venerdì 26 settembre 2014

Così

Così ci siamo davvero.
E ora che ci siamo, che ci siamo davvero, vorrei avere un po' di tempo in più.
Lo vorrei, banalmente, perchè l'idea di svuotare casa, ammassare mobili, riempire scatoloni e fare le valigie per trasferirsi "altrove" per quattro/cinque mesi implica una mole di lavoro che non penso di potere affrontare così, come surplus, rispetto al quotidiano.
Ma lo vorrei soprattutto, per riempirmi gli occhi ancora un po' del mio guscio, del mio nido, del posto che è stato "casa" per dieci anni e che lo sarà ancora a lungo, certo, ma dopo una vera e propria trasformazione.
I nani hanno già cominciato a piangere, loro casa non la vogliono lasciare, va bene anche così e io mi sento un po' cattiva per questo piccolo trauma.
Mi ricordo ancora quando i miei decisero di rinnovare la mia stanza, all'inizio ne ero entusiasta, ma poi fu difficile convivere con il senso di straniamento durato mesi.
Certo i bambini si adattano, certo miglioriamo, ma quando diciamo loro che sarà fantastico avere una camera privata, non dovere condividere spazi e tempi per forza, ci guardano come se fossimo dei mostri.
E non importa se un attimo prima uno sbatteva l'altro fuori, chiudendo la porta ed appoggiandoci contro al grido di: "fuori di qui, mostro"
Io potrei lasciarmi prendere dalla nostalgia, davvero, non sopporto l'idea che dovremmo tagliare le rose e ho già fatto sapere a tutti che l'ulivo di Attila (sono stati piantati due olivi, doni dal simbolismo meraviglioso, per la nascita dei nostri bambini) sarà spostato solo se necessario e se necessario, faranno bene a fare a modino chè se muore il responsabile verrà piantato al suo posto.
Ora che ci siamo, mi sembra che non importi della nuova porta che si aprirà, come un quadro, sulla valle, della loggia che ho sempre bramato, della stanza con gli armadi rigorosamente divisi, del nuovo bagno, children free, in cui nessun bambino potrà versare i miei truccosetti nel cesso per vedere l'acqua colorata, del piazzale finalmente lastricato a dovere e di tutto il resto.
Però mi passa, mi passa, giuro.

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