giovedì 26 febbraio 2015

Un'altra donna

Ieri la porta dello studio si è chiusa dietro le mie spalle alle 15,00.
Sono andata a prendere due cose per cena.
Mio padre ha potuto dirmi quali sono state le conclusioni della pneumologa alla luce della tac senza nessuno che tirasse giacche, proponesse petizioni, sbuffasse di impazienza.
Ho raggiunto a piedi la scuola ed ho piacevolmente preso accordi per approfittare delle inziative promosse nei fine settimana dagli "amici dei Musei di Firenze", comprese nel pacchetto a cui abbiamo aderito come classe, ma in aggiunta a quelle che i bambini stanno vivendo durante l'orario scolastico.
Ho finto di valutare l'idea di fare un pullman di mamme per andare a vedere "il" film (come quale? l'unico e solo) ed ho scoperto che in effetti, una ragione per cui potrei andare c'è.
La casa di lui

Ho imbarcato due ragazzetti sovraeccitati in macchina e li ho traghettati fino a casa dove ci aspettava la torta fatta apposta per merenda.
Ho stirato - poco - con il consueto orrore e raccapriccio, ma con un piacevole cicaleccio di sottofondo e soprattutto col sole.
Ho fatto il minestrone.
Mi sono lavata i capelli, a modino, una roba che nemmeno Sissi e le sue ciocche seriche stese sui fili tirati tra i saloni roccocò.
Ho giocato a Jenga boom
Ho spiegato a mio suocero, preoccupato per l'insolita presenza, che nessuno era malato
Ho coccolato la gatta fino a renderla folle di gioia.
Ho ripassato l'origine della collina e letto "io ed il mio mostro" (Beentjes Matijs; Posthuma Sieb)
Sono stata felice.

