giovedì 16 gennaio 2014

Bambini...di nuovo

Questa mattina, mentre come al solito, ero in attesa davanti ad una porta chiusa, ho letto un post su un blog dove curioso di altre vite e altri mondi (http://www.nonsisamai.com/2014/01/notizie-americane.html).
L'autrice raccontava di una discussione in corso nel suo paese in ordine alla possibilità di vietare l'ingresso ai bambini nei ristoranti di lusso.
Dirò subito che, da queste parti, una cosa del genere non è e non sarebbe possibile, pena il ritiro della licenza ed auguri.
I ristoranti, così come tutti gli esercizi aperti al pubblico non possono rifiutarsi di servire una persona che sia in grado di pagare per il servizio che offrono, perchè proprio l'offerta ad una pluralità indifferenziata di soggetti è considerata elemento essenziale dell'attività.
Dal teorico al pratico poi, non c'è dubbio, spesso c'è un abisso, ed infatti, nessuno dice niente, ma molti certo si impegnano a far sentire indesiderato questo o quell'avventore, questo o quel possibile cliente di cui non piace questa o quella caratteristica.
La notizia condivisa, però, mi ha fatto tornare in mente altre discussioni, via web e non, con cui mi è capitato di lamentarsi di quella che mi sembra diventare sempre più una sorta di subdola intolleranza verso i bambini tout court più che verso i comportamenti scorretti loro e di chi dovrebbe educarli.
E' una cosa che, in una certa misura capisco, al ristorante per esempio, l'avventore intento a godersi un buon pasto (ma veramente anche una schifezza qualsiasi) vorrebbe solo vedere sparire il bambino molesto che schiamazza o circola allo stato brado, e certo non gli interessa tutta la deriva sociologica che invece frulla in testa a me.
Anche a quell'avventore qualsiasi, che si gode il suo piatto compostamente seduto ad una bella tavola, utilizzando con sciolta eleganza l'impeccabile mise en place o, che più comunemente consuma ciò che ha scelto cercando di evitare di sembrare un troglodita davanti ad una semplice pizza, non può sfuggire l'enorme differenza che passa tra un bambino in quanto tale ed il fatto che lui si senta o sia, in effetti, molestato da un comportamento inappropriato.
Siamo sinceri, o solo un po' meno superficiali nei giudizio, ciò che infastidisce non è il bambino, ma le urla, le corse, il contatto con il cibo, i versi idioti di certi genitori idioti e via andare con tutta la fenomenologia del caso.
Esattamente quello che accade a chi si trova ad avere vicini di tavolo i quali, per (mancanza di) educazione, raggiunti limiti di età, difetti congeniti, varie ed eventuali, parlino tra loro come se a dividerli ci fosse un emisfero e non i canonici 60 cm di superficie piana.
Esattamente quello che può capitare a chi, come me sfortunatissimo, capiti di avere per vicini i partecipanti ad una cena aziendale, di addio al nubiliato/celibato, laurea, ritrovo di classe dopo decenni varie ed eventuali, in cui magari si eccede con le libagioni e con i "mi siedo accanto a te, ma poi mi sposto da lui, poi torno, poi vado".
Esattamente quello che può accadere quando, vicino a te a pranzo, c'è uno iperconnesso che non la smette più di sbraitare da solo nel suo smarphone.
Esattamente, infine, quello che ti capita se i tuoi vicini hanno un delizioso cagnolino a cui passano i bocconcini più prelibati, scelti dai loro piatti e porti con le mani, soprattutto se al pet i bocconcini sono piaciuti e ne reclama altri.
L'elenco è solo indicativo ovviamente e può continuare all'infinito.
Nessuno però si sognerebbe davvero, almeno credo, e per restare nell'esempio, di vietare l'accesso ai ristoranti, ai sordi, ai professionisti in trasferta dotati di congegni tecnologici e soli, ai gruppi desiderosi di festeggiare qualche loro ricorrenza e neppure, ormai e per fortuna, ai possessori di cani.
Devono essere ben pericolosi questi bambini se non si può concedere loro nemmeno il beneficio del dubbio.
Non lo sono, però, lo sappiamo se non altro perchè molti di noi sono stati bambini ed alcuni se lo ricordano anche, tant'è che uno degli argomenti spesso usati per dare ragione a certi afflati "isolazionisti" è che non c'è più l'attenzione verso l'educazione dei figli che c'era una volta e quindi è meglio che stiano nei posti pensati per loro.
Per una volta, sia chiaro, si deve intendere esattamente il periodo in cui erano piccoli loro e la mamma (certa gente il babbo non ce lo ha mai avuto o ce lo ha sempre e solo avuto distratto)  impediva loro di comportarsi come i selvaggetti che spero fossero, là dove non era il caso.
Quella santa donna, quindi, ha insegnato loro a stare al mondo, cioè, nello specifico, a mangiare al ristorante o comunque con altri commensali, frequentare un cinema, forse una chiesa o un museo, magari addirittura un teatro o una biblioteca e non solo un parco giochi, e lo ha fatto quando?
Ah si quando erano piccoli.
Questo però davvero non se lo ricordano.
Questa cosa non mi fa impazzire solo perchè, forte del mio motto, me ne frego e porto con me i nani ovunque mi pare sia il caso di andare considerando le nostre capacità e le nostre attitudini.
Del resto, quando un bimbo cresce allattato per le aule di tribunale, non ha certo poi problami a farsi un giro agli Uffizi (basta trovare in tempi rapidi la Chimera)






