lunedì 10 luglio 2017

Palpiti

Lei è minuta, magra, non è un tipo che spicca nella marea del centro estivo.
Solo se ci si prende la briga di guardarla, si nota che ha occhi meravigliosi, allungati, profondi, da gatta, e si muove con una grazia affascinante, più da ballerina classica che da pallavolista.
Avendo tempo da perdere, e volendolo perdere ascoltandola, di potrebbe scoprire che è pacata, ma tutt'altro che remissiva, ha i sogni enormi dei bambini e la determinazione implacabile di chi si affaccia alla prima adolescenza senza avere introiettato alcun limite,  è' dolce di quella dolcezza che non è smanceria o bamboleggiamento, ma dono dello spirito.
Attila la guarda e la ascolta con la faccia di chi non sa cosa gli stia capitando.
Lui, che ha passato gli ultimi due anni a dirsi "innamorato" della prima della classe, scambiando ammirazione e divertimento intellettuale per una cotta, siede accanto a questa nuova amica mentre intorno impazza la festa dei saluti.
Sussurrano.
Mi ha confidato, giorni fa, che lei si è dichiarata mettendo le mani avanti: mi piaci, ma so che non ti piaccio, non te ne devi preoccupare.
E lui è rimasto così, senza parole, lusingato, stupito, confuso, invaso da un mondo di sensazioni, emozioni, forse fantasie a cui non sa dare un nome e nemmeno trovare un posto.
Nessuno dei due, veramente, sembra avere idea di quello che stanno provando, a nessuno dei due, direi, importa granchè, di sicuro nessuno dei due è arrivato a pensare che quelle sensazioni, quelle emozioni, potrebbero portare a qualcosa di diverso, più concreto, di qualche frase sussurrata, forse di qualche complimento.
C'è il futuro per quello.
Lunghi anni a venire.
Ora ci sono solo due bambini, una notte stellata, il canto delle cicale, l'estate intorno, una promessa del corpo e dell'anima.
E quattro genitori, invasi da un'enorme tenerezza

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