lunedì 23 febbraio 2015

Processo partecipato per l'edilizia scolastica

Attenzione: questo è un post serio, almeno nelle intenzioni
Credo di averlo già detto, l'amministrazione del paesello ha deciso di costruire un nuovo polo scolastico  in sostituzione dei tre edifici attualmente destinati allo scopo.
I miei figli non vanno a scuola nel paesello, quindi, come mi è stato già gentilmente fatto notare potrei fregarmene.
Non me ne frego proprio per nulla invece, perchè il plesso è uno, perchè ci metto mezz'ora a spostarli in una scuola migliore se c'è (soprattutto Totila che dovrebbe entrare alla primaria proprio nell'anno di inaugurazione della nuova struttura), e perchè canoni di locazione e costi di gestione vengono coperti con tasse ed imposte quindi li pago pure io.
Inoltre quelli del comitato genitori mi hanno incastrato.
Il Comune ha scelto di condurre la fase di progettazione attraverso un processo partecipato che coinvolge studenti, personale scolastico e popolazione.
Scopo del processo partecipato è 
- l'approfondimento delle esigenze e i bisogni dei soggetti che “abiteranno” la nuova struttura: alunni, insegnanti, genitori, personale scolastico, operatori. 
- l'educazione delle giovani generazioni alla cittadinanza attiva, favorendo le loro capacità progettuali e decisionali e valorizzando la loro creatività diffusa. 
- la sollecitazione nella comunità, del senso di responsabilità e di appartenenza nei confronti degli spazi e delle opere pubbliche
Il tutto per ottenere: 
- Forte correlazione fra progetto architettonico e progetto didattico
- Soluzioni progettuali innovative dal punto di vista didattico e pedagogico, coerenti con le esigenze di tutti coloro che “abitano” la scuola. 
- Miglioramento delle strutture scolastiche e, di conseguenza, dell’offerta formativa locale
 All'inzio, a sentir parlare di tutto questo e della sua elaborazione attraverso tavoli, laboratori, proposte, ho ghignato, perchè insomma, è bene dirlo, qui non siamo in un qualche stato del Nord Europa avvezzo alla partecipazione (o comunque che noi percepiamo così), questa è la regione, la provincia, la zona delle risse verbali e dei progetti presentati quando sono bell'e finiti, in power point.
Immaginavo quindi uno scenario da commedia dell'arte in cui ci si parla addosso, soprattutto discutendo dei massimi sistemi o di tutt'altro, mentre il progetto è già stato, in realtà, deciso.
E forse sarà anche così, ma sono giunta alla conclusione che stare a casa e disinteressarsene, è un buon modo per essere certi che la decisione sarà calata dall'alto.
A dispetto della mia diffidenza, l'esperienza è stata, almeno per ora, davvero piacevole ed interessante.Non ho avuto accesso alle sessioni di docenti e personale scolastico e non posso neanche parlare per le attività che stanno interessando bambini e ragazzi dai 5 ai 14 anni, ma posso dire che gli incontri riservati a genitori/associazioni/abitanti della zona interessata, hanno fatto uscire cose di buon senso e di eccellente stimolo.
In sostanza, il processo funziona così:
1) amministrazione pubblica e progettisti hanno individuato dei temi su cui la popolazione può avanzare proposte. Nel nostro caso si tratta di quattro macro aree di discussione: 
* accessibilità e mobilità sostenibile; 
* parco, spazi esterni e verde didattico; 
* ciclo di vita dei bambini (andare a scuola, imparare, mangiare, uscire, giocare, ecc.) 
* aspetti didattici e pedagogici di ambienti interni, arredi e finiture.
2) personale, alunni ed adulti, ognuno in incontri e con modalità adeguate, discutono in tavoli tematici idee, proposte e desideri da avanzare ai tecnici incaricati di trovare le soluzioni
3) le proposte vengono valutate ed utilizzate per la stesura di un progetto di massima: quelle ritentue idonee vengono concretizzate, quelle respinte devono essere oggetto di adeguata (ed intellegibile) motivazione
4) il progetto di massima viene sottoposto, prima al tavolo di garanzia che ne valuta la corrispondenza ai desiderata e le ragioni addotte per i rifiuti e provvede ad eliminare eventuali tecnicismi che rendano difficile la comprensione (supercazzole semplici o qualificate e co.)
5) successivamente viene sottopsoto alle categorie di interessati e discusso perchè vi vengano apportati gli aggiustamenti del caso.
6) entro metà maggio,  si arriva (forse un po' sudati) al progetto definitivo cui segue la realizzazione.
Faccio parte del tavolo di garanzia (grazie ragazzi) e sabato scorso ho avuto il compito di girare tra i tavoli in cui si discuteva di aule con pannelli mobili per accrescere lo spazio e coinvolgere gruppi classe più numerosi o restringerlo per lavorare a isole, lezioni frontali e forme di didattica più attiva, interazioni tra metodi, e riferimenti a Montessori, a Steiner ed un sacco di altra gente, laboratori, parcheggi a distanza con passaggi protetti, pedibus, ciclabili, tetti verdi, depuratore per osmosi (si vi prego, chè così l'abbozzano di trapanarmi con il fatto che danno ai bimbi l'acqua del rubinetto), sistema wi fi accessibile, ma protetto, dialogo tra la zona giochi/svago/sport dell'isituto e parco pubblico circostante, realizzazione delle strutture in modo che possano essere utilizzate dalla cittadinanza anche per attività non prettamente scolastiche e non necessariamente gestite da associazioni sportive organizzate, autosostenibilità, costruzione con materiali leedgold, estensione dell'esperienza dell'orto scolastico anche nel paesello e non solo dove vanno gli unni e via e via.
Pensavo di dovere sedare risse, invece, con mio sommo stupore, a parte tre o quattro, il cui unico interesse era contestare la scelta dell'area, ho trovato persone interessate e qualificate.
Immagino che gli altri siano rimasti a casa a guardare qualche programma del sabato sera.
E ne sono, egoisticamente, felice.
In tutto ciò gli unni e gli altri bambini giocavano, creavano e leggevano nella stanza della biblioteca dedicata ai ragazzi con due fanciulle dall'aria angelica e la resistenza del titanio.
Forse ho sognato

