martedì 11 ottobre 2016

Sette contro uno

6.10.16 - 10,45, Udienza ammissione prove - Tribunale Firenze, sezione specializzata industriale - dott. S (praticamente Paolo Poli) - Tizia Spa contro Resto del mondo.
Di questi tempi ho solo udienze che mi preoccupano, sarà che le cause "facili" sono sempre meno, sarà che ho definitivamente perso quella leggerezza che, invece, è a volte così utile in questo mestiere.
La complicata leggerezza di tenere tutto a livello di gioco intellettuale, vincere o perdere come espressione della capacità di maneggiare bene gli argomenti ricavati dai fatti avuti in dote dal cliente, senza che le esigenze della vita diventino preponderanti, lasciando che restino sullo sfondo.
Sarà l'età o forse è la crisi. Probabilmente entrambe.
Comunque.
Fuori dalla porta siamo in 6, tutte donne.
C'è una collega giovane, catapultata da Roma e arrivata sudata, perchè ingannata dal falso presupposto che "se sali, trovi freddo". Manco passasse dall'equatore al polo nord
C'è la collega arcigna, nel giorno dei suoi personali saturnali e quindi, proprio perchè incomprensibilmente sorridente, peggio del solito.
C'è quella a cui hanno tirato il pacco, ieri sera, magari sul tardi, chiedendole di fare l'udienza di oggi che, tanto, si tratta solo di vedere che decide il giudice sulle istanze di ammissione prove. Già. Peccato che quando ha chiesto di vedere il fascicolo le sia arrivato sul tavolo l'equivalente di un maremmano in grave sovrappeso. Fortuna per lei che è una di spirito.
C'è la signora, e devo resistere dalla voglia di chiederle se e dove fanno corsi di aggiornamento per diventare come lei. Se poi, al posto delle penne della Giuffrè, come gadget, smollassero tre fili di perle come i suoi...
C'è la dottoressa di studio che si è portata gli atti a casa, li ha evidentemente letti e, ora mi guarda come se io, sulla questione, avessi tutte le risposte e lei solo infondate paure.
Eh cara mia, l'esperienza accresce l'incertezza, non la elimina.
E poi ci sono io che, a questo punto, sono nella fase: "fatto ciò che devo, accada ciò che può".
Si affaccia il giudice. E' impeccabile come sempre: abito grigio, camicia bianca, cravatta blu, solo il vezzoso fazzoletto nel taschino ed il fatto che, davvero, è identico a Paolo Poli, tradiscono le sue preferenze.
Irrilevanti, al momento.
Mentre spieghiamo che aspettiamo qualcuno per l'attore, eccolo che arriva.
Un uomo
Intendo, uno che sembra un uomo vero.
Che si può persino guardare
Che ha quell'aria di sicurezza che confina dal lato giusto (ammesso ci sia) con l'arroganza ma ne sta fuori
Che ci vede e sorride, chissà se ha capito
Sorrido anche io.
Ci si potrebbe perfino divertire

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