mercoledì 11 dicembre 2019

La vincitrice

Potrei scrivere che ne ho le scatole piene di donne che rivendicano diritti e poi, quando c'è da andare a prenderseli, si rincantucciano nel focolare.
Sarei cattiva.
Ma sincera.
Potrei scrivere che il mio modello sono i tipi alla Rosa Parks, quelle che non aspettano che gli autisti dei bus capiscano da soli che non è giusto farle alzare dopo una giornata di lavoro, non si alzano, e affrontano ciò che succede.
Oppure, potrei citare Franca Viola, una che semplicemente, non voleva sposare uno che non le piaceva e non lo sposò. Nemmeno dopo che l'aveva rapita, malmenata, violentata, affamata e privata dell'onore (lei) 
Ma non è questo il caso.
Il fatto è che la vincitrice del giorno, è una grande, ma non mi sta per nulla simpatica
Anzi
A dirla tutto se fosse stato un uomo a fare ciò che ha fatto lei, dietro all'aggettivo grande, ci metterei un sostantivo, uno che comincia per s ed è molto volgare
Il fatto è che la signora ha passato un decennio a fare figli, 3 in 9 anni, poi, giunta alla metà dei suoi trent'anni ha capito che la sua vita non le piaceva.
Roba dura da accettare, ma con un percorso segnato.
Ha scelto di separarsi dal marito ed ha iniziato a discutere per trovare un accordo.
Accordo che non veniva fuori, perchè, molto banalmente, nessuno dei due voleva cedere sulla casa, sul mantenimento dei figli, su tempi e modi della loro gestione.
Finchè non è arrivato il colpo di genio
Si perchè, come diceva l'indimenticabile Perozzi in "amici miei", il genio altro non è che fantasia intuizione colpo d'occhio e velocità d'esecuzione
E lei, evidentemente, li ha tutti in abbondanza
Una bella mattina ha aspettato che il marito andasse al lavoro, ha portato i figli a scuola, asilo e nido, ha fatto la valigia e se ne è andata.
Ciao core
Questa mattina, molto serenamente, mi ha detto: "sa avvocato, mio marito ha sempre pensato che stare a casa coi figli non fosse poi così pesante e poi voleva la casa in tutti i modi, allora ho pensato che poteva tenersela. Annessi e connessi. Nel frattempo ho trovato un lavoro e mi sono trasferita dal nuovo compagno, Pensavo che potrei vedere i ragazzi due fine settimana al mese e un pomeriggio la settimana, per l'assegno vediamo, lei che dice?"
Che devo dire?
Benvenuto 2020?

giovedì 21 novembre 2019

Diatribe alimentari

Lui lì ha smesso di mangiare carne di punto in bianco un giorno della scorsa estate.
Credo che abbia visto uno dei tanti documentari sugli allevamenti intensivi, poi avrà letto qualcosa sulla portata cancerogena dei salumi, un sassolino lo deve avere portato il fatto che era ingrassato ed il resto l'ha fatto la sua indole.
Lui lì infatti non è uomo di mezze misure o mediazioni.
La moderazione, come categoria dello spirito non gli appartiene granchè, non che non conosca o non frequenti le mille sfumature della realtà, di istinto però, punta al nero e al bianco assoluti
Anche se mi piacerebbe dire che non mi faccio influenzare e moralmente sbertucciare, ammetto che ho non troppo convintamente seguito il suo esempio.
Ragione per cui, salvo due eccezioni due (per gli irrinunciabili maialino della cena del rione e  lasagne della mamma), non mangio carne da mesi
E' una scelta che un po' subisco e non condivido fino in fondo.
Per carità, l'abuso di carne non fa bene, gli allevamenti intensivi sono responsabili di una buona fetta di inquinamento globale e non garantiscono neppure condizioni di vita decenti.
E poi c'è la faccenda che la ciccia è, come dice sempre un collega fieramente vegano, un pezzo di carcassa di un animale che era vivo e vegeto ed è morto per colpa tua.
La carcassa non mi fa nessun effetto, anzi, a dire il vero mi fa anche un po' sorridere, mangio muffe, roba cresciuta sotto terra, fatta stagionare nella paglia, nella cenere, nel mosto, fermentare con procedimenti non proprio invitanti, non mi formalizzo per una carcassa (e nemmeno per ciò che è vivo)
Neppure il senso di colpa attacca, mia nonna teneva le uova fecondate in seno per farle schiudere, si occupava con amore e attenzione dei suoi animali e quando era il momento tirava loro il collo.
Da lei non ho imparato l'orrore per la morte, ma la compassione ed il rispetto per le creature che mangio.
Me li faccio bastare
La faccenda morale è personale, mi guardo bene dall'esprimere giudizi su chi non mangia carne (e non usa prodotti derivati da animali) per una scelta etica, ma non è la mia.
Restano, determinanti, le motivazioni "ecologiste" e salutiste.
Mi convincono?
Non fino in fondo, lo ammetto.
La mia indole è, in questo, esattamente opposta a quella di mio marito, dove lui va di accetta, io uso il cesello.
Fosse per me ridurrei, sceglierei con più attenzione, mi informerei, forse oserei qualche piccola produzione in proprio, ma privarsi non fa per me.
La rinuncia in quanto tale, non è categoria del mio spirito
Tolta l'indole però c'è anche il fatto che non sono certa che tutto quello che si fa, serva davvero o, meglio, serva nella misura in cui è proposto, e non sia, di nuovo, una moda come molte altre.
Tipo quando dovevi mangiare quinoa chè i ceci parevano brutti
Sia chiaro, non dico sia inutile o vada nella direzione sbagliata.
Dico che spesso ci si accontenta di soluzioni semplici (semplicistiche) per lavarsi la coscienza e non affrontare problemi complessi.
Passare da una macchina a combustibili fossili ad una elettrica sembra una scelta di responsabilità.
Ma siamo sicuri?
Dismettere una macchina inquina, se è recente, occorre considerare la dispersione di energia e materiali impiegati per realizzarla senza che sia stata ammortizzata dall'uso e poi, anche produrre una vettura nuova inquina, l'energia elettrica che la alimenta ha buone probabilità di derivare da processi ad impatto tutt'altro che zero, le batterie esauste sono una bomba ecologica.
Sembra così semplice e invece non lo è.
Faccio un altro esempio: compro solo locale.
Lo faccio per me, perchè di certo è più salutare, ci sono meno passaggi, il prodotto è più fresco.
Posso dedurne però che è sempre meglio anche per l'ambiente?
Non è detto, bisognerebbe vedere se l'energia (escludiamo gli eventuali trattamenti chimici) necessaria per conservare  chessò le mele trentine fino al raccolto successivo, è inferiore o di qualità migliore, rispetto a quella impiegata per farmi avere mele nuove dalla Nuova Zelanda.
E così per mille altre cose.
Produrre con sistemi biologici è certo preferibile, ma la resa per ettaro è molto inferiore.
Può darsi che una simile conversione, se adottata in via estensiva non permetta di coprire il fabbisogno di un'area, per cui si deve ricorrere a prodotti importati.
E fare ricominciare il giro.
Insomma, le mie domande crescono e non trovano risposta.
Se poi mi focalizzo su ciò che mi fa bene, allora, la rinuncia alla carne, nel mio caso proprio non regge.
Poca, si certo.
Niente, è inutile.
Sono nel cuore a chi ha problemi di colesterolo, trigliceridi e compagnia cantante, ma le mie analisi sono sempre state perfette.
Eppure bevo latte, mangio formaggi, amo pane e pasta, bevo alcoolici e consum(av)o carne.
Dirò di più, nella mia famiglia moltissimi, facendo così, hanno superato allegramente gli ottanta, molti i novanta, qualcuno i cento.
Sani come pesci.
Poi sono morti lo stesso.
L'altra sera volevo fare una torta salata di carciofi.
Per quieto vivere e curiosità, mi sono chiesta se non fosse il caso di preparare la pasta col "burro" vegetale e così ho cercato informazioni.
Ecco.
Anche no.
E' vero che non contiene colesterolo, ma deriva comunque da un processo che altera la catena degli aminoacidi del grasso di partenza. Gli oli vegetali infatti non sono solidi in natura, per renderli tali in modo stabile li devi manipolare. Il procedimento più economico è l'idrogenatura, un giochino simpatico da cui deriva una roba che il corpo non riconosce e non sintetizza (li chiamano grassi trans, non risponderanno al nome di colesterolo, ma se ne stanno comunque piantati nelle arterie in attesa che qualcuno dica loro dove andare). Evitato questo sistema, è comunque, difficile che si possono eliminare i danni che anche la semplice manipolazione (gli oli vengono "montati") e l'inserimento di prodotti che forzino la stabilizzazione possono comportare. Saranno diversi, ma inevitabilmente agiscono sulla catena del grasso e lo privano delle sue proprietà originarie.
Risultato?   
Se non si vuole (o non si può) usare l'olio così come è, l'unica opzione davvero salutare è l'avocado schiacciato e non frullato.
Ciaone proprio
Insomma per illudermi di usare burro, dovrei adoperare qualcosa che è stato manipolato per sembrare burro e potrebbe farmi peggio del burro.
E' proprio vero che restiamo sempre bambini
Insomma sono qui, che rinuncio poco convinta e, probabilmente, lo "costringo" a rinunciare a scelte più drastiche nella quali sa che si troverebbe solo (a tavola così come in cucina).
Non sono affatto a mio agio