 

giovedì 19 febbraio 2015

AA anonima accumulatrici

Ciao sono ciacco.  E sono un'accumulatrice.
Non ho nessuna intenzione di pentirmi.
So che nei prossimi giorni soffrirò per questa mia caratteristica, fisicamente intendo, e sono anche disposta a credere che la mia mente resterà per sempre offuscata dalla quantità di oggetti materiali, per lo più, inutili, che affollano la mia esistenza.
Però ognuno ha diritto alle sue perversioni ed io vado fiera della mia.
Non mi separerete dalle lenzuola del mio corredo, di quello di mia madre e, pure, delle mie nonne, ma giuro che d'estate le uso. Se vale qualcosa. E no, non mi sono neanche accontentata della loro generosità.
Non darò via gli asciugamani di lino ricamato nè gli asciughini con cifre che neanche so più attribuire e no, non ci faccio tende. Io odio le tende. Li tiro fuori ogni tanto, penso al lavoro, alla pazienza, alla manualità, ci copro la pasta che lievita o li accomodo in bagno, poi guardo le mani e la faccia degli unni, mi sento in colpa ed il giorno dopo li tiro via.
Continuerò a riesumare e lavare certe tovaglie che sono veli da sposa, capolavori inadatti alla mia tavola senza quel "sotto a tinta unita" che mia madre cerca di farmi aceettare da anni (ciao mamma, ciao) e quando le ripiegherò di nuovo attorno alla carta velina sarò grata di avere, anche solo per un attimo, avuto contatto con tanta perizia, con una simile arte. Arriverà di nuovo il giorno in cui ne stenderò una sul tavolo, perchè un altro adulto me la imbratti di vino rosso causandomi un sorriso di cortesia che è uno spasmo facciale. Non ora.
Apparecchierò ancora con i serviti buoni, anche con le mezzelune da insalata (e continuerò a trovarle truzze) così, perchè è domenica, perchè sono giù o solo perchè ci sono, perchè mi va.
Subirò sempre il richiamo di certe vetrine, di un set di bicchieri o di posate, della pentola in più, dei coltelli di ceramica, del sacco letto irresistibile, del "mai più senza" da cucina.
E cederò, naturalmente.
Per dire, ora che ci penso, non ho un servizio da tè.
E si che io organizzo tè tutte le settimane.
Ma tutte tutte, eh

martedì 17 febbraio 2015

i sogni son desideri....


Sono stati giorni pesanti: al quotidiano si sono sommate le preoccupazioni per la salute di mio padre ed i bambini malati.
Stiamo cominciando davvero ad affrontare la faccenda trasloco, visto che è imminente, ma soprattutto per adesso, stiamo smontando le strutture del giardino, spostando serra e limoni e, insomma, ci dedichiamo alla bassa manovalanza.
Il Comune, sebbene sia tutto teoricamente a posto, non cessa di avanzare richieste, chiarimenti, approfondimenti, di sollecitare relazioni tecniche ed il versamento degli oneri.
La settimana scorsa, dopo l'ennesima richiesta di produzione della riproduzione della riproduzione documentale ho chiamato il sindaco e gliene ho dette di tutte, precisando (ruffiana) che ci lamentiamo tutti dei politici ma a me, quelli che davvero fanno tanto paura sono i burocrati, funzionari inamovibili ed irresponsabili (di fatto se non di diritto).
A tutto ciò deve aggiungersi il terrore (grande) che sia da scemi spendere tutti i soldi che abbiamo - tenedosi il mutuo - per ingrandire casa quando chissà se avremo di che fare la spesa alla lunga.
Sono la nipote di un nonno che comprò due case, invece di una, con denaro interamente preso a prestito, litigando a sangue con la moglie nello studio del notaio, perchè lei non voleva firmare l'atto, terrorizzata come era dalle possibili conseguenze di una simile operazione e mi aggrappo a questo ricordo quando la paura sale, ma non posso fingere che mio nonno non vivesse nell'Italia degli anni '50, in un altro paese.
In ogni caso, sono troppo stufa di questa cappa di inerzia e di paura, per non fare questo passo; ho aspettato troppo questi permessi, per rinunciare; sogno da troppo tempo sulle planimetrie per accettare che diventino esca per il camino.
Sognamo....sarebbe meglio dire.
E discutiamo, perchè questo è uno dei nostri tratti distintivi
Nei nostri sogni ad occhi aperti e nelle nostre discussioni entra spesso la questione del risparmio energetico che è una cosa bellissima a cui tengo moltissimo e di cui sono una fan accanitissima (si notano i superlativi?) però, ecco però io una stufa in cucina non ce la voglio.
Insomma la proposta è questa:
  
