lunedì 4 maggio 2015

Expo si, expo no, expo boh!

Le immagini le hanno viste tutti, credo un po' ovunque e chissà, forse, qualcuno per completezza di informazione, si direbbe, avrà fatto circolare anche quelle del giorno dopo con la gente che puliva ed i soliti numeri ballerini della questura (10000,00 - 15.000,00 - 5000,00?).
Non è che mi importi molto.
Non so giudicare la bontà dell'inziativa, in termini di ritorno economico, non ora almeno.
Certo questo va detto, se prima non pensavo neanche di andarci, ora un po' di voglia me l'hanno fatta venire: i padiglioni sembrano davvero belli, la varietà di prodotti alimentari offerti pressochè sterminata e le ragioni contrarie portate avanti in modo così follemente sbagliato da solleticare più di una reazione, puramente emotiva, di senso opposto.
Al solito, sotto certi aspetti è un peccato perchè molte delle istanze critiche sono interessanti ed in alcuni casi più che condivisibili.
Non parlo della contestazione secondo la quale non ha senso fare un esposizione universale sul tema del cibo, perchè una simile manifestazione è meno che inidonea a dare soluzione al problema della fame nel mondo.
Sono decenni che abbiamo la FAO e, mi pare, che a volere essere onesti, prima di invocare il blocco di una roba dalla durata semestrale, dovremmo discutere di un carrozzone che esiste da decenni, drena una quantità impressionante di fondi e si è dimostrato assolutamente incapace di portare a casa risultati, non dico risolutivi, ma almeno di un certo spessore.
Non mi pare che dalle expo precedenti siano emerse soluzioni globali che abbiano stravolto il pianeta.
Torre Eiffel esclusa, naturalmente.
Non parlo nemmeno delle solite e tristissime questioni relative ai costi, mazzette, malaffare, varie ed eventuali, chè diciamolo, l'idea di bloccare tutto e per sempre, è sintomatica dello spessore intellettivo di un sacco di politici, sindacalisti e intellettuali, non solo italici.
Dalle mie parti siamo notoriamente rozzi, e ricordiamo ancora il gesto di un marito geniale che, intendendo fare dispetto alla moglie, operò un taglio drastico senza considerare le possibili conseguenze a suo danno.
Ciò che meritava e merita tuttora di entrare nel dibattito era ed è ciò che attiene all'uso ed all'abuso delle risorse, al loro accesso ed alla loro distribuzione anche in posti non sospetti, all'uso del pianeta anche attraverso un tipo di agricoltura che si è fatta industria e non considera la specificità di ciò che commercia.
Si potrebbe parlare di biodiversità, dei problemi delle monocolture intesive, delle deforestazioni per la produzione, tra l'altro, dell'olio di palma (mangiatevelo voi, sia detto per inciso), del fatto che nell'America settentrionale ormai non esistono praticamente più api selvatiche e questa, lungi dall'essere una bischerata (lo so rompono anche le scatole) è una bella rogna, chè sono le api a fare il 70-80% dell'impollinamento in natura e così via.
E non per dare addosso alle multinazionali, per radicalchicchismo, fricchettonaggine o che ne so.
Affatto, anzi, sarebbe anche il caso di dire che non si stava per niente meglio quando si stava peggio. Ciononostante si potrebbe comunque cercare di evitare di tornare a stare peggio, sebbene in altro modo, illudendosi di stare meglio e vedere di permettere anche ad altri di condurre un esistenza decente, chè, per dire, i paesi con più popolazione obesa al mondo, guarda caso, sono paesi del pacifico occidentale in cui le abitudini tradizionali sono state sostituite, anche a causa della povertà, con alimenti confezionati, conservati o cotti in modo discutibile nel più puro stile junk food.
E poi ci sono i milioni che non hanno accesso a cibo e, soprattutto acqua,
Certo sono questioni da affrontare non bruciando macchine e sfasciando vetrine, perchè come dicevo a me, che sarò pure la peggio borghese del circondario, passa la poesia e penso che bisogna essere pirla bene (per citare un babbo che devo conoscerlo bene il suo bambino sebbene poi lo lasci libero di andare alle manifestazioni e fare certe dichiarazioni ai giornali) per ridursi a fare casino per fare casino.
(La prossima volta, se posso permettermi, suggerisco di indirizzarlo verso uno spigolo, di quelli rinforzati con le barre di metallo, ed invitarlo a prenderlo a capocciate finchè non ottiene un arco perfetto).
Detto questo al solito, c'è il discorso "commenti sul web" e "dichiarazioni" ufficiali, nonchè ufficiose.
Emmammammammamia.
Tra i "solo in Italia" (e se fai notare chessò Francoforte poco più di un mese fa, avverti il vuoto da "le notizie dall'estero le leggo sulla Gazzetta"), e i soliti esperti pronti a dare buoni consigli non sapendo dare alcun esempio per cui dovevano ammazzarli di botte/sei un fascista pensa alla Diaz/hanno fatto bene almeno li hanno fatti emergere per ciò che sono/dovevano impedirgli di manifestare/dovevano permetterglielo ma solo in periferia/si è evitato il peggio/facciamo al solito una brutta figura perchè siamo incapaci di fare qualsiasi cosa dove vivo io non sarebbe mai successo (sarà la Cina? l'Arabia Saudita? C'è da chiederselo)
Il mio preferito però, lasciatemelo dire è stato il governatore della Lombardia, uno che il giorno dell'inaugurazione di un'esposizione universale con oltre 140 paesi cosa ha pensato di lamentare?
Ma è ovvio la mancata sospensione degli accordi di Schengen.
Geniale.
Cioè geniale anche così, decontestualizzato, ma se uno pensa che prima, costui è stato ministro dell'interno, allora una simile opinione diventa un capolavoro assoluto, tanto che, quasi quasi, Alfano non ne esce malissimo.
Ce ne voleva, diciamocelo

