venerdì 2 ottobre 2015

Non sono tutte belle le mamme del mondo

Mi capita molto spesso di sentire frasi autoassolutorie che potrei riassumere con l'assunto: le mamme non sbagliano mai, agire in un modo o nell'altro cambia poco, se c'è l'amore di mamma, quello basta.
Ecco, volevo dire, che non è così.
E non mi riferisco a quelle che maltrattano, torturano, abusano, vendono, prostituiscono, ammazzano i figli.
Ai mostri della vulgata popolare, che non si sbaglia, ma neanche si sforza.
Mi riferisco a quelle che li amano, li accudiscono, li curano e così facendo gettano ottime basi per renderli insicuri, pieni di sensi di colpa, arroganti, maleducati, frustrati, aggressivi, passivo-aggressivi, egocentrici, narcisi, fragili, incapaci di accettare se stessi e/o il prossimo, depressi, devastati, inetti alla vita, sofferenti.
A quelle che li educano col bastone e la carota, tra regali e punizioni, senza dialogo, a quelle autoritarie, a quelle che pretendono per amarli che si conformino al loro ideale, a quelle che li vedono come lo specchio su cui riflettere la loro strabordante personalità o che ne fanno il masso su cui poggiare le loro enormi insicurezze, alle bigotte che negano la sessualità fin dalla più tenera infanzia: il corpo in quanto tale come fonte di vergogna, a quelle che picchiano ed a quelle che si vantano di non averli mai toccati, ma li cancellano, li ignorano, li rifiutano se non fanno i "bravi", a quelle che "se fai così, la mamma soffre", a quelle che li spingono all'inverosimile, per piacere alle quali devono eccellere, quelle che li vedono come lo strumento per arrivare dove, loro, con le loro capacità, non sono arrivate, a quelle per le quali devono essere perfetti, a quelle che non sono in grado, a quelle che non vogliono, a quelle che un  figlio è uno strumento di pressione in più, a quelle che l'hanno fatto e questo solo le rende competenti, a quelle che bastano loro e il babbo non conta.
A tutte questo, vorrei dire che no, l'amore di mamma non basta proprio per nulla.
Son cazzate

4 commenti:

  1. Eh già, sono proprio cazzate. E magari la gente comincia a metterselo in testa.

    Da figlia, ho scritto proprio qualcosa in merito tempo fa:

    http://comeprendereuncaffe.blogspot.it/2015/06/figlia.html

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    1. Me lo ricordo.
      Ed ecco la cosa che mi colpì di più allora e che mi risuona in questi giorni, per ragioni familiari è l'incomunicabilità ed anche, spesso, l'inconsapevolezza con cui un genitore crea e mantiene in piedi piccoli inferni dipinti come sepolcri imbiancati o, se preferisci, come certi mulini bianchi a cui era stata rifatta solo mezza facciata (è non troppo lontano da qui, quindi lo so)

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  2. Ah, quante sante parole! E lo dico con piena consapevolezza, mettere al mondo un essere umano non rende immediatamente capaci di crescerlo come lui avrebbe bisogno, io almeno non lo sono stata.
    Però ho continuato a farmi domande finché qualcosa ha iniziato a funzionare, perché il punto non siamo noi ma loro, che noi le nostre frustrazioni ce le dobbiamo gestire e non crearne a cascata sulle nuove generazioni. Basterebbe un po' di sano distacco, che l'onnipotenza è noiosa oltre che dannosa :)

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    1. Una cosa, io da quel pericolo non mi chiamo fuori Marzia, sono una persona come le altre con pregi, difetti, frustrazioni e aspirazioni, illusioni ed errori di valutazione.
      Non è questo, in questo senso penso anch'io che tutti facciamo ciò che sappiamo e possiamo e, persino, che essere fallibli possa essere una risorsa.
      Penso anche che quella dei "genitori terribili" non sia una spiegazione valida e sufficiente per un adulto, dura per quanto possa essere, non sei diventato un escremento perchè mamma non ti ha allattato fino ai vent'anni o non ti teneva la mano al torneo di bocce o non c'era la prima volta che ti sei truccata. E lo dico con cognizione di causa.
      Però è un fatto che conosco bene per ragioni familiari quello per cui trovare un equilibrio, una serenità, quando sei stato cresciuto in certe dinamiche, sono state le sole che hai conosciuto e quindi le hai vissute come "normali" a lungo, è difficile e doloroso per te e per chi ti vive accanto, si rischia di andare in pezzi.
      In questo senso certe autoassoluzioni, certe inconsapevolezze colpevoli, mi urtano non poco.
      E lo fanno perchè creano dolore che diventa dolore e lo alimenta, perchè poi c'è un rifiuto che è una risposta che non si comprende e fa stare male, magari in tarda età, ed quel dolore dà dolore, e sensi di colpa, e quelli rabbia e anche fuga, rifiuto....e insomma oh, io non ci arrivo, non li capisco certi meccanismi, io sono troppo superficiale, semplice, piana e se le cose non vanno di solito cerco di risolverle non sto a dire che non c'entro nulla, che voglio bene.
      A che serve volere bene se non serve?
      A che serve amare se non ami in modo che l'oggetto del tuo amore, lo senta?
      Ami te stesso, così.
      E te ne lamenti pure

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