mercoledì 4 novembre 2015

Il senso del miracolo

Svuoto scatoloni.
Alcuni sono stati riempiti con metodo ed attenzione.
Altri sono stati stipati di fretta, con cose che si desidera conservare, ma non tornerannno utili per molto tempo, forse mai.
In fondo ad uno dei più grossi c'è una scatola di plastica leggera, si è un po' schiacciata col peso di ciò che stava sopra e la tiro fuori a fatica, perchè è incastrata,
E' trasparente ma di primo acchito si vede solo una massa di bianco, azzurro ed azzurrino.
So cosa c'è dentro e non ho tempo da perdere, come sempre.
Ma questo non è tempo perso, questo è uno dei simboli delle ragioni, delle mie ragioni.
La apro e tiro fuori un fiocco di tela aida, mani pazienti lo hanno ricamato con un nome lunghissimo ed una bella cicogna, altre mani, meno capaci forse, ma altrettanto amorose hanno composto un tripudio di azzurro per festeggiare un altro bimbo, anche lui dal nome lunghissimo.
Niente di sobrio, non era l'intento, servivano a fare trovare il portone alla felicità.
Insieme ai fiocchi di sono due tutine.
Minuscole.
Le sole taglia 0 che abbia mai comprato.
Le sole che abbia conservato.
Non hanno odore, non possono averne, eppure, se tuffo il naso nella stoffa (e lo tuffo), sento profumo di neonato, rivivo, dei parti, i soli minuti che contano, ripenso a quei giorni in cui ne avevo uno sempre addosso, la dolcezza, il piacere di allattarli con quegli occhioni a volte spalacanti a volte socchiusi e le manine che si aprivano e chiudevano come le zampe dei gattini quando fanno le fusa, le primissime scoperte, la reciproca, lunga e insieme brevissima, fase di conoscenza, perchè per innamorarsi bisogna prima guardarsi negli occhi, i minuti passati a sentirli dormire
Il senso del miracolo.
Di là, si danno lezioni di lotta.

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