martedì 5 novembre 2019

Bagagli invisibili, ma pesanti

Partire non è fuggire.
Partire è partire, andare, seguire idee, stimoli, ambizioni, non di rado persone.
Nella sua accezione migliore partire, vuol dire andare verso.
Certo quando si parte si può anche desiderare allontanarsi da qualcosa che non funziona, non piace, fa stare male.
In questo caso però, la scelta funziona solo se ciò che si vuole eliminare o, almeno, attenuare, è esterno e non tocca elementi fondanti la personalità.
La lontananza, altrimenti, è un sollievo temporaneo ed i problemi che si pensa di avere così risolto sono solo stati lasciati a fermentare in un angolo della mente
Non di rado allora, la distanza porta ad elaborare costruzioni mentali che negano la realtà, in genere abbellendola e, soprattutto, mi pare, crea l'illusione di essere liberi.
Ma non si può essere liberi da ciò che siamo, mai, e di certo se non ci siamo prima guardati in faccia, preso atto delle nostre storture e cercato di raddrizzarle.
Prima o poi, infatti, a tutti tocca crescere e no, il successo, i soldi, la stima del mondo e la simpatia di amici che, in fondo, non hanno alcuna idea di come uno sia, tolti gli affascinanti strati sociali, in questo senso non contano affatto
Arriva un giorno in cui tocca a te, sei tu in prima linea, è quando ti ritrovi sudicio davanti allo specchio e non c'è più nessuno da affascinare perchè, finalmente, tu stesso sei un pubblico disincantato.
E' l'attimo in cui ti accorgi che l'ottimismo che distribuisci a piene mani suona falso alle tue stesse orecchie.
Quando le tue paure e le tue fragilità si alzano in piedi e non le zittisci più.
Quando il peso enorme di circostanze e di strutture mentali che ti appartengono profondamente, tant'è che hai iniziato a sminuirle e giustificarle nell'attimo esatto in cui sei salito sul primo volo, ti si rovesciano addosso, innegabili.
Quando, finalmente, ti senti come sei, un coglione
Allora, puoi fare solo due cose, provare a diventare davvero adulto, o fermarti, lasciare perdere, criticare chi resta da lontano, perchè tu faresti meglio se ci fossi, ma non ci sei, e tormentarti e soffrire e girare a vuoto, arrabbiarti e litigare con chi ti sta intorno, ma restare uguale all'immagine di te stesso che ti sei costruito, perchè duro per quanto sia, è ciò che hai ed a cui ti aggrappi. 
Che spreco però

mercoledì 23 ottobre 2019

In ricordo

Leggo un post rilanciato da un'amica.
E' un articolo di giornale, una cosa di cronaca locale, in cui il giornalista commenta  un necrologio con un misto tra ipocrisia familista e sdegno sussiegoso.
La notizia, spogliata dall'opinione, è che sui cartelli che annunciano le esequie di un'intera famiglia, sono uniti vittime ed assassino, chè un uomo ha sterminato moglie e figli prima di togliersi la vita.
La mia amica dice che è una vergogna, che la violenza contro le donne è un problema grave e che lo spirito proprietario del maschio non sarà mai sconfitto in questo paese.
Io di questo fatto non so niente e non lo commento.
Non posso esimermi però dal far notare che le giornalate su certi temi servono a poco, perchè l'organizzazione di un funerale è cosa molto intima, strettamente legata al volere dei parenti e, quindi, del loro profondo sentire, impastato di sentimenti e cultura, roba che un testo così non scalfisce, anzi, perchè è scritto in un modo che può solo ferire.
Poco dopo, altrove, leggo un ricordo affettuoso e malinconico di un amico morto suicida.
In questo testo, a distanza di tempo, è ancora forte una domanda inespressa: perchè?
E così mi torna in mente una delle mie tante mancanze.
Una roba messa da parte, sopita, ma mai andata.
Mi torna in mente un ragazzone immenso, con ricci fitti fitti, un bellissimo sorriso e occhi strani, una donna con un'inconsueta passione per i fucili da caccia e un uomo, un padre, aggressivo, furioso, in difficoltà, depresso.
Disperato
Uno che non ho capito
Gente che non ho aiutato
I necrologi sono stati diversi, le cerimonie anche, le inumazioni ben lontane.
Le ragioni, di certo, per chi ha letto solo gli articoli di giornale, scontate.
Si fa sempre presto a giudicare le cose di cui non si sa niente.
Io ancora mi tormento e mi domando cosa non ho visto, cosa non ho capito, cosa avrei potuto fare o dire

