giovedì 23 marzo 2017

Perversioni edilizie

Mi piacciono le case.
Come, immagino, molte perversioni, la mia è cominciata in modo innocente.
Ero in attesa di una visita medica e tra le mille riviste sparse in sala d'attesa, c'era un AD.
Avrò avuto 13 - 14 anni, il medico era uno dei numerosi ginecologi che hanno funestato la mia prima adolescenza ed il salottino in cui la mia mamma ed io aspettavamo offriva solo giornaletti pieni di pettegolezzi patinati.
Mai potuti soffrire.
AD aveva una copertina bellissima: un prato verde all'inglese ospitava una villa classicheggiante, piena di vetrate e di luce.
Rasserenante.
Da allora non credo di avere mai smesso.
Ho comprato riviste, studiato progetti, immaginato spazi, sbavato su arredi e complementi, apprezzato la grazia di insiemi, anche di quelli che non erano di mio gusto, ma avevano un senso, un'idea.
Poi, esattamente come mi è capitato per i vestiti, la mia curiosità è passata dal patinato al quotidiano, dalla rivista alle case vere.
E così ho iniziato a disegnare piante e bozze in prospettiva (arando il foglio chè il mio proffe aveva ragione, mai avuto un problema con la regola, ma la mano non era adatta)
Ho perso tempo a scrutare le case di amici e parenti, cercandone i punti di forza e le cose da migliorare.
Ormai sono anni che mio marito trema tutte le volte che siamo in giro in posti dove non usano persiane e tapparelle, dice, il saggio, che non le usano perchè la gente non usa fissare le scelte domestiche altrui.
Io sono la dimostrazione vivente che invece hanno un senso, anzi, sono fondamentali se non vuoi rischiare che qualcuno decida di dare un'occhiata al tuo salotto in barba alla buona educazione ed al rispetto dell'altrui riservatezza
Ora ho scoperto che esiste un canale televisivo in cui ci si occupa solo di case.
Case normali, in condominio, appartamenti uguali, resi diversi dal gusto e dalle esigenze dei proprietari.
Case frutto di progetti modernissimi o di ristrutturazioni importanti.
Case storiche, veri e propri gioielli del passato, aperti per la vanità dei proprietari.
Mini appartamenti con soluzioni ingegnose
Insomma case.
I miei tre maschi non si capacitano.
Io ho già un sacco di idee,
E' vero che il muratore se ne è andato da poco, ma sono tante le cosine che possiamo fare anche da soli.
Tipo un'area coperta per le grigliate




mercoledì 15 marzo 2017

Amica

La mia amica Ila è reduce da un lutto.
A dirla come sta davvero, la mia amica Ila è reduce dalla liberazione che è, a volte, un lutto.
Sta combattendo con  la perdita che è finalmente arrivata, con il dolore che comporta e con quello, molto più subdolo, che deriva dal sollievo per la fine di una situazione che si è protratta per anni.
Non tutti hanno la fortuna di una morte rapida, alcuni si spengono lentissimamente, dopo essersene andati anni prima, gusci apparentemente vuoti, menti apparentemente lontane.
Noi ci capiamo senza tanti discorsi.
Ci vogliamo quel bene che passa dai sorrisi e dagli abbracci.
Misuriamo le parole per una sola ragione: quello che diciamo è importante, il come spesso determinante; siamo oltre l'educazione, ed il rispetto lo dobbiamo al sentimento che ci lega più che alle persone che siamo.
Lei sa delle mie dolcezze nascoste, io delle sue, altrettanto nascoste, cattiverie, entrambe siamo consapevoli che sono segreti da custodire con cura, negandone l'esistenza fino alla morte.
Suo marito, dopo il funerale, ci ha detto che è bello vedere due amiche invecchiare così, che le ragazzine che siamo state si vedono ancora dietro al resto che si è aggiunto.
Sapesse.
Ha scelto bene la mia amica.
Tanto bene che lui, dopo tutto quello che hanno passato, l'ha messa davanti al fatto compiuto e l'ha portata via per una piccola vacanza.
Ieri ci siamo viste al volo, sono tornati e lei doveva darmi una cosa che ha preso per me.
Scarto il pacchetto oltremodo fiorelloso e trovo una borsa di tela, quelle borse che danno ai convegni, begiolina,  anonima.
"Girala" mi dice.
Giro e che c'è scritto?
I love mr Darcy
Sghignazza.
Devo andare a casa dei miei a recuperare il libro
Ma soprattutto, ci staranno i fascicoli?

lunedì 13 marzo 2017

Costituzione, costituzio'

