mercoledì 7 settembre 2016

In odio del menu - bimbi

E' ancora estate, è ancora tempo di cene, di amici stagionali, di gruppi numerosi e rumorosi, di ore piccole e chiacchiere lunghe.
"Organizziamo una cena, venite", è affermazione che corre ancora spesso da un telefono all'altro ed è sempre bello accettare un invito che nasce con una frase cui nessuno ha sentito il bisogno di mettere un punto interrogativo.
Io vado dappertutto, non sono di quelle dai tremila paletti, distinguo, problemi, la mia, ben nota, vena intransigente la esercito al tavolo di casa, non nella scelta del ristorante per una serata in compagnia.
Quando mi hanno cominciato a parlare di una "catena" però, avrei dovuto capire, quando la catena si è rivelata quella di una "steak house" (chè siamo tutti americani, ora sì ora no) e oltre tutto una steak house in altra regione dove, ecco, non sono proprio famosi per le bistecche di manzo con l'osso, ci sarei dovuta arrivare.
Catena e steak house avrebbero dovuto portarmi difilato al menu - bimbi.
Ora lo ammetto, a me il menu - bimbi, causa travasi di bile multipli.
Tutta colpa dei traumi dell'infanzia
La prima volta che mi sono imbattuta nel doppio binario culinario, avevo 8 anni, eravamo in Svizzera ed i nostri ospiti ci avevano invitato a gustare carne di cervo in un ristorante molto scenografico sulle montagne.
Avevo l'acquolina in bocca dalla mattina, pregustavo, con la mia gola e la curiosità dell'infanzia, questo piatto tipico (sarà stato vero?), un esotico gulasch di cervo con purè e non so più cosa.
Quando arrivammo al dunque però, la buona Gretel guardò con piglio teutonico mia madre e le disse che "nein" non era roba da bambini, c'era il menu - bimbi.
Mia madre si lasciò traviare da questa invenzione moderna di cui, nell'Italia degli anni '70, nessuno aveva mai sentito parlare, e ordinò per me una specie di braciola, grossa come un orecchio di elefante,  che arrivò abbondantemente impanata e fritta.

Naturalmente la mangiò lei, perchè io, che non ero esattamente ubbidiente come i bambini svizzeri, non gliela feci certo passare liscia e mi sbafai tutto il suo gulasch.
Da allora ho sviluppato un odio viscerale per i menu di serie b.
Tutti i menu - bimbi che ho visto finora, infatti, ovunque siamo stati, contenevano pochissime opzioni, sempre più o meno le stesse e, sempre, a scelta o deprimenti o schifose.
Cose considerate "sicure" ed in realtà solo "comode": per i ristoratori, che si devono preoccupare della preparazione di piatto in meno, e per genitori in vena di deresponsabilizzazione.
Io mi sbatto e mi diverto ogni giorno della settimana per mettere in tavola cose diverse, per quanto possibile nuove, per fare conoscere gusti e sapori.
Da un pasto fuori mi aspetto anche che mi dia una mano a sollecitare curiosità, suggerire abbinamenti, stupire un po'.
Odio che invece, si metta davanti ad un ragazzino un menu banale, piatto, triste e lo si invogli a non muoversi da lì.
Mi sembra anche un po' sciocco, difficilmente se mangi solo pollo fritto o lasagne (dubbie) fino a 15 anni poi spenderai il tuo stipendio in un ristorante di buon livello.

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