giovedì 3 ottobre 2019

Festa dell'uva..ovvero lo spirito di un paese

Al Paesello, l'ultima domenica di settembre si festeggia l'uva, la vite ed il vino.
Chi ha voglia (e per fortuna sono tanti), dopo il lavoro, si trasferisce al rione e passa tutto il mese, a costruire il carro, cucire costumi, creare accessori e provare balletti.
L'organizzazione dello spettacolo non è una quisquilia.
Se, infatti, state immaginando due grappoli appoggiati sul pianale di un rimorchio e portati in giro per le vie del paese, ripensateci.
Il progetto e la realizzazione sono affidati ad ingegneri ed artigiani sopraffini, i costumi realizzati da sarte provette sotto l'occhio attento di chi, per lavoro, crea (o controlla) filiere produttive di tutto rispetto, ci sono veri e propri artisti e fior di professionisti che prestano le loro competenze perchè tutto funzioni, ma tutti i rionali contano chè tutti sanno usare un po' di colla a caldo e se ti scotti, è per una buona causa.
Mentre trapani e aghi lavorano, i figuranti provano a gruppi la loro parte della coreografia: i bimbi nello spiazzo antistante il cantiere vero e proprio, i grandi dove si può: al palazzetto dello sport, al campo sportivo, nei campi da calcio, calcetto, tennis, nel piazzale di qualche area industriale opportunamente illuminata con fari alimentati da generatori portatili.
Si prova ovunque e, da una certa data in poi, si prova sempre.
I coreografi (rionali o prezzolati) diventano a mano a mano sempre più afoni, spiritati e scoraggiati, chè nemmeno un Nuereyev esaltato avrebbe mai potuto pensare di fare andare a tempo e, soprattutto, all'unisono più di quattrocento persone di tutte le età, forme e dimensioni, gente che balla solo per la festa, gente che balla da una vita e, a volte, di danza vive.
Si prova ovunque, certo, ovunque, tranne in piazza, perchè in piazza si prova una volta sola, il sabato notte, solo per mezz'ora e solo nell'ordine di sfilata, con tutti gli altri lì, pronti a "uccellare", a giudicare la coreografia, a cercare di capire come viene il loro spettacolo e quello altrui.
E poi, sempre un po' scorati, si torna in sede e si "inchicca" fino all'alba chè gli acini non amano essere appiccicati al compensato col vinavil e quindi tocca farlo all'ultimissimo momento giusto in tempo per portare i carri al punto di partenza all'ora e nell'ordine stabiliti
Naturalmente in tutto questo impegno, il supporto morale e materiale non può mancare
Le cucine industriali in dotazione ad ogni rione, producono cene a pieno regime: "normali", vegetariane, vegane, gluten free, nessun problema, basta avvertire.
Solo gli schizzinosi non sono ammessi chè sui lunghi tavoli, fino a cinque minuti prima che la cena sia servita si taglia, si cuce, si incolla, e sulle teste dei commensali, penzolano, perchè non si sciupino, le parti più voluminose o dedicate dei costumi
I canti goliardici si sprecano; salaci e non di rado volgari, riguardano tutti i rioni, spesso anche il proprio, per gentile concessione di un paroliere altrui particolarmente ispirato
Dormire diventa una mera possibilità e, via via che i giorni passano, la possibilità si fa sempre più remota.
Però ne vale la pena
Il rione che quest'anno ha vinto (il nostro) ha portato in piazza il mito di Dioniso e Ampelo, Parche comprese, perchè l'uva ed il vino possono anche dare una mano contro i pregiudizi
Vi lascio immaginare cosa non è successo il lunedi al "funerale", il momento cioè in cui, vinti e vincitori, mettono in scena la presa in giro delle pecche altrui.
Amo questo posto






lunedì 23 settembre 2019

Odori

Mio suocero ha superato la fase critica.
E' in un centro riabilitazione vicino a casa e stupisce tutti con la sua capacità di ripresa.
La logopedista dubitava di riuscire a fargli esprimere bisogni essenziali, lui invece si sforza di parlare con i nipoti di sport e dell'inizio della scuola
Il posto è bello: una grande villa immersa nel verde, con reception bianca, luci tipo design, bel bar con divani e poltrone modello LC2 le corbusier, gazebi e fiori negli orci.
Le stanze sembrano quelle di un albergo di buon livello, ma pensato per una clientela di professionisti in trasferta: parquet a listoni, mobili tinti scuro, poltroncine e carta da parati a righe sottili panna/ecrù
Già.
Bello
Niente a che fare con i "ricoveri" di una volta
L'odore però è quello: un misto di disinfettante e fluidi corporei, di cibo distribuito con i carrelli e sofferenza.
Mio cognato dice che è meglio prolungare la degenza a carico del servizio nazionale il più possibile e poi vedere, che sarebbe più tranquillo sapendolo accudito e seguito professionalmente piuttosto che affidato ad un aiuto domestico e alle nostre attenzioni, necessariamente ritagliate da altri spazi e da altri impegni.
Mi è caro mio cognato
Ma non so quanto capisca
Andiamo comunque tutti i giorni
La nostra quotidianità è comunque cambiata per fare spazio a questa nuova esigenza, non tornerà quella che era prima.
Prima nessuno aveva bisogno, adesso una persona cara non è più autonoma
Non sono fatti miei, posso solo dare una mano.
E certo sarebbe più comodo
Però quell'odore non è giusto.
Non è l'odore di casa sua
A lui non piace
E nemmeno a me
 

martedì 10 settembre 2019

Ritorni

E' tanto che non scrivo, troppo.
Prima non ho scritto, perchè c'erano tante cose belle e, si sa, le cose belle vanno godute non descritte. Se ti fermi e le immortali, le racconti, cerchi di dare loro una forma, infatti quelle, giustamente, si stufano e passano.
Poi, non ho scritto, perchè ne è successa una brutta, una di quelle che non puoi permetterti di fermarti a pensarci su, perchè c'è da fare e ci penserai, se servirà, quando potrai.
Ora sei qui, presa da mille vortici e ti senti un po' come quando facevi il bagno da bambina col mare molto mosso e ti divertivi a saltare i cavalloni (è pericoloso, lo sai). Bastava sbagliare una traiettoria e finivi sotto, in un groviglio di gambe e braccia, senza alcuna consapevolezza di dove fosse il cielo e dove, invece, si trovasse il mare e qualche volta, serviva una mano pietosa che ti acchiappasse e tirasse su, sputacchiante e senza fiato.
In tutto questo, l'estate è stata splendida
Il ritorno, amaro
Siamo di nuovo alle prese con il ciclo della vita
Abbiamo ricevuto affetto, sostegno, assistenza, è il momento di dare
Speriamo di essere in grado

