mercoledì 24 settembre 2014

Due gocce d'acqua

Sette giorni fa, intorno alle 12,30 il cielo si è fatto improvvisamente buio ed è cominciato a piovere.
Ero molto presa dal massacrante lavoro di questi giorni e, sulle prime non me ne sono accorta, poi ho provato sollievo all'idea che un bel temporale avrebbe rinfrescato un po' l'aria, calda e decisamente afosa, infine, ho dovuto affrettarmi a chiudere gli scuri che proteggono le finestre (di arrivare alle persiane nemmeno a parlarne) nella speranza che fossero sufficienti ad impedire che gli enormi chicchi di grandine rompessero i vetri.
Un attimo e la stanza delle fotocopiatrici era allagata, una macchina, parcheggiata davanti allo studio, distrutta dalle tegole divelte da un tetto, e un albero, spezzato, invadeva il tratto di strada che conduce al giardino dei semplici, all'orto botanico.
Un quarto d'ora, tanto è bastato: alle tredici il cielo era già azzurro - Benozzo e l'aria tersa.
Le immagini di quanto è successo sono state ampiamente diffuse ed i danni, non pochi, non hanno fortunatamente danneggiato in modo grave il patrimonio artistico della città.
La grandine ha soprattutto danneggiato vetri e finestre entrando in alcune sale e bagnando cornici. Fatta eccezione per la sala dei merletti di palazzo Davanzati, niente di irreparabile.
Già, però fra le vetrate distrutte ci sono quelle di San Miniato a Monte.
San Miniato a Monte è un posto magico, intanto perchè, pare, sia stata eretta proprio là dove se ne andò a riposare il povero Miniato, primo martire cristiano della città, dopo avere raccolto la sua testa appena decapitata.
E non è poco.
Poi e soprattutto, perchè la chiesa (un romanico perfetto con l'aggiunta di un coro e presbiterio che costituiscono un vero e proprio unicum, innalzati come sono, al sommo di una doppia scalinata) è bellissima, così come il monastero, il palazzo dell'arcivescovado ed anche il cimitero monumentale.
Ci sono sepolti, tra gli altri, Collodi, Spadolini, Vamba, Artusi, Annigoni, Rosai, Pratolini, Le Monnier, Vespucci, tutta bella gente, messa lì nella speranza (la loro, immagino) di poter buttare un occhio al panorama anche sotto i canonici tre metri di terra.
Ci si arriva in tanti modi, però ecco, per godersela davvero bisogna fare la scalinata monumentale che inizia una cinquantina di metri dopo il piazzale Michelangelo, quella che fa un po' ansimare mentre si eleva lo spirito e poi te la spalanca davanti, alta, mentre sei ancora in basso, peccatore penitente ammesso a tanta perfetta bellezza.
Il complesso è pieno di opere d'arte da proteggere e, insomma, quei vetri soffiati ingabbiati di piombo devono essere restaurati al più presto.
Se qualcuno ha voglia qua c'è scritto come si può dare una mano http://www.sanminiatoalmonte.it/node/299
Io l'ho già fatto

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