mercoledì 19 aprile 2017

Apparenze. Perchè non ne posso più di sentirmi dire che non sono un buon metro di giudizio


Avessi un euro per tutte le volte in cui mi è stato detto che non si deve giudicare dalle apparenze, che l'apparenza inganna, che bisogna guardare all'essenza e non al resto, potrei azzerare il deficit di diversi paesi oltre al nostro (tranquilli, non lo farei mai, i soldi non si buttano).

Dice che è da superficiali giudicare dalle apparenze.
Perchè quelli profondi che hanno? un libretto delle istruzioni ad hoc? Leggono la mente? Hanno capacità divinatorie precluse ai più? C'è un qualche padreterno che dà loro delle dritte? cosa? 
E soprattutto, perchè io no? 
Perchè l'unico strumento che mi è toccato in dotazione è quello, molto faticoso e soprattutto troppo fallace, di osservare il prossimo se voglio capire che prossimo è?
Io so solo fare questo.
So guardare come si presenta al mondo, come si veste e si acconcia , come si muove e parla, come usa, se usa, certi strumenti, come si pone in relazione a ciò che lo circonda e so ascoltare le parole che sceglie, come cambiano, se cambiano, con chi si esprime in un modo e con chi in un altro, come reagisce quando è lui ad ascoltare, se ascolta e come. So (almeno ci provo) osservare come si muove nei ruoli che la vita gli ha assegnato, nelle sue funzioni, se li indossa come armature o come magliette, se ogni tanto se li sfila o se gli restano appiccicati addosso come la tuta di superman e poi se deve andare in bagno di fretta sono dolori.
Sbaglio. Tanto.
Mi salva solo (quando mi salva) il considerare ogni opinione solo e soltanto temporanea, mai definitiva.
Eppure, per quanto trovi che è un strumento misero il mio, non riesco a condividerla questa idea romantico - platonica per cui l'apparenza è una roba da sciocchini,  una "realtà inferiore" cui si interessano solo quelli che non hanno accesso alla verità delle "idee e delle essenze".
Mi sembra invece evidente che ognuno di noi, tolti i momenti in cui è più solo con la sua intimità (e solo se è davvero sincero), è insieme una persona e la sua immagine; quell'immagine che egli stesso costruisce per il mondo offrendosi al suo sguardo e, spera, al suo apprezzamento. 
Insomma, mi sembra una considerazione fin troppo banale quella secondo la quale nessuno ha un accesso immediato al mondo interiore altrui, nemmeno a quello di coloro che più sente vicini, esattamente come nessuno riesce a svelarsi agli altri, nemmeno alle persone più care, senza passare attraverso la mediazione dell'apparenza. Quindi non capisco in base a cosa dovrei giudicare.
Certo, uno può sempre dire che giudicare è in sè sbagliato.
E' un'altra affermazione molto di moda, da gente cui piace definirsi aperta e sensibile.
Fortunatamente per me, io non ho di queste velleità e così posso permettermi di pensare che giudicare sia fondamentale: solo giudicando infatti si conosce, solo giudicando si cresce, progredisce e, in definitiva, si vive.
Cosa è in fondo l'azione del giudicare se non quella di scegliere?
Il punto, secondo me, non è giudicare o meno dalle apparenze, quello è inevitabile; il punto è la cura, l'attenzione, l'impegno che si mette nell'indagare l'apparenza chè se mi basta vedere una persona vestita firmata per pensare che sia ricca, non sono le apparenze che mi ingannano (birbone), sono io che ho problemi col sistema logico - deduttivo.

Solo le persone superficiali non giudicano dalle apparenze.

Il vero mistero del mondo è il visibile, non l'invisibile

O. Wilde. Il ritratto di Dorian Gray

Nessun commento:

Posta un commento