e quando, dopo estenuanti discussioni, la proposta che avanza per sostenere il suo punto di vista è come questa io so perchè lo amo così tanto.
(ma mangeremo cicoria e rape di campo tutta la vita)

mercoledì 11 febbraio 2015

Proposta minima di buon senso: ma se la smetteste un po' tutti di "stare con..." o "essere..."

e provaste, almeno una volta, giusto per vedere l'effetto, ad essere voi stessi e prendervi la responsabilità delle cose che dite, fate o pensate senza ripararvi dietro ad un cartello, una maglietta, con la faccia o le viscere di un altro?
Oppure, anche meglio, lasciate giù il cartello, non indossate la maglietta (sono orrende dai su), ma provate davvero ad essere "..." o "a stare con..." invece di usare la vostra metamorfosi di cartone per vomitare idiozie o cattiverie addosso la prossimo.
C'è stato Charlie e giù a riempirsi la bocca, ora c'è il benzinaio - eroe.
Uno che poveraccio, sembra avere fatto tutto e solo quello che si legge in ogni manuale di diritto penale: ha agito nell'imminenza di un pericolo concreto di  danno grave alle persona, dopo avere sparato un colpo in aria e mirando ad una parte del corpo (la gamba) la cui offesa poteva impedire il compimento dell'azione delittuosa ma non cagionare la morte.
Aprite un manuale di diritto penale e ce lo trovate questo benzinaio: art. 52 c.p., legittima difesa.
E' tanto da manuale questo povero Cristo che ne leggete le dichiarazioni e vi fa pena, perchè diciamocelo, sparare ad uno ed ammazzarlo non deve essere una bellissima esperienza.
Non per lui, almeno.
Allora perchè lo dobbiamo vestire da cow boy del far west e trasformarlo in qualcosa che non è?
Non ha vendicato nessuno, non ha "ripulito" niente, non è il simbolo del cittadino modello che risolve i problemi da solo.
E' un poveretto che, messo davanti ad una situazione terribile, poteva fare qualcosa e l'ha fatta.
Ha scelto di rischiare la vita di un malvivente per salvare i beni e la sicurezza di altri.
E' stato coraggioso e certo non è da insultare per quello che ha fatto.
Non è nemmeno da innalzare agli onori del valor patrio (ammesso che ci sia), non è un eroe, è uno che, seppure in modo legittimo, ha sparato addosso ad una persona e l'ha uccisa.
Riesco ad immaginare con facilità, azioni più meritevoli di riconoscimento e stima.
E quanto a tutto questo stracciarsi le vesti per l'iscrizione nel registro degli indagati, poi, calmi ragazzi su.
In Italia c'è l'obbligatorietà dell'azione penale, vi fa schifo? A me un po' si. A volte almeno.
Altrove la magistratura inquirente è elettiva e all'inizio del mandato dice quali casi e quali reati verrano perseguiti e quali no. Noi processiamo tutti ed a tutti offriamo le stesse garanzie. Altrove non è così, più dell'80% dei casi vengono risolti con certe forme di "patteggiamento" con sconto della pena e niente passaggio davanti ad un giudice terzo ed imparziale nemmeno per la verifica della congruità.
Meglio, peggio? dipende.
Certo finchè hai l'obbligatorietà dell'azione penale non puoi usarla per quello si e per quello no.
Un morto ammazzato merita un'inchiesta.
L'omicida deve essere indagato affinchè si valuti se ha davvero agito in presenza di una scriminante, cioè se davvero ha sparato per legittima difesa.
Gli faranno un processo?
Se quello che scrivono è vero, non credo, verrà prosciolto e ciao.
Ma questo, la circostanza cioè che si dovrà fare una valutazione sui fatti, non è uno scandalo come dite.
E' un segno di civiltà
Quello che la vostra maglia, il vostro cartello, non sono