"Verrebbe per un approfondimento sulla costituzione?" mi aveva chiesto all'inizio dell'anno la maestra di Attila.
Avevo accettato, emozionata come se mi avessero proposto di tenere una conferenza alle Nazioni Unite
Il preside, poi, mi aveva incastrato a beneficio di tutte le quinte.
Ci tiene tanto, lui.
L'idea di spiegare la costituzione ai bambini era bellina.
Tutte quelle testoline curiose, magari insofferenti o magari affascinate dal concetto di potere, sovranità, Stato, Paese; qualcuno, immaginavo, perso dietro alla democrazia ateniese e alla res publica romana, qualcun'altro reso cinico dai telegiornali.
Insomma, bellino.
139 articoli sono tanti però.
Come glielo spieghi l'ordinamento della Repubblica ai bambini? come funziona la Corte Costituzionale, il CSM, la potestà legislativa concorrente Stato - Regioni?
Ho avuto una vertigine e ho chiesto uno sconto
Ci siamo messi d'accordo per i primi 12 articoli, i principi fondamentali, il cuore del cuore della carta.
Pensavo di vincere facile.
Già.
Poi ho preso in mano l'articolo 1.
"L'Italia è una repubblica democratica fondata sul lavoro"
E mi è tornato in mente il povero professor Barile che confessava di sbattere la testa contro il muro tutte le volte che doveva spiegare il concetto di repubblica "fondata sul lavoro".
Se non sapeva come farlo lui a degli studenti universitari, come potevo pretendere di farlo io a gente di 10 anni?
E senza battutacce?
Glielo potevo dire che i costituenti si sono scannanti sul riferimento al lavoro: come dove e perchè?
Non va bene nemmeno glissare però, la costituzione non è un monolite, non è la tavola delle leggi discesa dal Sinai con Mosè (e anche su quelle io un paio di dubbi li avrei).
Nessuna costituzione lo è.
Calamandrei diceva che è una macchina: le serve carburante.
E il carburante è l'impegno di tutti.
Uhm
Insomma.
Me la sono cavata.
Ho mostrato l'emblema ed il suo simbolismo, spiegato la genesi della bandiera, illustrato il concetto di democrazia indiretta, accennato alle autonomie locali e all'unitarietà del Paese, detto della tutela delle minoranze linguistiche (rafforzata per i bolzanini dal trattato internazionale), mi sono dilungata sulla tutela dell'ambiente che in costituzione abbiamo solo noi (e sul fatto che nessuno ci batte sull'elaborazione teorica, sono i decreti d'attuazione che ci fregano. Non c'è nulla da fare, finito di ragionare, ci passa la voglia, e a fare ci pensiamo sempre un qualche domani) e del patrimonio artistico e storico (in loco. Il che ci rende il paese che siamo e moltiplica le difficoltà, altrove, ho detto, hanno fatto i "musei della nazione" e se la sono risolta, ma qui, ci devi solo provare a togliere un quadro da una chiesa e poi vedi come ti ritrovi).
Insomma, ho fatto quelli facili.
La prossima volta mi tocca l'art 3.
O spiegagliela l'uguaglianza formale e quella sostanziale

giovedì 9 marzo 2017

festa della donna

Ieri era la festa della donna.
Da ragazzina, sbattevo la testa contro il muro tutte le volte che arrivava la "festa" della donna.
Ero una ragazzina molto politicizzata e per me il termine festa era un insulto: solo la commemorazione della tragedia avrebbe avuto senso.
Alla commemorazione poi, doveva seguire un lungo e pensoso dibattito sul patriarcato come fonte di tutti i mali e sullo sfruttamento delle donne in ogni ambito della società.
Ammetto che, crescendo, le feste nei locali non mi aiutarono troppo a riconciliarmi con l'occasione.
Ci deve essere qualcosa che non va in me, perchè l'idea di vedere uno (o più) ridursi ad oggetto sessuale esattamente come si assumeva capitasse a tante, non mi faceva sentire più ganza del solito.
Mai capito perchè un culo di femmina fosse da schifare e uno di maschio fosse un passo verso il futuro.
Può darsi che non abbia mai trovato il sedere giusto.
Però giuro che la vista non mi ha mai disturbato, è il passo avanti che non sono mai riuscita a capire.
Comunque.
Sono sempre stata fermamente convinta che avrei potuto fare qualsiasi cosa avessi desiderato e molto pugnace con chi cercava di suggerire il contrario.
In fondo gli anni della mia infanzia sono stati anni di grande fermento.
Nel mio caso poi, penso abbia aiutato molto il fatto che mio padre mi ha cresciuto come una principessa.
Quella di The Brave però.
Ora che sono una signora di mezza età con un lavoro, una famiglia e dei figli (maschi) a carico, sono arrivata alla conclusione che la strada è lunghissima ed impervia e le chiacchiere stanno a zero.
Non ne posso più di dibattiti ed iniziative simboliche, di uomini che si sgolano nel dire che "le donne sono meglio" (non è vero tra l'altro) e di donne che si piangono addosso quando sono le prime a lasciare stare e rinunciare se c'è da caricare la lavatrice o battere i pugni su un tavolo e pretendere.
Ora, ancora più di prima e di sempre, penso che ci sia solo una possibilità e mi tocca dirla con le parole di un uomo:
"sii il cambiamento che vuoi vedere nel mondo"
O ammetti che non ti importa abbastanza