venerdì 8 aprile 2016

Maternità surrogata: piaccia o no, l'unica cosa intelligente è governare il fenomeno

Ho personalmente più di una perplessità sulla maternità surrogata, l'ho già detto e lo ripeto.
Nessuna delle discussioni (rectius risse) a cui ho assistito negli ultimi tempi, ha fugato i miei dubbi.
Non ci sono riusciti quelli che hanno cercato di dipingerla come il male assoluto, l'ultima frontiera dello sfruttamento del corpo delle donne, che, con questa tecnica, sarebbe necessariamente ricaduto nell'alveo del mai cessato e ben noto sistema culturale maschile di appropriazione del femminile in quanto tale. Non c'è riuscito nemmeno chi me lo ha proposto come un eccelso atto di amore (anche a pagamento), improntato alla massima generosità ed al diritto di disporre  di se stesse portata ai suoi limiti assoluti come espressione di libertà.
Devo ammetterlo, a me, quando in tanti parlano di ciò che qualcun altro può (o deve) fare per essere intimamente libero, si drizzano tutti i peli, come ai gatti quando passa un cane killer.
Comprendo la questione e non so rispondere, non ho una posizione certa, non mi basta "l'utero è mio e lo gestisco io", perchè sono scelte che hanno ricadute sull'intera società, ma contemporaneamente mi ripugna un divieto sanzionato penalmente su questioni tanto intime e personali.

Non ho dubbi sulla donazione di gameti, perchè per me non sono persone nè a persone possono essere assimilati, nè mi appassiona la distinzione genitore che genera, genitore che partorisce, genitore che col suo impegno partecipa alla nascita di una persona degna di questo nome (a questi ultimi però, vista la lunghezza del percorso, vanno tutti i miei più sinceri auguri).
Sulla maternità surrogata, insomma, sono incerta e dibattuta.
Forse perchè su questo, come su pochi altri temi, fatico a superare l'emotività.
Detto questo e finendola con questo enorme cappello, una cosa la so: la maternità surrogata esiste, fingere che non sia così è stupido.
Due giorni fa, la Corte di Cassazione ho emesso una pronuncia in materia e sono due giorni che leggo che ha cambiato orientamento quando, ecco, anche no.
Per farla breve gli ermellini hanno detto che non si può condannare per il reato previsto dalla L. 40 chi ha avuto un figlio all'estero con la pratica dell'utero in affitto (in quel caso, tecnicamente in affitto perchè pagato) nel rispetto  della normativa del Paese in cui ciò è avvenuto.
La sentenza precedente, quella che l'attuale ribalterebbe, aveva ritenuto possibile la condanna perchè le norme del paese scelto non erano state rispettate.
In effetti un bel ribaltamento davvero.
Al netto del sarcasmo, il punto nodale è che ci sono coppie che usano questa tecnica e tornano in Italia con dei figli.
Regolare il fenomeno è più che un'idea intelligente, è una necessità.
Tanto sta già accadendo per via giurisprudenziale.
Come per la stepchild adoption.
E basta con 'sta storia che la Cirinnà fa schifo, non è vero.
Fatela diventare legge e ne riparliamo.
Tocca pure ammettere che Matteino è stato furbo proprio sull'adozione del figlio del partner.
Democristiano, ma furbo


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