lunedì 1 luglio 2019

Felice. Con sensi di colpa

In questo periodo sono felice.
Felice è una parola grossa, una di quelle che dalle mie parti si usano con parsimonia.
E' una questione di pudore, forse, di scaramanzia, o solo la consapevolezza che se c'è uno stato transitorio nell'esistenza, quello è senz'altro la felicità.
La felicità è cosa fragile, effimera, un'alchimia tanto preziosa quanto instabile.
Se dura troppo diventa subito un'altra cosa: serenità, allegria, gioia, completezza, sicurezza.
Se dura troppo e non è diventata un'altra cosa, è segno che sono venuti a mancare ancoraggi importanti con la realtà.
E in effetti una ragione per cui sono felice è che ho tagliato certi ancoraggi.
Ho messo da parte la smania di leggere commenti e prese di posizione su cose che ritengo sbagliate, il desiderio di spiegare, di mostrare, il rifiuto di comprendere che non c'è un vero dialogo, la ricerca all'esterno, di giudizi più saggi da persone qualificate o solo che vivono all'estero.
Ho accettato che la ricerca di dialogo è spesso inutile, perchè non c'è volontà, che i giudizi si sprecano anche e spesso per vanagloria, superficialità, desiderio di dirsi diversi senza considerare (a volte sapere) da quale pulpito di parla
Mi sono ritirata nel mio "particulare", qui dove i figli crescono bene e possono fare prove di libertà, dove la bellezza dilaga, dove si possono ancora fare conversazioni intelligenti, dove le cose che mi servono ci sono e funzionano, dove non tutto è un prodotto o un servizio, dove  si può fare (e non solo dire) in favore di chi ha bisogno, dove si può lavorare e, col lavoro, levarsi qualche sfizio.
Qui dove posso, se non fregarmene, distrarmi un po' dal resto del mondo   
Peccato che poi mi senta in colpa

venerdì 21 giugno 2019

A cena con Greta

Dovevamo essere 9 amiche
9 donne a cui dovevano aggiungersi, per il tempo strettamente necessario a buttare giù un boccone, i 3 maschi di casa.
Ci eravamo messe d'accordo con il classico metodo del "icchè c'è, c'è": ognuna portava qualcosa quello che aveva o che poteva, considerando che una cena di martedì sera, in un periodo che per molte è di super lavoro, è più che altro una scusa.
Io, naturalmente, avevo trovato il tempo di fare un dolce al cioccolato (più calorie che atomi), una zuppiera di cous cous e anche qualcos'altro, perchè l'idea che uno possa uscire da casa mia senza essere sazio, confligge con i miei istinti primordiali
Alle 19,30 il conteggio segnava 20 persone: 7 ragazzi, 2 maschi adulti e 11 donne.
È  stato allora che è arrivata Greta, si è seduta in un angolo e ha cominciato a sorridere.
Io e Greta abbiamo idee simili, solo che lei combatte battaglie e io, invece, seguo senza nemmeno pensarci tradizioni contadine.
In casa mia il vetro non si butta, si riusa tutto: bottiglie, barattoli, contenitori.
In casa mia l'umido va in compostiera sempre, tutto, senza sconti.
In casa mia si mangia rigorosamente stagionale e se becco qualcuno che a dicembre pontifica sull'inquinamento globale mentre spelluzzica lamponi, fragoline di bosco o ciliegie, lo svernicio, perchè io questa frutta la adoro, ma arriva per via aerea chissà da dove, conservata chissà a quale prezzo, e quindi ci rinuncio, senza fare tanto la saputella
In casa mia, prima di comprare qualcosa, si valuta l'imballaggio chè io mi scoccio se i bidoni al momento dell'esposizione settimanale, sono pieni
In casa mia la plastica non è considerata idonea per i prodotti alimentari: non ci si mangia, non ci si beve, non ci si conservano gli alimenti nè crudi, nè cotti chè poi, anche se la lavi, le rimane sempre quell'alone disgustoso di mal pulito che mi fa passare tutta la poesia
L'unica deroga sono i contenitori del gelato (preferibilmente carte d'or) usati per stipare nel congelatore la qualunque
Ergo, in casa mia non ci sono tovaglie, posate e stoviglie di plastica
Greta annuiva  benevola  mentre tiravo fuori il servito della nonna, quello da 18
I bicchieri bassi
L'intero servito di posate
E via via che le amiche arrivavano con salse e salsine per crostini e stuzzichini, una quantità vergognosa di vassoi.
Era ancora con me, alle una, mentre  finivo di rigovernare e la lavastoviglie girava
Mi avesse asciugato un bicchiere!

martedì 11 giugno 2019

fine scuola, inizio estate

Attila aspetta con ansiosa leggerezza la pagella.
Ha passato gli ultimi giorni di scuola a controllare la sua media sul mio account del registro elettronico ed a fare inutili preventivi per un computer cui, al momento, manca solo la caffettiera (il programma per fare il caffè, c'è)
La sacca del karate giace da ieri in mezzo alla sua stanza, aspetta di essere svuotata nel cesto della biancheria sporca, spera, forse, senza speranza che vi provveda una mano pietosa.
Non succederà, ma se me lo chiede, lo aiuterò a ripiegare per bene la cintura marrone in attesa della ripresa a settembre.
L'anno è stato lungo e difficile
Non per i risultati, quelli gli sono sempre venuti facili, a volte troppo.
E' stato difficile perchè questi sono gli anni della crescita, dei cambiamenti fisici, delle emozioni violente e confuse, delle amicizie, delle insicurezze, e del loro intreccio, capace, non di rado, di produrre un mezzo disastro.
Ha sperimentato i rischi dell'autonomia che non è libertà, ma responsabilità (che uggia essere la mamma): non ha studiato materie che non gli piacciono, ha preso un paio di brutti voti, ha ripreso a studiarle, a sbuffare, a venire a ripeterle in cucina (o a chiamare la zia con whatsapp)
Ha vissuto il rifiuto, quello che brucia, chè ci ha messo mesi per trovare il coraggio di dichiararsi alla sua migliore amica e ora è lì, con un no che sembra avere posto fine, nell'imbarazzo, a ciò che c'era ed a ciò che non c'è.
Ha incontrato qualche gatto e qualche volpe, qualcuno di quegli amici che è meglio non avere, troppi dal mio punto di vista, ma a lui non sono ancora bastati per imparare che "amico" è un titolo onorifico di alto valore di quelli che vanno concessi con parsimonia.
E' felice
Totila, la pagella la aspetta con un po' di paura.
Si è costruito l'immagine di quello che non è bravo a matematica e si fa fatica a fargli dipingere un quadro diverso, a fargli vedere che non è affatto vero, che non è una gara e, soprattutto, che se davvero ci tiene tanto, un modo c'è e si chiama impegno.
Vorrei stringerlo forte e rassicurarlo e vorrei scuoterlo (un po' meno) forte e spronarlo.
Trovare l'equilibrio tra il non rafforzare le spinte rinunciatarie mentre non si contribuisce a costruire una personalità schiacciata da mete inarrivabili, non è banale.
Potrebbe essere discalculico, non è cosa che si possa escludere, ci sono forme così lievi che diagnosticarle è difficile
Tolto questo però, il suo anno è stato glorioso: ha giocato, ha riso, ha aggiunto amici alla sua copiosa lista, ha lavorato tanto e bene, con agio e soddisfazione, ha nuotato, scivolando sull'acqua con quelle sue meravigliose mele piene e qualche riccio pazzo sempre fuori dalla cuffia.
Ha sofferto per un amico che si è divertito troppo spesso a provocarlo per poi lamentarsi se incontrava una reazione.
Ha pianto, tutte le volte in cui questo piccolo torturatore lo ha minacciato con la più vile delle minacce, quella che gioca con i sentimenti altrui.
E poi ne è uscito con una maturità, magari non proprio ortodossa, che mi ha reso orgogliosa.
Gli ha tirato un bello spintone davanti a tutti, genitori compresi, e mentre gli dava la mano per farlo rialzare, ha dichiarato a voce alta che se uno provoca in continuazione, il minimo che si può aspettare è che l'altro prima o poi reagisca, non dare noia è la prima regola se non vuoi che te ne diano.
Quanto all'amicizia, pare che uno che smette di essere amico, non sia mai stato amico.
Almeno a 9 anni.   
Ha portato avanti tutto da solo la costruzione di un Voltron di lego la cui scatola da sola mi mette soggezione
E' felice
Stamattina, mentre li lasciavo entrambi in piazza, guardandoli avviare verso l'ingresso del centro estivo che si sono scelti, magliette rosse tra cento altre magliette rosse, sorrisi d'ordinanza e animo leggero, ero felice anche io
Potevo quasi sentire, ancora, come è avere davanti una lunga, lunghissima estate da riempire

