venerdì 10 aprile 2015

Un po' scossa

Sono un po' scossa per la sparatoria di ieri al palazzo di Giustizia (oggi la sento maiuscola) di Milano di ieri.
Lo sono, banalmente, perchè una cosa del genere può capitare a tutti quelli che lavorano con la vita delle persone e suscitano, volenti o nolenti, con i loro atti le loro reazioni.
Parlando per me, poi, non posso ignorare che io stessa come tutti gli avvocati almeno una volta, ho rimesso un incarico perchè il cliente pretendeva di mettermi le parole in bocca, si sentiva più bravo tecnicamente di me, pretendeva cose impossibili, non pagava, faceva umanamente schifo (ad ognuno secondo i suoi parametri), era inquietante (qualsiasi cosa significhi) e così via.
Mio marito fu minacciato da un cliente in udienza anni fa, ne parlammo, sporse querela e tenne la schiena come deve stare.
A volte però non è una buona idea e non credo che avrei potuto sopportare di avere detto le parole di incoraggiamento che gli dissi se quello oltre che idiota si fosse rivelato anche pericoloso.
Una mia cara amica si è vista calare sulla scrivania una pistola d'ordinanza durante un incontro con due separandi: semplicemente il marito riteneva che moglie e avvocato fossero in combutta e intese di chiarire così la sua posizione.
Si trattava di uno stimato esponente delle forze dell'ordine, non di un pericoloso pregiudicato ma, del resto, che essere stimati non basti per essere anche razionali, coerenti ed attenti al benessere altrui è un fatto che la cronaca ci ricorda giornalmente con notizie che arrivano da tutto  mondo.
Poi si, per carità, ci saranno le solite polemiche su polemiche, storie sui controlli e non controlli, una babele di critiche per i varchi dedicati agli avvocati (magistrati e cancellieri, li esentiamo o no?), perchè è giusto e sano che l'attenzione si sposti e chissà, magari faranno qualcosa di meglio per Milano.
A Firenze è già diverso Gotham è nuovo di pacca, i controlli ci sono e so che stanno valutando di farci entrare strisciando i tesserini ai tornelli per il personale sfruttando la tecnologia con cui ci accreditiamo ai convegni.
Non è questo: il palazzo di giustizia è oggettivamente il posto potenzialmente più pericoloso in cui una persona qualunque può liberamente entrare in un paese come l'Italia ed al netto delle facili battute, ci sono decine di persone legittimamente armate, non è che sia sufficiente escludere le armi portate illegalmente per risolvere il problema.
E non è solo questo, storia e cronaca, di nuovo, ci dimostrano come purtroppo persone armate e decise siano riuscite ad entrare nei posti (che immaginiamo) meglio difesi al mondo dal Pentagono a Fort Knox, per dirne due.
Alla fine poi, non me ne importa neanche granchè, avvocati e giudici sono stati uccisi molte volte, in questo ed in altri paesi, per la funzione che ricoprivano o le idee che avevano.
E' che mi pare, da un lato, assurdo ammazzare l'avvocato di una bancarotta fraudolenta e un giudice fallimentare. lavori oscuri, pratiche comuni, nessun brivido, nessuna ribalta.
Dall'altro, mi pare imperdonabile farlo in un aula di Giustizia.
Mi suona come il simbolo del rifiuto di sottoporsi alle leggi, e prima, alle regole del vivere comune, il punto estremo di questa continua corsa all'autoassoluzione, alla deresponsabilizzazione, della pressante pretesa di essere stati sempre rovinati da qualcun altro, mai di avere fatto un errore, una scorrettezza.
E lamentele, lamentele una via l'altra.
Una tristissima noia.
Come me oggi che sono stata 10 minuti muta, mentre a Milano commemoravano i morti e noi sospendevamo le udienze.

http://www.ansa.it/sito/videogallery/italia/2015/04/10/spari-tribunale-madre-appiani-non-era-una-marionetta_ac1a86af-ffc1-4f28-865f-496f51552b62.html
  

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