4 commenti:

  1. Effettivamente i padiglioni sembrano molto belli, è venuta anche a me voglia di visitarli, magari tra un paio di mesi, sperando che nel frattempo non crolli tutto.
    Certo mi sta sulle scatole che McDonald sia sponsor, come il solito bisogna turarsi il naso e passare oltre (sull'olio di palma non passo oltre, a casa nostra è bandito da tempo).
    Riguardo agli scontri non mi hanno stupita, si sa che bastano pochi esaltati a "fare macello e spaccare tutto", magari in Tg e web avrebbero potuto parlare anche d'altro, so tutto sul pirla e poco su tutto il resto. Dovrei tornare a comperare il giornale, oggi in particolare devo passare in edicola, chissà che capisca qualcosa sulla nuova legge elettorale.

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  2. Guarda Melinda secondo me se non crollano subito non crollano più.
    Lo sai come vanno le cose in Italia no? Se duri qualsiasi cosa tu sia o faccia diventi eterno (lo conosci il detto su politici, monumenti e puttane no?)
    Quanto a McDonald ed ai suoi simili, io la vedo così: non li frequento e non li scelgo per un pasto mio o della mia famiglia, ma non trovo siano dei mostri assoluti tant'è che se un amico di questo o quell'unno ci festeggia il compleanno andiamo senza troppi problemi.
    Una volta l'anno non fa male niente, tranne il mito del proibito che rischia di esaltare la curiosità.

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  3. Non sono così rigida nemmeno io, li porto i bambini ai compleanni al Mc, ma se andiamo noi a mangiare panini e patatine decisamente scelgo un pub, almeno mi bevo una buona birra. So che devo stare attenta a non creare l'effetto proibito con i bambini, un dubbio mi è venuto quando mia figlia mi ha detto che quando avrà la paghetta per prima cosa si comprerà quelle barrette con dentro la Nutella che ora continuano a pubblicizzare...ed il resto probabilmente lo dividerà tra McDonald e vestiti con stampe orribili e paillettes :-)

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  4. Coattona inside, insomma!
    Posso dirtelo? se l'antagonismo e la contrapposizione adolescenziale stanno in una maglia dalle stampe orribili e in un panino molle dal retrogusto di alcool etilico, è segno che avete fatto (e state facendo) un gran lavoro.
    Per il resto sono d'accordo con te: non è il panino o le patatine il problema è come sono fatti, con che ingredienti e di che sanno.
    Pensa solo alla panna montata: la compri fresca e la monti, è grassa e basta, compri quelle orribili bombolette spray ed il contenuto di grassi è l'ultima cosa di cui devi tenere conto.
    Isnomma, io spero che allenare il gusto aiuti poi a scegliere e conoscere, non una tantum, ma nella maggioranza dei casi.
    Dopo di che ognuno ha il "troiaio" del suo cuore

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