giovedì 5 febbraio 2015

Bollettino medico

Ci risiamo.
No, non è una novità e poi è inverno.
Un inverno non troppo freddo, ma molto umido, perfetto per creare problemi a chi già ne ha.
Mio padre non respira.
Questa volta però, pare, non sono i polmoni a portarsi dietro tutto il resto, è il cuore che non fa il suo dovere.
Le gambe erano gonfie, il medico ha fatto il doppler, ha prescritto una terapia, ha ripetuto l'esame due giorni dopo ed è stato costretto a somministrare un diuretico, la pressione, già bassa, si è trasformata in quella di una serpe sotto la neve, abbiamo rischiato il collasso, abbiamo sospeso il diuretico.
La penumologa ha ripristinato l'ossigeno 24 ore su 24 e aspettiamo si pronunci il cardiologo.
Mia mamma è una belva, la paura, come sempre, si trasforma in rabbia e la rabbia le fa dire che è un idiota con un'acrimonia dolorosa che è paura.
Il cerchio si chiude.
Io no.
Non sono più arrabbiata.
Ho accettato.
Ho accettato che mio padre è un idiota che si sta uccidendo in un modo terribile.
Non un uomo debole, vittima di un vizio più forte di lui, ma un uomo che non vuole rinunciare al suo vizio nonostante quello che comporta.
Mi sono rimasti solo il dolore e la paura.
A quelli sono io che non so e non voglio rinunciare.
Un modo, certamente sciocco, per volergli bene.
Ecco, in fondo l'amore è questo, volere bene ad una persona per quello che è, con i suoi vizi, i suoi difetti, i suoi limiti, accettandoli anche quando ti sembrano inaccettabili, ed accogliendoli come una parte del tutto.
Volere bene non, nonostante quegli aspetti, quei difetti, ma con quelli, anche a quelli.
Accettando il dolore e la paura, anche se sono sciocchi e non servono.
Non a lui.
A me, forse.

