giovedì 24 aprile 2014

Di laTosca e delle mie tante nonne

Ieri sera mentre cuocevo i ceci e mi lasciavo, come sempre, fregare dal binomio pentola che cuoce legumi/acqua che bolle, ora sì (e si rovescia sui fornelli) ora no (e mi restano duri come pallettoni), pensavo che devo andare a fare visita alla Tosca.
Sono passati giorni ormai da quando la mamma mi ha detto che è caduta e si è rotta il femore, sarà tornata a casa.
Non ho voglia di andare a trovare laTosca, non ho voglia di vederla inferma, vecchia e un po' più pronta per il gran salto.

Ci andrò, però, perchè glielo devo e me lo devo.
Parleremo dei nani-che-crescono, di suo nipote che-fa-il-vino-in-posti-dove-manco-sanno-cos'è-l'uva, mi sussurrerà, come sempre, che appena sta meglio quella lì (una dolcissima ragazza dell'est) se ne dovrà tornare a casa sua, scherzeremo sul fatto che lei, e la sua quinta elementare, mi hanno insegnato tutto ciò che so e mi garantirà che se mi servono due o tre ripetizioni, è ancora disponibile.
LaTosca è una delle mie nonne, una nonna del cuore perchè non siamo parenti, siamo qualcosa in più.
Un abusato proverbio affricano dice che ci vuole un intero villaggio per tirare su un bambino.
Ecco per me è stato così.
Oltre alle mie due, ho avuto altre cinque nonne, due erano madre e figlia: laLia e laSara e stavano al piano di sopra.
Erano il mio spazio giochi nei lunghi mesi di malattia ed anche il porto sicuro in cui rifugiarsi quando la mamma mi faceva uggia.
E' da loro che sono corsa quando, avrò avuto tre anni, dissi a mia madre che non la sopportavo più e sarei scappata di casa. Lei non fece discorsi: mi aprì la porta e sibilò "vai".
Eh a guardarla ora! La nostra nonna di zucchero all'epoca era un generale, io almeno ai nani faccio mettere le scarpe e scegliere un gioco per ricordo!
Con la Tosca invece avevo un altro rapporto: lei non era, non è, donna da ricamo alla finestra, lei era quella dei boschi e delle passeggiate, quella delle avventure vere o sognate.
Per raggiungere casa sua dovevo andare per strada, era roba da grandi, e allora prima la chiamavo dalla terrazza, poi informavo mia madre, infine scendevo le scale, aprivo il portone dell'androne condominiale e mi affacciavo. A quel punto mia madre era già di vedetta alla finestra del salotto e lei sorridente mi aspettava sull'uscio di casa.
Saranno stati 20 metri, ma io avevo si e no quattro anni, era un brivido di pericolo e libertà.
E quella, la libertà, era la chiave: laTosca era tutto Salgari e qualcuno disposto a leggermelo, era un cane vero da coccolare ed era anche un pomeriggio ai giardini pubblici quando mamma non poteva o voleva andarci: lei, che c'era già, stava sotto alla terrazza della cucina, mia madre mi sollevava e mi calava attravero i fili dei panni ed io ero una specie di eroina mitica: nessuno dei ragazzini, mai, ha potuto vantare un ingresso più scenografico del mio.  
Poi c'erano laMarta della porta di fronte che faceva la ragioniera e mi sentiva le tabelline con i quiz, e laFrancesca del pianterreno che mi faceva dipingere e scarabocchiare perchè i disegni dei bambini sono sempre belli e lei figli non ne aveva avuti.
C'erano pentole che andavano e venivano per le scale, e frasi del tipo "ho fatto la ribollita, so che alla mimma piace tanto", "ho cotto i ceci/fagioli (con il sottinteso: "so che con i tuoi si può sparare alle lucertole"- scusa mamma), e poi lumache, inzimino, cacciucco, insomma tutto quello che si fa in grandi quantità e richiede molto tempo.
E poi, ovvio, il tempo è passato, per me e per loro: sono invecchiate, si sono ammalate, io me ne sono andata, e anche loro, purtroppo, ma porterò sempre nel cuore ciò che mi disse il presidente della mia sessione di laurea quando mi strinse la mano e, alla vista della mia enorme claque, divertito dal mio imbarazzo, commentò "ma quanti sono? Lei è molto fortunata, lo sa?" 
Già.

2 commenti:

  1. Davvero fortunata.
    PS: io i ceci li prendo già lessati in barattolo...brutta cosa vero?

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  2. No, perchè?
    Anch'io uso legumi in scatola quando ho voglie estemporanee, se però ci penso per tempo me li lesso da me, fagioli e ceci che brontolando sobbollono, fanno compagnia e anche podere di campagna e massaia tradizionale no?

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