7 commenti:

  1. Sai dove non porto i bambini? A fare shopping, a meno che non debba provare loro dei vestiti. Al ristorante vengono, certo non si rimane più seduti a chiacchierare per delle ore, ma il tempo di mangiare almeno sì.
    Ho visto però che ci sono degli hotel che accettano solo ospiti sopra ad una certa età, e devo dire che capisco.

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  2. Io no Melinda, non capisco, o meglio, non lo trovo accettabile, ammettiamo i cani, ma non i bambini, bella mossa.
    E poi?
    Tipo a me quelli con la barba o villosi non piacciono, secondo me non dovrebbero entrare in piscina, con tutti quei peli, meglio lasciarli fuori.
    E gli smutandati? No dai orribili, sulle scale mobili non si possono vedere, stazioni vietate.
    E le iper cotonate? niente cinema o teatro con quelle cofane
    Vuoi che continui?
    Dopo di che, ognuno fa ciò che crede, neanche io porterei mai i nani in giro per negozi, perchè per noi non funzionerebbe (nè per loro, nè per me :) ) e ho il dentino avvelenato con chi li trascina a cena fuori (anche in pizzeria) per poi lasciarli imbambolati per ore davanti ad un tablet mentre si tirano le ore piccole (magari poi vantandosi di come sono bravi i loro figli), ma non mi faccio problemi a portarli in un buon ristorante se ce n'è l'occasione.

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  3. Mi è capitato di vedere questo limite in piccoli hotel di charme, saranno anche snob, ma credo effettivamente che una piscina, ad esempio, possa cambiare molto se frequentata anche da bambini. Ed in vacanza mi pare giusto poter scegliere, considerato anche il fatto che l'offerta è vastissima.

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  4. Ieri sera leggevo "Gli sdraiati", Michele Serra racconta di quando lui e suo fratello non erano ammessi alla tavola dei grandi, perché troppo piccoli e non abbastanza educati, così se ne rimanevano in cucina a mangiare semolino e creme caramel. Mi ha fatto sorridere e pensare al tuo post...

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  5. Questo commento è stato eliminato dall'autore.

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  6. Eh lo so, in alcune case borghesi decenni fa usava, la chiamavano "educazione all'inglese".
    Pare funzionasse: se c'era personale che supervisionava i nani mentre gli adulti mangiavano o se gli adulti cenavano dopo che i nani si erano addormentati.
    Mia madre mi racconta sempre che una sera, quando ero piccola, dei suoi parenti (che io, tuttora, non sopporto) ci invitarono a cena e noi tre andammo ammantanti delle migliori intenzioni.
    Quando arrivammo, scoprimmo che le loro due bambine avevano già cenato ed erano state chiuse nella loro cameretta, cameretta dove io non potevo andare perchè loro erano già pronte per la notte e da cui non potevano uscire per non disturbare la cena.
    Peccato che urlarono fino a cadere dalla stanchezza e dal nervoso.
    Di sicuro i grandi non si erano capiti, di certo ognuno ha diritto di educare i figli come vuole, ma altrettanto di sicuro, non ci siamo tornati più.
    Ed anche a me, del resto, è capitato una volta di andare ad una cena "elegante" con invito esteso al nano (all'epoca uno). Quando siamo arrivati abbiamo scoperto che i bimbi avrebbero cenato in cucina ed i grandi in sala da pranzo. Solo che il mio nano (e quella della mia più cara amica) non avevano un'età per cui la scelta poteva essere divertente o anche solo avere un senso, a dire il vero non era proprio stata pensata per quello, ma nell'ottica "via i bambini, parliamo tra grandi", che dire? Quando ho appurato che non avevano fatto tarzan con le tende di cucina ci sono rimasta davvero molto male

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