mercoledì 29 maggio 2019

Wannabe David

Lui è bello
Ha un volto classico: zigomi alti, bocca morbida, bei denti, naso dritto con narici che, forse, a volere essere proprio cattivi, si potrebbero giudicare un po' troppo larghe.
I capelli sono ricci, di un bel biondo caldo che vira al grigio, volutamente scomposti, gli occhioni, blu.
Ha un bel fisico, slanciato ed atletico, ma non troppo, niente di ossessivo; il suo è uno di quei corpi in cui l'attività conta, ma la genetica di più.
Il fatto che abbia da tempo superato i fulgori della gioventù, aggiunge, non toglie.
Anche i modi sono accattivanti, seducenti, ma senza apparente malizia.
Sorride volentieri, è cortese ed affabile, si muove con la tranquilla sicurezza di chi sa che si presenta bene in ogni situazione.
Sa, per esperienza ed istinto, che per lui la prima impressione è un bonus di 100 punti e tante grazie a chi dice che l'apparenza non conta.
Piace, si piace e gli piace.
Lui è un collega con cui ti stai scontrando spesso ultimamente, chè avete un filone di cause intrecciate in comune.
Lui rischia grosso, perchè se non la smette di inventarsi sotterfugi e, beccato, di sgranare gli occhioni come nemmeno  Dolly Parton con la congiuntivite,  potresti finire per schiacciargli il capo solo per vedere cosa ne esce.
Robaccia, comunque

martedì 28 maggio 2019

Amiche

Ho delle amiche
Non tantissime, ma abbastanza.
Alcune vengono da tempi lontani, sono quelle dei pomeriggi in giro da sole, su e già per i campi, dopo i compiti delle elementari, alla ricerca di giunchiglie e tulipani; quelle delle lezioni di danza classica, degli interminabili allenamenti in piscina e delle merende a pane e Goldrake
Altre, sono arrivate con i libri di filosofia e di astronomia, mescolate alla tabella degli elementi ed alle declinazioni di latino, con i brufoli ed i Duran Duran
Qualcuna mi aspettava ai tavoli delle sale di lettura, pronta ad uno scambio di ruoli tra quella china e arruffata su testi di esame e quella rilassata e un po' svogliata in attesa della sessione successiva
Altre, infine, le ho trovate molto dopo, col lavoro, o la maternità, chiacchierando di niente in piazza o di cose importanti in posti seri e un po' paludati.
Non tutte sono rimaste, ma non per questo sono meno amiche.
Quasi nessuna è una presenza quotidiana.
Inciamparsi addosso non è facile
E io non sono il tipo di persona che chiama o manda messaggi whattsapp solo per chiedere come va o fare osservazioni sul tempo.
Pessima, sono pessima
Sono molto alte (maledette) o bassine, molto magre (sempre maledette), normopeso o anche, ben indirizzate sulla via dell'obesità.
Alcune si tingono i capelli da sempre chè erano bionde dentro e i cromosomi si sono sbagliati; altre solo per ritorsione, offese dalle scelte di chiome che hanno deciso di cambiare senza nemmeno chiedere permesso, altre ancora vanno orgogliosamente nature.
Una si è fatta delle incredibili ciocche azzurre ed è diventata la mia personale fata Turchina
Hanno fatto studi molto diversi, alcune pochi, altre anche troppi e scelte diverse.
Hanno vite diverse. Alcune frenetiche altre rilassate, alcune in funzione di una scelta familiare decisamente tradizionale sebbene a volte, apparentemente alternativa, altre concentrate soltanto sulle loro personali mete, altre infine, perennemente in bilico, sempre alla ricerca di un punto di equilibrio.
Non si somigliano molto le mie amiche e neanche mi somigliano
E non posso nemmeno dire che l'elemento sempre costante in tutta questa diversità sia la mancanza di giudizio che ci riserviamo a vicenda, perchè in realtà ci giudichiamo eccome, con affetto, con attenzione, con dolcezza, ma anche con sincerità.
Non siamo conoscenti occasionali cui è richiesto un sorriso ed un commento benevolo di quelli che ogni persona educata tiene sempre in tasca
La loro opinione conta
Eppure, nonostante questo, o forse proprio per questo, siamo amiche.
Lo siamo perchè so, come sanno loro, che siamo viste esattamente come siamo, invecchiate, limitate, imperfette, un po' cattive e un po' ipocrite, ancora e sempre ingenue eppure a tratti ciniche, non di rado coglione, un filino stronze, non sempre oneste, sincere o brillanti, a volte superficiali e occasionalmente insensibili.
E' rilassante, è rassicurante.
Di più, è forse la vera essenza dell'amicizia.
Sapere che c'è qualcuno al mondo che mi guarda e mi vede carente, come del resto sono, non finge che la realtà sia diversa da quella che è e non teme di mettermela davanti agli occhi.
Ma in tutto ciò mi accetta e mi accoglie comunque


