lunedì 23 febbraio 2015

Processo partecipato per l'edilizia scolastica

Attenzione: questo è un post serio, almeno nelle intenzioni
Credo di averlo già detto, l'amministrazione del paesello ha deciso di costruire un nuovo polo scolastico  in sostituzione dei tre edifici attualmente destinati allo scopo.
I miei figli non vanno a scuola nel paesello, quindi, come mi è stato già gentilmente fatto notare potrei fregarmene.
Non me ne frego proprio per nulla invece, perchè il plesso è uno, perchè ci metto mezz'ora a spostarli in una scuola migliore se c'è (soprattutto Totila che dovrebbe entrare alla primaria proprio nell'anno di inaugurazione della nuova struttura), e perchè canoni di locazione e costi di gestione vengono coperti con tasse ed imposte quindi li pago pure io.
Inoltre quelli del comitato genitori mi hanno incastrato.
Il Comune ha scelto di condurre la fase di progettazione attraverso un processo partecipato che coinvolge studenti, personale scolastico e popolazione.
Scopo del processo partecipato è 
- l'approfondimento delle esigenze e i bisogni dei soggetti che “abiteranno” la nuova struttura: alunni, insegnanti, genitori, personale scolastico, operatori. 
- l'educazione delle giovani generazioni alla cittadinanza attiva, favorendo le loro capacità progettuali e decisionali e valorizzando la loro creatività diffusa. 
- la sollecitazione nella comunità, del senso di responsabilità e di appartenenza nei confronti degli spazi e delle opere pubbliche
Il tutto per ottenere: 
- Forte correlazione fra progetto architettonico e progetto didattico
- Soluzioni progettuali innovative dal punto di vista didattico e pedagogico, coerenti con le esigenze di tutti coloro che “abitano” la scuola. 
- Miglioramento delle strutture scolastiche e, di conseguenza, dell’offerta formativa locale
 All'inzio, a sentir parlare di tutto questo e della sua elaborazione attraverso tavoli, laboratori, proposte, ho ghignato, perchè insomma, è bene dirlo, qui non siamo in un qualche stato del Nord Europa avvezzo alla partecipazione (o comunque che noi percepiamo così), questa è la regione, la provincia, la zona delle risse verbali e dei progetti presentati quando sono bell'e finiti, in power point.
Immaginavo quindi uno scenario da commedia dell'arte in cui ci si parla addosso, soprattutto discutendo dei massimi sistemi o di tutt'altro, mentre il progetto è già stato, in realtà, deciso.
E forse sarà anche così, ma sono giunta alla conclusione che stare a casa e disinteressarsene, è un buon modo per essere certi che la decisione sarà calata dall'alto.
A dispetto della mia diffidenza, l'esperienza è stata, almeno per ora, davvero piacevole ed interessante.Non ho avuto accesso alle sessioni di docenti e personale scolastico e non posso neanche parlare per le attività che stanno interessando bambini e ragazzi dai 5 ai 14 anni, ma posso dire che gli incontri riservati a genitori/associazioni/abitanti della zona interessata, hanno fatto uscire cose di buon senso e di eccellente stimolo.
In sostanza, il processo funziona così:
1) amministrazione pubblica e progettisti hanno individuato dei temi su cui la popolazione può avanzare proposte. Nel nostro caso si tratta di quattro macro aree di discussione: 
* accessibilità e mobilità sostenibile; 
* parco, spazi esterni e verde didattico; 
* ciclo di vita dei bambini (andare a scuola, imparare, mangiare, uscire, giocare, ecc.) 
* aspetti didattici e pedagogici di ambienti interni, arredi e finiture.
2) personale, alunni ed adulti, ognuno in incontri e con modalità adeguate, discutono in tavoli tematici idee, proposte e desideri da avanzare ai tecnici incaricati di trovare le soluzioni
3) le proposte vengono valutate ed utilizzate per la stesura di un progetto di massima: quelle ritentue idonee vengono concretizzate, quelle respinte devono essere oggetto di adeguata (ed intellegibile) motivazione
4) il progetto di massima viene sottoposto, prima al tavolo di garanzia che ne valuta la corrispondenza ai desiderata e le ragioni addotte per i rifiuti e provvede ad eliminare eventuali tecnicismi che rendano difficile la comprensione (supercazzole semplici o qualificate e co.)
5) successivamente viene sottopsoto alle categorie di interessati e discusso perchè vi vengano apportati gli aggiustamenti del caso.
6) entro metà maggio,  si arriva (forse un po' sudati) al progetto definitivo cui segue la realizzazione.
Faccio parte del tavolo di garanzia (grazie ragazzi) e sabato scorso ho avuto il compito di girare tra i tavoli in cui si discuteva di aule con pannelli mobili per accrescere lo spazio e coinvolgere gruppi classe più numerosi o restringerlo per lavorare a isole, lezioni frontali e forme di didattica più attiva, interazioni tra metodi, e riferimenti a Montessori, a Steiner ed un sacco di altra gente, laboratori, parcheggi a distanza con passaggi protetti, pedibus, ciclabili, tetti verdi, depuratore per osmosi (si vi prego, chè così l'abbozzano di trapanarmi con il fatto che danno ai bimbi l'acqua del rubinetto), sistema wi fi accessibile, ma protetto, dialogo tra la zona giochi/svago/sport dell'isituto e parco pubblico circostante, realizzazione delle strutture in modo che possano essere utilizzate dalla cittadinanza anche per attività non prettamente scolastiche e non necessariamente gestite da associazioni sportive organizzate, autosostenibilità, costruzione con materiali leedgold, estensione dell'esperienza dell'orto scolastico anche nel paesello e non solo dove vanno gli unni e via e via.
Pensavo di dovere sedare risse, invece, con mio sommo stupore, a parte tre o quattro, il cui unico interesse era contestare la scelta dell'area, ho trovato persone interessate e qualificate.
Immagino che gli altri siano rimasti a casa a guardare qualche programma del sabato sera.
E ne sono, egoisticamente, felice.
In tutto ciò gli unni e gli altri bambini giocavano, creavano e leggevano nella stanza della biblioteca dedicata ai ragazzi con due fanciulle dall'aria angelica e la resistenza del titanio.
Forse ho sognato

 

4 commenti:

  1. Se hai sognato è stato davvero un bel sogno ... in stile svedese.
    Una scuola come quella che descrivi, dove lo spazio fisico si fonde con le esigenze di una didattica nuova (per noi), ecco quello che serve per "la buona scuola".
    E' triste doversi stupire di incontrare persone interessate e di buon senso, ma tu ci dimostri che esistono e che forse riuscirete a far prevalere queste buone idee per il bene dei vostri bambini.

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  2. Speriamo. Sono un po' come San Tommaso, se non tocco, non credo.
    Ciononostante penso anche che sia l'ora di smetterla di criticare e lamentarsi degli "altri" quando noi non ci interessiamo a niente ed aspettiamo che la manna scenda dal cielo.
    La possibilità c'è, vediamo se si può sfruttarla
    Aggiornerò

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  3. utopia che fa ben sperare, diciamocelo!

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  4. Patalice cara, io sono di Firenze.
    Lo sai cosa dicono dalle mie parti di chi visse sperando?
    che morì ca.....do (non è cantando)
    Però si dai, speriamo, con occhi ed orecchie aperte, magari.
    PS ho capito bene, stai "facendo" casa anche tu?

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