mercoledì 18 novembre 2015

Parigi a casa mia

Attila ha avuto un incubo.
Nell'incubo eravamo a casa, c'era una festa piena di parenti ed amici grandi e piccini: tutti i compagni delle scuole, quelli del karate, del nuoto, dei corsi di lingua, una multitudine insomma, e mentre eravamo tutti lì (a pestarci i piedi, immagino) qualcuno senza faccia nè nome ha inizato a mitragliare dall'alto, poi forse a bombardare, e c'era sangue ovunque, brandelli di carne viva, bambini morti, adulti agonizzanti.
Un incubo di quelli brutti davvero, tanto più brutti perchè veri.
Niente draghi o dinosauri sanguinari, nessun extraterrestre verde, nessuna generica paura ad attanagliare la gola e fare spalancare gli occhi.
E' così grande, così forte e così sereno in questo periodo, che è stato strano ritrovarselo tremante addosso, bisognoso del contatto fisico, dell'odore della mamma, del tono più che delle parole.
Mi ha detto che a scuola, i compagni parlavano di terza guerra mondiale, del Papa che avrebbe detto chissà che, dei terroristi e dei musulmani, della religione come di uno spartiacque: la nostra e quella altrui.
Gli ho detto che in classe con lui ci sono, e ci sono sempre stati bimbi musulmani, che uno è ebreo (infatti, dice, sostiene che è per quello che lui ha il pisello diverso, e a me viene da ridere), che non mi pare una buona idea distinguere così le persone, che dovrebbe imparare a giudicare le azioni e non la fede, che tutte le religioni inneggiano alla pace e tutte hanno scatenato guerre.
Prova a dirmi che non è vero, che i buddisti no, glielo ha detto lo zio e io demolisco anche questo mito chè diglielo a quella minoranza dal nome impronunciabile, musulmana, in Birmania, che i buddisti sono garbati e poi vedi che belle foto ti mostrano.
Ma non va bene.
Non è questo.
Non voglio che impari che tutti gli uomini sono belve, o possono esserlo.
Anche se è vero, anche se prima o poi, vorrei che lo capisse, che non facesse mai l'errore di pensare che "lui mai" perchè è diverso, ma imparasse a scegliere che "lui mai" perchè ha capito.
Vorrei che si sentisse libero di avere paura di ciò che non conosce, che non gli somiglia, ma che trovasse il coraggio di guardarci dentro e la forza di distinguere tra la paura che ha un senso e quella che è pregiudizio, razzismo, chiusura, superstizione, stupidità che fa danni.
Vorrei che non avesse più incubi, ma se deve averli, ecco, allora sono contenta che in quegli incubi, insieme a Jacopo e Vieri, ci siano anche Indrit e Toshiro 
Perchè niente distrugge i preconcetti più dell'esperienza, se di esperienza ne fai abbastanza.

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