venerdì 3 maggio 2019

La comune

La comune è un'istituzione di primavera.
La nostra piccola Woodstock.
Come Woostock dura tre giorni o poco più.
Come Woostock ha un'indole anarchica, peace and love e insonne.
Come Woodstock ha una sua colonna sonora, onnipresente e un po' invasiva
E come Woodstock è un po' promiscua, a tratti intellettualoide e molto sciamannata
Al contrario di Woodstock però non girano droghe (anche se a volte servirebbero) ed il sesso, ammesso che ci sia, è poco e rigorosamente monogamo (ognuno col suo ed a porte chiuse)
In compenso si sprecano le partite a calcio balilla e ping pong (maschi contro femmine, babbi contro figli, mamme contro tutti), nutella e miele scorrono a fiumi, ed eterne sono le tenzoni intergenerazionali sui meriti ed i demeriti della "vera" musica.
Quest'anno il programma, osservato in modo implacabile, prevedeva Ravenna, Ferrara e Faenza ed è stato ammorbidito solo da un salto alle vicine terme
I ragazzi. 6, ne sono usciti maledicendo la memoria del povero Ario e di tutto il concilio di Nicea, ma sono ragionevolmente sicura che non si dimenticheranno tanto facilmente nè della dottrina della consustanzialità, nè dei simboli con cui le opposte posizioni teologiche si esprimono nei mosaici ravennati
Cresceranno iconoclasti
Ma non ignoranti
In compenso, noi fingeremo nei secoli di disperarci per le chiacchiere e la musica che andavano avanti fino alle ore piccole, filtrando sotto la porta della loro camerata, lungo il corridoio, fino ai divani dove noi facevamo altrettanto
S. si chiede se resterà loro qualcosa di tutte queste storie che un po' scoglionatamente raccontiamo loro mentre ce li portiamo appresso.
Io penso di si.
Ricordi

giovedì 18 aprile 2019

Apparire rude

Interno sera.
Una serie di poltroncine sono arrangiate al centro di una sala ed ospitano un bel gruppetto di persone.
Da un lato, un grande pannello riproduce il manifesto di un evento culturale e fa da sfondo alla sua presentazione ed ai rituali ringraziamenti
Dai tagli del controsoffitto scende un'illuminazione attentamente angolata, evidenzia la collezione di litografie alle pareti ed invita alla distrazione.
Totila siede accanto a me, le scarpe rosse ed i ricci pazzi.
E' eccitato, così eccitato che posso sentire la sua energia anche se non ci sforiamo.
Prima che ci sedessimo mi ha chiesto, in un sussurro, se questo posto è come il MoMa, chè ha visto roba tipo quella.
Ho confermato che è una galleria di arte moderna.
La notizia deve avergli fatto un certo effetto visto che, da allora, si è messo composto e immobile.
Dopo l'ultimo, educato applauso, ci invitano a passare in un altra sala per un piccolo aperitivo prima della proiezione.
Siamo qui per quello, per far vedere agli unni un bellissimo documentario della zia: Womanity e per riabbracciarla stretta
Intanto però ci aspetta il bonus.
Totila è di gran lunga il più piccolo.
Fuori posto.
Circondato da adulti che si muovono in un contesto da adulti, fanno discorsi da adulti e lo guardano con lo stesso stupore sorridente che gli riserverebbero se fosse un barboncino in una borsetta.
Attila, come spesso accade di questi tempi, è imbarazzato, secondo lui dovevamo lasciare suo fratello a casa o al limite, se proprio dovevamo, portarlo soltanto al cinema dove andremo tra poco.
Forse teme il danno, ma non ce n'è ragione.
Totila ci sembra nato dentro, gira tra i tavoli, porge il suo piatto e si lascia servire, ringrazia, sorride, si scusa con un paio di fameliche signore per essersi trattenuto troppo davanti al buffet. 
Lo lascio fare, controllo discretamente da distanza di sicurezza e mi avvicino solo quando lo vedo in difficoltà.
Come ora.
Ha trovato un punto di appoggio, lo sguardo passa dalle pizzette nel piatto alla forchetta stretta in mano, tituba.
Mi avvicino
Mi vede e in un sussurro mi chiede se può usare le mani.
Certo, rispondo, le pizzette si mangiano con le mani
Sospira di sollievo
"Non volevo apparire rude"

lunedì 8 aprile 2019

Riflessioni a margine di 15 minuti ai giardinetti

Sei ai giardinetti.
Sei passata a prendere Totila e, da quando è arrivata la primavera, questo significa una cosa sola, che devi aggiustarti bene sulle spalle la corazza da guastafeste, adottare il piglio da perfido barbaro razziatore e fare un'azione lampo.
La tattica è semplice, ma rischiosa: arrivare, chiacchierare con la tua mamma fitto fitto 10 minuti senza guardarti intorno, renderti nota al pargolo e senza soluzione di continuità, ignorando le sue proteste, portarlo via.
Non ci riesci, anzi, perdi brutalmente, respinta su tutta la linea, non da un esercito perfettamente schierato ed invalicabile, ma dal brutale placcaggio delle mamme a cui i giardinetti piacciono.
Ci passano i pomeriggi
Ogni tanto tua madre sospira e si spiace per te, che non hai mai tempo di passare un pomeriggio così rilassante a guardare ragazzini che giocano e si divertono (loro) ed ascoltare chiacchiere educate, velate lamentele, qualche pettegolezzo.
Ogni tanto tu, ti domandi se quella donna ti conosca davvero, ma tant'è.
Forse non si ricorda che ti passava alle tue molte nonne attraverso i fili per i panni, giù dalla terrazza, e scendeva solo se costretta.
Il coro, oggi, si duole dei compiti a casa.
Argomento un po' stantio a dire il vero.
Si vede che non c'è di meglio.
O che del meglio non vogliono dirti.
L'argomento principe è sempre lo stesso: durante la settimana è troppo oneroso dovere ripassare una paginetta di storia/geografia/scienze già studiata in classe, perchè dopo scuola ci sono altri impegni. Nei fine settimana poi, noi (inteso come genitori) abbiamo diritto a rilassarci.
Una, la cui figlia di 9 anni ha tre allenamenti la settimana e le gare nel weekend, una lezione di pianoforte, una di inglese, catechismo e un paio d'ore di equitazione, ti guarda seria e dice che la bimba la sera, è stravolta.
Tu, in effetti, non reggeresti.
Hai imparato, però, non fai nessuna osservazione sulle scelte di genitore.
Nessun giudizio
Non sono fatti tuoi
Quindi, con il tuo più bel sorriso, le dici che non è necessario avere voti alti a scuola, ci sono persone di grandissima caratura che erano studenti nella media.
Ti guarda malissimo, ma tace.
Poco più in là i ragazzi giocano, Totila fa lo scemo in cima all'arrampicatoio e ride a crepapelle.
Pensi alla fatica che stai facendo per fargli superare i suoi scogli, al blocco emotivo che gli impediva di apprendere e rendere in matematica, alle serate a ripetere tabelline come un mantra, allo scoramento ed alla tua paura.
E pensi, ancora una volta, che senza impegno, non c'è risultato.
Spianategliela voi la strada.
I miei bambini è bene che si abituino alla salita





mercoledì 27 marzo 2019

I gruppi dono, scambio e rivendo sono il male.

