martedì 18 ottobre 2016

Scuole, scelte, futuro - Attenzione! Alto contenuto di retorica

Tra poco più di due mesi dovremmo iscrivere Attila alle medie.
Pare poco, ma per noi non lo è.
Non lo è perchè non ho intenzione di iscriverlo "in continuità" nello stesso istituto dove sta facendo le elementari senza prima essermi guardata in giro.
Non ho molto di cui lamentarmi su questa scuola (sono anche in consiglio di istituto), ma non prendo niente a occhi chiusi.
Quello che non mi piace è l'atteggiamento di alcuni genitori (non sono originale, lo so) ed il fatto che, se l'amministrazione comunale non dovesse fare ciò che dice, il numero delle classi prime sarebbe troppo esiguo per garantirmi quel grande cambiamento di compagni che, invece, secondo me, è importante per segnare il passaggio tra i gradi scolastici.
Attila ha bisogno di spazio, della mischia e di essere strano tra strani.
A me piace essere "non organica", ma non sono sicura che lui sia fatto della mia pasta e non vorrei fare proiezioni dannose.
Un ambiente molto protetto va bene fin quando si è piccoli, ma sono per la gradualità, non credo sia una buona idea lanciarlo nel mondo alle superiori senza che prima si sia fatto un po' di ossa.
Quindi lo trascinerò in giro per un po' di open day
La scelta finale però sarà sua.
Se so una cosa, è che ognuno deve decidere della sua vita.
Prima è, meglio è.
Naturalmente, sono una mamma italica, più passa il tempo e più ne sono consapevole.
Mi preoccupo
Solo che devo essere italica nel senso un po' fané del termine.
Come era mia mamma, come mia nonna.
Non voglio una scuola facile per i miei figli e nemmeno una scuola pensata per divertirli.
Ora, l'anno prossimo e negli anni a seguire, voglio una scuola che li sfidi, che li spinga (e nel caso, li tiri), che li appassioni, che li faccia sentire ignoranti come i ciuchi che sono mentre mostra loro la strada per evolversi.
Una scuola che, poi (se se lo meritano), dia loro la consapevolezza di essere menti sufficientemente brillanti e spiriti sufficientemente costanti per arrivare in cima al monte e per accorgersi che la prospettiva più sali, più cambia.
Non mi interessa che li prepari per prima cosa ad un lavoro: quando ho scelto la mia strada, molti dei miei amici si iscrissero a ragioneria perchè, di certo, facendo "programmazione", avrebbero trovato subito un buon impiego.
Quando finirono, cinque anni dopo, il loro diploma valeva più o meno come il mio.
Certo non c'era crisi, quelli che smisero dopo la maturità, a vent'anni lavoravano tutti, molti sono ancora lì.
Ora, immagino, non lavorerebbero nè gli uni, nè gli altri.
Quindi...meglio, molto meglio, un corso di studi che insegni loro ad imparare, che dia un metodo, una forma mentis, che apra quel cervellino e sconvolga le due o tre sinapsi che ci trova, innescando quanti più collegamenti nervosi possibili, educandoli a ragionamenti complessi anche se inutili nell'immediato, tipo tradurre da una lingua morta, studiare funzioni e/o elucubrazioni mentali altrui, ricordarsi la battaglia di Zama ed il simbolismo nel monumento funebre a Maria Cristina d'Austria, sapere tirare fuori, anche dopo anni, dal bicarbonato (di sodio) e dall'acido cloridrico, il sale da cucina (cloruro di sodio) o che so io.
Il mondo, questo mondo, è troppo veloce perchè si possa pensare di dare, ad un ragazzino, più che delle basi.
Ecco io le voglio solide.
Studino quello che pare loro.
Ma ci sudino sopra, si disperino, si incazzino, si organizzino, si facciano un gruppo di amici con cui infamare, sottovoce e solo a voce, gli insegnanti, imparino a riconoscere quelli di valore dagli incapaci, ignoranti, saccenti, che troveranno (ne troveranno), sappiano rispettare i primi ed anche i secondi, perchè si impara da tutti se si è abbastanza intelligenti.
Copino e, soprattutto, facciano copiare (qui lo dico e qui lo nego)
Facciano forca (temendomi)
Si sentano una merdaccia che non ci arriverà mai e poi una divinità che può inventare la qualunque.
Imparino a riconoscere ciò che sono da ciò che fanno.
Sbattano contro i loro limiti, perchè non è vero proprio per nulla che si può essere e fare qualsiasi cosa in modo eccelso, basta volere (ma a loro dico il contrario)
Non trovino mai la pappa scodellata, la mano tesa prima ancora che la richiesta sia formulata.
Se mai dovessero pretenderla, incontrino uno Steve Jobs che levi loro la pelle come fece lui a una studentessa che, in pratica, pretendeva le facesse la tesina di fine corso.
Scoprano qual è l'unica domanda che serve nella vita: perchè?
Chè le risposte le possono imparare tutti, capire perchè quelle sono le risposte è un altro paio di maniche
Comprendano, con comodo nei decenni a seguire, che non è un impiego il fine dell'istruzione, è la persona.
E se mai, come va di moda da queste parti, decideranno di chiamare un figlio Teseo o Ettore, almeno sappiano che carico gli mettono sulle spalle.
Se no meglio Marco
O Shatush

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