martedì 5 giugno 2018

Pollice opponibile

Sono seduta in sala d'attesa.
Le pareti azzurre, il pavimento blu, le luci fredde, necessarie in questo piano interrato, mi fanno sentire in uno strano acquario di plastica.
Fluttuo verso il distributore di schifezze nell'angolo e prendo una coca, dovrebbe aiutarmi a tenere sotto controllo la nausea.
Non ti vedo da quando sei salito sull'ambulanza, ma non sono preoccupata per te, eri vigile e reattivo.
Mi preoccupa la tua mano, il tuo dito.
Distrattamente stringo e rilascio la lattina.
Sono gesti così banali, automatici, li facciamo migliaia di volta la giorno.
Ti rivedo.
Urli di là dal vetro della porta, hai sangue dappertutto e con una mano stringi forte l'altra, sei bianchissimo.
E poi ti accasci.
Il mio cervello razionale ci mette un po' a capire, ma l'amigdala ha già trovato le chiavi e sta chiamando il 118.
Ti hanno portato al pronto soccorso di Careggi, in codice rosso, tu dentro ed io fuori.
Nell'edificio di fronte, mi hanno detto, c'è chirurgia della mano: "sono giovani, signora, bravissimi, noi si "comprano" da tutta Italia. Come i calciatori", scherza l'infermiere a cui chiedo notizie.
Sfortuna che io sono cresciuta sentendo parlare di ossa rotte e tendini andati in fuori gioco, saranno anche bravissimi, ma ridurre e ricucire, non sempre vuol dire restituire funzionalità
Aspettiamo-

1 commento:

  1. Un abbraccio Ciacco, da una la cui rotula rotta ci sta mettendo davbero troppo a riprendere funzionalità 😘

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