Su facebook c'è un settore apposito, si chiama marketplace e ci si trovano annunci e iniziative commerciali.
Per me potrebbe tranquillamente chiudere se non fosse che riunisce anche i gruppi tipo: scambio, dono, rivendo
Ora voi immaginatevi da un lato questi gruppi pieni di gente desiderosa di dare via montagne di roba, dalla bicicletta in titanio alle scarpe da calcetto, solo un po' sfondate, dal frigorifero usato al forno da incasso nuovo ma dalle misure sbagliate. Aggiungeteci i mitici algoritmi che vi frullano i dati e se solo date loro un indizio vi profilano da capo a piedi. Fate l'errore di inserire una ricerca una volta.
E avrete il male
Naturalmente l'iniziativa è lodevole ed io potrei anche sostenere agevolmente che apprezzo l'opportunità di poter, più facilmente, tenere condotte "ecologiste": consumi mirati, prodotti di buona qualità destinati a durare, riuso, riciclo.
Sarebbe anche vero.
Più o meno.
La verità però è che a me quelli di cui sopra propongono solo ed a titolo esemplificativo
- serviti di piatti, bicchieri, posate, classici o moderni (tanto mi piace tutto)
 - porcellane di Limonges
- cestini di Capodimonte
- piatti di Vietri (bastano mai?)
- lenzuola di lino, più o meno ricamate
- tovaglie di bisso, ma non solo.
Ultimamente questo:
-servizio di cristallo (dalle linee purissime e modernissime), mai usato, lista di nozze 2016, ritiro con la massima urgenza (chè se no glielo tiro dietro al/alla mio/a ex e non se ne parla più)
- servito Richard Ginori, "Galli rossi", completo, si valutano offerte (da un rene e mezzo fegato in su, immagino)
Resistere è un tormento
Non può durare
I bicchieri vado a vederli. Da qualche parte poi li metterò

mercoledì 20 marzo 2019

Pazienza, comprensione, empatia, esauriti. Ci scusiamo per il disagio. Siamo anche noi in attesa di rifornimenti

Leggi da tempo indiscrezioni giornalistiche sul così detto decreto Pillon.
Non ti piacciono.
Ma questo si poteva intuire.
Pensi però che la stampa italiana non sia proprio un fulgido esempio di approfondimento delle tematiche e quindi, siccome non hai voglia di andarti a cercare un testo che, al momento, non ti risulta nemmeno calendarizzato in commissione, lasci fare.
Poi ti riappare un vecchio cliente, ti dice che il figlio ha finito gli studi, lavora da qualche mese presso un'azienda ed è titolare di un contratto a tempo indeterminato a tutele crescenti.
Ti ricordi che la ex moglie aveva chiesto un contributo di mantenimento perchè lavorava part time, per seguire quello che all'epoca era un ragazzino (quando era un ragazzino)
Lui ti fa presente che, per godersi il figlio il più possibile si era trasferito a 100 mt da casa e l'accordo prevedeva già all'epoca il pieno esercizio della sua genitorialità (leggi, il figlio stava col padre quanto con la madre)
Suggerisci quindi di prendere contatti non solo per fare presente che sono venuti meno i presupposti dell'assegno per la prole, ma anche per la signora che ha un ottimo lavoro, in ambito pubblico e quindi può recuperare il tempo pieno quando vuole, se vuole, basta faccia domanda.
Apriti cielo e spalancati terra.
Lui è un mostro, ma essendo uomo, si poteva anche capire, ma tu, tu sei peggio, chè non hai nemmeno quella giustificazione.
Il decreto Pillon, per quel poco che ne sai, continua a non piacerti, nè poco, nè punto, ma certo questi atteggiamenti, non ti aiutano a mantenere dritta la barra.
Più che altro perchè in certe rivendicazioni, la spinta all'uguaglianza ed alla pari dignità, non ce le vedi proprio.
Leggi articoli di giornale di commento a sentenze di condanna a pene detentive non irrisorie (soprattutto perchè rese in abbreviato).
Le sentenze non le leggi, perchè non ne hai voglia, ma così a occhio ti verrebbe da dire che non le hanno lette nemmeno i giornalisti.
Sui commentatori tutti, in ogni luogo ed in ogni lago, dagli intellettuali ai dirimpettai, non c'è nemmeno da porsi il dubbio: chi le avrebbe potute capire, di certo non le ha lette altrimenti avrebbe detto altro, per gli altri, è uguale, il buonsenso ce lo siamo giocato da mo'.
Non ti senti particolarmente comprensiva verso il colpevole che ha commesso reati orrendi, ciononostante non puoi provare che grande disagio nel vedere il contenuto dei commenti.
Sei attonita davanti alle, riportate, dichiarazioni del ministro della giustizia
Ti conforta soltanto la Cassazione, quando c'è.
Ti ritrovi a pensare che, secondo la vulgata comune, evidentemente, non si può indagare l'aspetto psicologico del reo ai fini della pena, se uno ha ucciso, ha ucciso.
Già, però, dipende.
Se un uomo ha ucciso perchè esasperato, sconvolto, psicologicamente prostrato, allora deve prendere l'ergastolo.
Se, per fortuna rarissimamente, lo fa una donna, allora di certo, le attenuanti ci stanno tutte.
Poverina
Anche questa è una bella botta per te, anche questa volta non ti sembra si vada dove vorresti.
Troglodita che non sei altro
Leggi le, ormai stantie, lamentele sulla pretesa strage di donne in atto nel paese.
La notizia non ti piace.
Non c'è nemmeno da dirlo, un morto ammazzato in un anno è già troppo per quel che ti riguarda.
Una donna uccisa da chi sostiene di amarla è più che troppo
Sei fermamente convinta che si potrebbe fare molto di più per tutelare chi rischia, chi è minacciata, chi subisce e, soprattutto, chi trova la forza di denunciare.
Personalmente ti sei trovata, anche più di una volta a fare presente a qualche rappresentante dell'autorità che, forse, era necessario un intervento, o un intervento un po' più deciso di una semplice "reprimenda", perchè, magari non succede nulla, ma se succede, poi è tardi. E si piange
Però, ecco, questa cosa che pare che ogni uomo, cittadino o residente, nel Paese non aspetti altro che un occasione per ammazzare la compagna di una vita (o di una settimana) non si può sentire.
E non aiuta
Basterebbe andare a guardare le statistiche
E le statistiche dell'ISTAT dicono che in Italia nel 2017 sono stati commessi in termini assoluti, 357 omicidi su una popolazione di 60.000.000 abitanti, il che fa del nostro Paese uno di quelli che hanno un tasso di omicidi decisamente basso nella tristissima graduatoria mondiale
Di questi, in 123 casi le vittime erano donne e 234 uomini.
Tra le donne, e questo è il dato che ci dovrebbe fare riflettere 89, sono state assassinate dal partner o da un parente.
Questo è il punto.
Il punto è perchè 89 donne nel 2017 sono state uccise da una persona che avrebbe dovuto amarle e cosa si può fare per impedirlo.
Su cosa si deve lavorare e come.
Prevenire, reprimere, proteggere
Non altro.
Perchè, e mi costa anche solo scriverlo, 89 donne su 60 milioni di persone non sono una mattanza
Perchè se si va a guardare i dati europei (e mi fermo a quelli per pietà verso me stessa), c'è molto di peggio.
Ci sono Paesi insospettabili, fari di civiltà, che fanno molto peggio.
Ci sono Paesi che non raccolgono i dati disaggregati per genere e, quindi magari hanno statistiche basse, perchè per loro fortuna hanno un basso numero di omicidi, ma non sappiamo chi sia ucciso e da chi in relazione al genere. 
Quindi, forse, ma come sempre, invece di buttarla in caciara, sarebbe bene studiare bene
E fare, invece di agitarsi
Qualcuno invece dovrebbe provare a non montare sul primo piedistallo che trova, perchè rischia di cascare e poi si guarda il botto
https://www.istat.it/it/violenza-sulle-donne/il-fenomeno/omicidi-di-donne
https://www.europeandatajournalism.eu/ita/Notizie/Data-news/Femminicidio-in-Europa-un-confronto-tra-paesihttps://www.istat.it/it/violenza-sulle-donne/il-fenomeno/omicidi-di-donnehttps://ec.europa.eu/eurostat/statistics-explained/index.php?title=Crime_statistics

