martedì 2 maggio 2017

la telefonata

Alla fine la telefonata è arrivata.
E' arrivata quando meno te lo aspettavi.
Dopo qualche giorno al mare che aveva il sapore di una forca, ma fatta quando non erano previsti compiti o interrogazioni.
Dopo un giro allo Stibbert ed un pomeriggio al Piazzale tra il giardino degli Iris e quello delle rose.
Dopo un 25 aprile di sole e di amici, come dovrebbe essere.
E' arrivata mentre ti preparavi ad affrontare robe noiose, quelle che vigliaccamente posticipi finchè puoi e anche un po' dopo.
E' stato completamente diverso da quello che aspettavi, per certi versi meno terribile, per altri mostruoso, perchè, folle che sia dirlo, completamente inatteso.
Ti ha chiamato la dottoressa di famiglia, tua madre non era in grado, urlava, isterica, mentre aspettavano il 118.
Ti ha portato lui, non saresti stata in grado di guidare, perchè lo sapevi che, questa volta, il solito mantra non sarebbe servito.
Tua madre non urla e, soprattutto, non è donna da reazioni isteriche.
Lo hai trovato a letto, nel suo letto, nella sua casa che amava tanto.
E lì hai fatto in modo che restasse.
E' stata una consolazione, per quanto misera e magra
Così come è stato di grande aiuto che tanti abbiano scelto di passare a salutare, di farsi sentire in qualche modo.
La chiesa piena.
I vicini, i volontari della casa del popolo, il gruppo della pesca, i fungaioli.
Gli amici del mare
I colleghi lasciati più di vent'anni fa.
I parenti dalla Romagna.
I tuoi colleghi.
I tuoi amici, dall'asilo in giù
Tante mamme e persino alcuni compagni di scuola di Attila
Persino l'equipe che lo aveva in cura
Si certo, fosse un altro momento, diresti che per molti è stato il senso del dovere, dell'educazione, forse del rispetto, quel filo ipocrita che lega le comunità.
In questo momento però il cinismo ti fa difetto e ti ritrovi a pensare che è bello anche così, va bene il rispetto, l'educazione, il dovere di essere, anche per un attimo e forse un po' di malavoglia, vicino.
In tutto questo, nel dolore che ancora non senti appieno, perchè non hai ancora smesso di girare e di brigare, o meglio perchè hai paura di smettere, ci sono state la parole di Attila.
Il tuo ragazzo in bilico, volato sull'altare prima che poteste fermarlo, agghiacciato dal mare di facce rivolte verso di lui che, nonostante tutto, ha detto la vera e sola cosa che conta nella vita:
Ci voleva tanto bene, gli volevamo tanto bene

2 commenti:

  1. Lo so quanto è dura, ma poi come sempre ci si fa forti, per i figli, per la mamma...e la vita prosegue, tra la serena rassegnazione che la morte fa parte della vita, e il panico che possa succedere a qualcun altro.
    Ti abbraccio forte.

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  2. Grazie Melinda.
    Quello che scrivi è tutto vero e ti giuro che lo faccio, mi fingo forte, ma per ora funziona solo perchè, evidentemente, sono una brava atrice.

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