello tale che, conoscendomi, se non ci andavo in tempi rapidi, non sarei più stata in grado di farmene un'idea davvero personale.
E soprattutto il gigantesco bastiancontrario che abita in me, sarebbe definitivamente uscito da ogni controllo.
In quindici giorni infatti, mi hanno detto: "eh che schifo, un'altra libreria che se ne va".
E lui, borbottando, mi pungolava dietro i denti, digli: "i locali erano liberi dal 2011, buongiorno eh!" E poi, digli anche, dove eravate quando chiudevano la Seeber (uno scempio vero) per piazzarci su quegli stessi scaffali, intoccabili, pena l'ira funesta di tutta la Suprema Soprindentenza, i golfini di Max Mara? E quando chiudevano la libreria del Porcellino per metterci l'ennesima gelateria, figlia dell'ennesima catena? Allora era il mercato, il progresso, ora vi rode  proprio questo?
Mi hanno detto schifati: "eh è l'ennesima catena di robaccia che invade il centro?" E lui tutto rosso e con le guance gonfie: "ma che bevono? Varichina? In questa città? in centro? No dai scherzano, non è possibile, dai! Qui da noi dove, parliamoci chiaro o sei di zona e pure aggiornato, o rischi di ingurgitari idrocarburi? Si per carità ci sono quei due o tre vinaini, c'è Orazio al Porcellino, ci sono le botteghe nel mercato centrale ci sono quei cinque, dieci bar storici con le storiche sale da thè che ti salassano ma non ti danno "porcai", c'è qualche pizzeria onesta aperta a pranzo, ma se sei in giro e vuoi mangiare alla svelta, se non sai dove battere la testa, davvero puoi mangiare male solo se vai dal Eataly?"
E anche, con lo stesso schifo, ma in senso contrario: "La solita operazione di marketing che rilecca prodotti "normali" e li fa apparire superbi" e lui, ormai lanciato "unhmpf tipo la borsa da mille mila euro che porti o il giubbotto con il bollino? Tipo il kamut che ti pare figo perchè è brevettato e ti hanno fatto credere che lo hanno ritorvato a casa di Ramsete? E se ti dicessi che non è proprio per nulla il cereale mistico che dici te, ma un tipo di grano che milioni di persone si sono sempre mangiate ritenendolo appunto "normale"?
E infine: "fanno dei contratti da paura, lo sai?" Azz...davvero? Si, un cameriere prende 500,00 Euro al mese per 24 ore settimanali" E lui, "ah ecco allora, va bene, terribile, però digli che deve rinunciare anche all'IKEA, eh! e che, più o meno per quell'orario e quelle mensioni, non credo che altrove prendano molto di più, una segretaria a part time, quando prende?"
 Ma anche: "stupendo, meraviglioso, fichissimo! Ma sai che fanno anche la ribollita, la farinata col cavolo nero, la trippa e il lampredotto? Che hanno la schiacciata vera? e l'olio nostro? Potremo finalmente mangiare bene e trovare cose buone" E lui, ormai isterico: " cioè no, non ho capito, devo andare a Eataly per mangiare la ribollita? e che sono diventato Cinese che non l'ho mai vista? Io la ribollita la mangio a casa mia, dalla mi' nonna, e se proprio voglio buttare via i quattrini la ordino dal Sanesi o al Cibreo tò , il lampredotto me lo fo fare da Orazio o da Nerbone e se uno mi fa rivedere la bistecca Piemontese gli urlo dietro"
"Hanno una scelta di prodotti di nicchia, particolari, buonissimi che altrove non si è mai vista" e lui ormnai trasfigurato dal sarcasmo: "eh si vede che te, da Pegna, non ci sei mai entrato, poverello che vita grama!"
"ci hanno mangiato anche quelli della direzione PD!",
"Esti....quasi?"
Va be', si insomma sono andata, e mi è piaciuto.
Tutto quello di cui sopra è vero.
Tanto bel marketing, cose buone da mangiare e da comprare, piuttosto care, ma non troppo.
Per un locale è il posto giusto per darsi un tono, mostrarsi attento a ciò che mangia, farsi un po', bonariamente indottrinare, con corsi corsettini e show ed infinocchiare inorgogliendo per la grande attenzione riservata a ciò che è, appunto, di zona.
Ogni tanto può essere piacevole andarci, ma non è l'Enoteca Pinchiorri e non credo nemmeno ambisca a tanto.
Credo che il modello sia, piuttosto, quello dell'osteria ospitata nel retrobottega del negozio di alimentari dove si mangiavano piatti cucinati con quello che veniva anche commercializzato al naturale e si usciva con l'etto di prosciutto e il pezzo di pecorino per il giorno dopo.
Ovviamente in salsa 2.0 in cui conta tanto il prodotto quanto la presentazione, le chiacchiere, la gestualità, la confezione,...insomma lo spettacolo appunto.
Per un turista, quindi, è il posto giusto per portare a casa un ricordo enogastronomico di una certa qualità, scegliendo con calma ed assaggiando piatti ben cucinati partendo da ingredienti di pregio.
Soprattutto mi è parso un prodotto da "esportazione", un format pensato per far conoscere ad altri piatti, prodotti, abitudini alimentari italiane che dovrebbe essere meglio sfruttato anche in una versione meno "elitaria" e più di massa.
In fondo trovo al super formaggi francesi non sempre degni di varcare le Alpi, non vedo perchè non si possa trovare il modo di fare arrivare in Spagna dell'onesto stracchino (e questo cugi era per te, perchè ti penso sempre, là in terra straniera, senza nemmeno il conforto di due crostini stracchino e salsiccia)

2 commenti:

  1. Non lo conoscevo, mi piace l'idea di un franchising di cibo sano e di qualità da esportare. In Italia una catena di cibo italiano potrebbe essere superflua, capisco però che ad un turista possa dare sicurezza se il nome corrisponde a qualità e prezzi chiari.

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  2. Be' franchising di cibo "sano" non è forse la definzione giusta: intanto perchè non credo sia un franchising e poi perchè credo che si punti più che altro sulla qualità dal punto di vista organolettico di cui la genuinità è il primo, ma non unico fattore.
    A me ha dato l'idea dell'idea paracula ma con una certa correttezza e quindi, in questo senso ed in questo campo, geniale.
    Mi piacerebbe che con un po' meno di "fighettismo" qulache gruppo provasse a esportare prodotti italiani all'estero in modo come posso dire? organico. Non c'è dubbio infatti che alcune imprese lo facciano già, ma farlo come singoli non è come chessò, prendere un'Esselunga o una coop (o che so io) e aprirla a Parigi piuttosto che a Londra o a Berlino.
    Certo ci vorrebbero attributi e coraggio, ma potrebbe pagare

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