giovedì 17 gennaio 2019

New York

New York è viva, pulsante, piena di cose da fare e da vedere.
Ha musei degni di questo nome.
Bellissimi
Potrei vivere dentro al MoMa.
Dovrebbero però costringere UNIQLO a farsi pubblicità in altro modo, perchè l'ingresso gratuito del  venerdì pomeriggio rende il museo un carnaio inaccettabile e mette a rischio le opere.
I ragazzi, invece, sarebbero felici di trasferirsi dentro all'American Museum of Natural History, preferibilmente al quarto piano, tra scheletri e fossili di ogni dinosauro (conosciuto e sconosciuto) e la possibilità di andare a salutare la pro pro zia Lucy ad ogni occasione.
New York è cara.
Non solo per i musei che, va detto, ti fanno giurare di non lamentarti mai più, una volta a casa o nella vecchia Europa
New York è un po' scontrosa.
E questo è stato un sollievo, dopo 15 giorni di vuoti salamelecchi
Per carità il customer care è sacro, ma capita di incontrare espressioni facciali diverse da un cortese interesse e, quando capita, lo sguardo che si riceve non è sempre studiato per farti credere che il tuo interlocutore si ritiene un idiota per non aver previsto le tue necessità. Anzi, può capitare di rendersi conto che ti ritiene un filino duro di comprendonio o non ha molta voglia di accontentarti.
Se poi, capita di urtare uno sconosciuto per strada, il "sorry" che parte in automatico, avrà le stesse probabilità di essere ricambiato o di essere abbinato ad un muto "ci credo, come ti è venuto in mente di metterti sul mio cammino?"
New York è buona
Se hai un minimo di curiosità dal punto di vista alimentare puoi trovare ottimi esempi di cucine provenienti da tutto il mondo
Occorre solo fare un po' di attenzione agli orari, perchè la città che non dorme mai ha un sacco di locali che chiudono presto la cucina.
E per presto intendo intorno alle 18,00
In compenso, a New York (come ovunque, per quello che ho visto) la gente mangia ad ogni ora ed in ogni luogo tanto che si avverte la necessità di ripetere più e più volte che è vietato nei musei e nelle chiese durante le funzioni (e no, non ci si riferisce ai turisti, non in piena Harlem la domenica mattina almeno)
New York è sporca in una maniera che non mi sarei mai immaginata, partita come sono, col mito dell'America pulita ed educata.
E' stato strano per me, che pure posso facilmente ignorare cartacce e deiezioni, passare accanto ad immensi cumuli di sacchi neri, esposti sui marciapiedi ad ogni ora del giorno e lasciati lì in attesa di essere ritirati esattamente come le cassette della frutta e della verdura che sono appena state consegnate.
Fianco a fianco, come se nulla fosse.
Mi è venuto da sorridere a pensare cose succederebbe su un ipotetico gruppo "sei di New York se...." se fosse abitato da concittadini come i miei.
New York è ricca ed opulenta.
Un po' eccessiva forse per il mio understatement fiorentino, ma non troppo considerando cosa ho visto altrove
E' modaiola: in certi casi eccentrica, in altri di un eleganza affascinante, mantiene in generale un gusto poco europeo e pochissimo italiano. 
Unica, apprezzabile, eccezione certe giovani donne asiatiche che potrebbero essere uscite da una collezione max mara o armani, di quelle ben riuscite.
Gli uomini fanno storia a sè, come in tutti gli States. 
Non c'è verso, è impossibile vedere una giacca che casca come dovrebbe su pantaloni che la aspettano pronti. E sui pantaloni in genere è meglio mantenere un educato riserbo.
New York è piena di clochard.
Sono diversi dai nostri questuanti, professionisti fastidiosi e insistenti, non chiedono niente, al massimo espongono un cartello, ma per lo più giacciono da qualche parte o vagano carichi di poche cose, sporchi, miserabili e non di rado confusi.
Totila ha pianto tutti i giorni ed, alla fine, ha dichiarato che lui New York la odia. 
Non è stato semplice neppure per noi.
New York è lady Liberty ed Ellis Island.
La prima sa di poco, sarà che uno si aspetta chissà che e invece la cosa più affascinante è scoprire la tecnica costruttiva ed il fatto che alle donne non fu permesso partecipare alla grande festa pubblica per la sua inaugurazione
La seconda vale da sola lo sforzo.
In questo periodo storico poi ancora di più.
Il museo ha cartelli esplicativi un po' troppo agiografici per i miei gusti, ma è l'America bellezza, nel bene e nel male; sono retorici.
New York è come poche altre città al mondo, ma per me appartiene ad una lista speciale, quella dei posti che visiti con un elenco in testa, cancelli le voci in alto, ma non puoi resistere al bisogno di aggiungerne di nuovi a piè di pagina, così quando chiudi la valigia ti accorgi che l'elenco è cresciuto invece di scemare.
New York di certo non è Europa, ma non è nemmeno troppo America, almeno non l'America che abbiamo visto altrove.
New York fa storia a sé
E credo che se ne vanti parecchio