lunedì 19 giugno 2017

Jus soli

All'università ti hanno insegnato che ci sono due modi per attribuire una cittadinanza e, nel mezzo un sacco di varianti, eccezioni e aggiustamenti.
I due modi sono banali: sei cittadino dello stato in cui nasci e importa nulla da dove arrivavano quelli
che ti hanno fatto, oppure sei cittadino del posto da cui sono arrivati i tuoi genitori è importa nulla dove, per caso o volontà, ti hanno scodellato.
Noi siamo sempre stati emigranti, ci portassimo dietro polenta o tinniruma, il rimpianto dei monti, del mare o di entrambi, bestemmiassimo la fame con un dialetto o con l'altro; quindi scegliemmo la seconda opzione chè tanto dove andavamo facevamo comodo e ci avrebbero preso lo stesso ed anzi, l'idea avessimo un posto cui tornare consentiva di trattarci come troppo spesso ora noi trattiamo altri.
Male.
Io non credo sia un male, sono una donna di tradizioni e radici e non mi disturba avere d'intorno italiani che dell'Italia sanno meno di niente.
Però qualche mese fa ho fatto lezione sulla costituzione in quinta ed ho provato imbarazzo guardando negli occhi Giulia e Jasmine, Samuele e Indrit, un imbarazzo che, non avevo con Lorenzo e Michela, con Corso e Ginevra, ma neanche con Jun, Kai, Sean e Honey.
Non l'avevo perché loro sono italiani, solo italiani o anche italiani, questo non importa, nessuno potrà loro togliere il posto che hanno sempre chiamato casa, dire che i costituenti non parlavano loro o che studiano una storia cui non appartengono.
Senza Samuele la squadra di calcio non avrebbe il suo portiere, senza Jasmine, il prossimo anno, non avremmo la più  promettente pianista della scuola, senza Giulia nessuno sospirerebbe dietro ad Attila ed  Indrit non potrebbe smentire un sacco di luoghi comuni ogni volta che strascica la c.
Non è una questione di risorse, di impegno o di giustizia, è banalmente un dato di fatto, questi ragazzi sono identici ai nostri, non meglio, non peggio: uguali sputati.
Questi sono i nostri bambini.
E se c'è una cosa di cui vado fiera del mio piccolo mondo è che, per quanto ci provi, se lo racconti, sia gretto e meschino, pettegolo e parolaio, è anche abituato a guardare le cose per come sono e le persone in faccia.
Con i miei nonni hanno fatto cosi

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