martedì 25 marzo 2014

L'amore che dura

Sono una persona terribile.
Per carattere ed educazione.
Sono tendenzialmente serena, equilibrata, paziente, incline a godere degli aspetti positivi della vita ed a non farmi travolgere dalle brutture e dal pessimismo.
Mi piace persino la gente, il che va detto, col mio lavoro, è sintomo sicuro di una qualche, gravissima, patologia psichiatrica.
Ovviamente, ho un numero di difetti tendente all'infinito, alcuni intuibili già ad un primo sguardo, altri faticosamente celati ai più.
Ho superficialità, menefreghismi, egoismi, insicurezze, paure, botte di irrazionalità, difficoltà nel distacco, cinismi...insomma un campionario vasto e variegato da cui manca solo e forse, l'inclinazione alla menzogna.
Un amico però, una volta, mi disse che non mento, perchè sono intimamente convinta di avere il pieno diritto di fare come mi pare.
Il che è vero, e potrebbe essere il mio difetto peggiore, se non fosse che io me ne attribuisco un altro:
non mi piace mostrarmi fragile, o meglio, non ho problemi ad ammettere le mie difficoltà quotidiane o le cicatrici dei lutti, ma per le inadeguatezze e le mancanze, per le sconfitte che bruciano, ho bisogno di un posto ben nascosto e della solitudine.
Sono fatta così
E nel mio caso, questa abusatissima ed autoassolutoria locuzione, non vale a mascherare l'incapacità ad agire un cambiamento.
L'ho già detto che sono egoista e menefreghista?
Ecco.


Da anni ormai, nella mia vita ci sono la paura, l'ansia, l'ipocondria, gli attacchi di panico, l'incapacità di affrontare la vita, di godere del bello, di raggiungere un risultato e dirsi soddisfatti, sia pure per un attimo, prima di ripartire per altre mete.
Non mie .
Ci sono stati supporti psicologici di vario tipo ed anche farmaci.
Ci sono stati abbracci che non scaldavano, il terrore dietro a chiamate a cui non veniva data risposta, scene madri, discussioni infinite in cui, deposti gli strumenti della ragione, ci si rivolgeva, inutilmente, a quelli delle emozioni, dei sentimenti.
C'è ancora, la fatica di essere quella forte, quella che regge, quella che è lo scoglio attorno al quale l'acqua turbina o le fondamenta del grattacielo che oscilla al vento.
L'ottimista di cui parlavo anni fa, quella che messa davanti al fungo atomico esclama "però fa un effettone!"
Ora che le cose vanno meglio, che la forza sembra essere tornata per restare, ora, sono io a scoprirmi fragile, terrorizzata da ogni alito di vento, da ogni circostanza, piccola e grande, che potrebbe di nuovo rompere l'equilibrio.
Passerà?
Certamente.
Per il momento però mi sento come una che ha assistito una persona cara in una lunga malattia.
Svuotata, insperabilmente felice e terrorizzata da una probabile ricaduta.
Ci sono, credo, stati mentali che una volta perduti non tornano più.
L'inconsapevole sicurezza con cui andavo per il mondo è uno di questi.




2 commenti:

  1. Siamo tutti più o meno terribili, è la consapevolezza che fa la differenza, certe volte è meglio non pensarci troppo... o almeno a me aiuta a volte fare lo struzzo.

    RispondiElimina
  2. A volte.
    Però a me disturba stare col sedere all'aria senza poter nemmeno controllare se qualcuno mi si avvicina da dietro

    RispondiElimina