mercoledì 8 aprile 2015

Pasqua con i tuoi

Siamo qui, nel mezzo di una piccola navata, ti sto abbracciando stretta, perchè quello disteso nella bara, dietro di te è tuo padre e nessuno si sarebbe aspettato che se ne andasse così, all'improvviso, il primo d'aprile, scombinando i riti pasquali al vostro affranto parroco.
Ti sussurro le mie scuse, non ti ho chiamato, non ho avuto coraggio, volevo esserci non dirti frasi che mi sarebbero suonate vuote al telefono.
Tu mi guardi, abbozzi un  sorriso, dici che non importa, che immagini il mio stupore e poi, dall'alto della tua incrollabile fede e dei decenni di frequentazione con l'ambiente, mi fai: "hai visto? ha fatto come ha voluto anche questa volta. Lui e i suoi scherzi da prete!"
Trasalisco, insomma dai è così inappropriato, in bocca a te, poi, è quasi sacrilego, ma mi viene da ridere perchè me lo ricordo bene il tuo amorevole tiranno.
Ora, però tutte le volte che penserò a quanto siamo diverse e che potrei urtare la tua sensibilità, ti rivedrò mentre mi dici una cosa così, fuori contesto, in chiesa, davanti alla bara di tuo padre.
Una cosa che avrebbe potuto dire una come me.
Com'è che mi scrivevi tempo fa?
Ti voglio bene?
Ecco.
Ma non ti ci abituare a tutte queste smancerie chè poi mi vengono le bolle verdi

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