Solo che così è persino peggio

lunedì 2 febbraio 2015

un giorno in pretura

Lunedì 2 febbraio.
Giornatina piena
Comincio tenendo ferma un udienza penale per il marito che deve arrivare e intanto sento un processo dal Giudice di Pace.
1) non è cioccolata
Depone la parte offesa: "ho visto che avevo delle cose nella cassetta della posta, non era corrispondenza, sembravano foglie, forse terriccio ...qualcosa così.... Ho aperto ed ho trovato, inseriti nella mia cassetta condominiale degli escrementi. Di cane, penso. Li ha messi Tizia, la mia vicina che da tempo tiene nei miei confronti condotte offensive ed illecite"...
Viene introdotta l'imputata che dichiara: "la signora Caia lascia uscire il suo cane nel giardino condominiale, lei abita al pianterreno e si limita ad aprirgli la porta, il cane fa i suoi bisogni ovunque e la signora Caia non si cura minimamente di ripulire lasciando, con licenza parlando, un gran merdaio. Io gliel'ho detto centinaia di volte che questa cosa non va bene, che ci sono i bambini e che, insomma, fa schifo, ma lei da quell'orecchio non ci sente  o forse le piace stare nel sudicio e non ci fa caso. Così, un giorno, mi sono limitata a renderle ciò che è suo. E perchè non c'era se no, se mi apriva voglio dire, gliela appoggiavo direttamente di là dall'uscio."
Standing ovation del pubblico e proposta per la medaglia di bronzo al valor civile.
2) l'arroganz(ina) del poter(ino)
Ho udienza per un'opposizione a sanzione amministrativa, in pratica chiediamo al giudice di annullare una "multa" che i vigili di un Comune hanno elevato al mio cliente per avere occupato un'area di suolo pubblico superiore a quanto prescritto nell'ordinanza autorizzativa del cantiere. Gli accertatori ritenevano che il cantiere fosse più largo di 30 centimetri e più lungo di un metro del consentito (4,30 per 11 invece che 4 per 10) il tutto comunque all'interno dell'area di rispetto di 30 metri per 5 assegnata.
Ora, anche 10 centimetri sono troppi se non sono autorizzati, però, se mi contesti una sanzione, soprattutto se è economicamente pesante e si basa su presuppsoti così esigui, me la devi motivare perchè siamo tutti cittadini soggetti alla legge. Anche quelli con la divisa.
Se non solo non lo fai, ma ti costituisci in giudizio facendo della facile ironia su Cartesio ed i suoi piani e sostenendo che per misurare le dimensioni di un cantiere non serve andare a chiamarlo (paura eh!?), perchè  basta un metro, non posso che farti notare che possiamo usare anche il braccio fiorentino, ma se non mi dici dove inizi e dove finisci la valutazione, non hai fatto niente e, soprattutto, non mi consenti di accertare la corretta attività della pubblica amministrazione di cui non sono il suddito, ma il padrone.
E mi rode, eh, perchè non mi basta la brutta figura che hai fatto, dovrebbero licenziarti e costringerti a disegnare assi cartesiani per otto ore al giorno, tutti i giorni, almeno per tre anni.
3) Miracolo in via della Scala (ma gli assistenti sociali?)
Arrivo trafelata al Tribunale per i minorenni con un ritardo che non è passato da terribile a inaccettabile solo perchè mi ha accompagnato il cliente di cui sopra con il camion che ha il permesso per la zona blu. Salgo trafelata al secondo piano maledicendo il marmo delle scale e l'intonaco sui vestiti e, invece della rissa, trovo quartetto di Bach, té e e canapè. Il collega (preavvertito già da venerdì) accoglie sorridendo le mie scuse e mi dice che, anzi, loro hanno avuto modo di dirsi come siamo tutti d'accordo e come ci vogliamo tutti bene. Io che, strega, temevo la ragione della convocazione fosse un'alzata di ingegno della sua assistita, riprendo a respirare nell'attimo esatto in cui, anche lui, mi esprime tutta la sua (disi)stima per le assistenti sociali che hanno in carica la posizione. Persone che hanno chiesto l'affidamento del minore ai servizi un anno e 4 mesi fa e, nei tempi di osservazione loro delegati dal tribunale non hanno trovato nemmeno mezz'ora per buttare giù due righe nonostante vedano i due almeno una volta al mese e sia stato chiesto loro espressamente di inviare una relazione aggiornata prima dell'udienza.  Di più, hanno messo nero su bianco, già da allora, l'inopportunità di sentire il "bambino" (oggi quindicenne) vista la sua alta conflittualità con la mamma. Ora, anche qui, va tutto bene, ma il Tribunale per i  minorenni è il monstrum che è (era via) proprio perchè ci abbiamo ficcato magistrati di ruolo, psicologi, assistenti sociali, insomma tutta una serie di professionalità in grado di capire e comprendere le dinamiche familiari o no? e vuoi che uno psicologo non sappia esaminare un adolescente senza capire se ce l'ha con la mamma perchè lei tiene oggettivamente una condotta inadeguata o perchè è fuorviato dal padre? E poi, se non lo sente il giudice in contraddittorio, magari, a chi dobbiamo credere e perchè?
Alla fine della fiera, salomonicamente, è stato deciso di chiedere, di nuovo, una relazione ai servizi e che, se questa sarà conforme, alle dichiarazioni del padre e della madre, il fascicolo passerà in archivio con ordinanza finale.
Son contenta.
Però la relazione gliela farei portare a piedi dal comune in cui prestano servizio al tribunale. Scalze.