lunedì 27 febbraio 2017

Varie

In questi giorni di silenzio sono successe tante cose.
- Il babbo è di nuovo a casa e la ASL ha arrangiato un sistema di controlli domiciliari che dovrebbe (il condizionale è d'obbligo) impedire ricoveri d'urgenza per squilibri non diversamente trattabili.
La nostra dottoressa è molto cauta, naturalmente è molto bello che, ai prelievi, si aggiungano all'occorrenza anche certe somministrazioni assistite, ma non ci vuole una laurea in medicina per capire che il problema non è l'infermiere che fa la flebo e sta lì a vederla passare.
Il problema è che se la pressione è sotto i piedi e si rischia un collasso, mentre la flebo passa, ci vuole il cardiologo, il defibrillatore e tutto il resto dell'ambaradan.
- Sono stata a due funerali e aspetto, da un momento all'altro, che mi arrivi un messaggio per il prossimo.
Prima è, meglio è.
Anche se non posso pensare a chi resta.
- Sono stata anche a due feste di carnevale in due piazze.
I bambini si sono molto divertiti, io avrei preferito che offrissero superalcolici ai genitori come segno di tangibile, umana, comprensione.
- Ho parlato con una signora, più anziana della mia mamma, che ha deciso di separarsi. E' scappata letteralmente di casa perchè il marito l'ha picchiata. Mi ha detto che gli è stata diagnosticata da poco una malattia degenerativa ed io, da stupida superficiale, ho immaginato che quella fosse la causa della violenza. La signora, sotto lo sguardo decisamente irritato della figlia, ha però aggiunto che non era la prima volta e che in cinquanta anni di matrimonio, i ceffoni sono volati.
 Ho iniziato un colloquio, pensando con tenerezza ad una coppia di vecchi immersi in chissà che litigio, magari recuperabile in nome dei vecchi tempi, e ne sono uscita, mormorando un prosaico "meglio tardi che mai".
Ci sono errori e condizionamenti dai quali, nonostante gli sforzi, non riesco proprio a liberarmi




giovedì 9 febbraio 2017

la cosa che fa più male

La cosa che fa più male sono due.
Nessuna di queste è la corsa verso l'ospedale col consueto groppo alla coda e il pensiero fisso: fatemelo-trovare-vivo, fatemelo-trovare-vivo.
La cosa che fa più male è tua madre su una sedia, piegata e con lo sguardo vuoto che, appena ti vede, ti viene incontro camminando da vecchia e ti dice: "ce l'abbiamo fatta anche questa volta, pare, mi hanno detto che si è ripreso"
E la faccia delle tue amiche, i loro occhi.
Glielo hai detto: hai deciso che piangerai tutto insieme.
Poi.
E non sai se ti compatiscono per quello che succede o per questo, per questa caparbia incapacità di lasciare andare che hai già provato troppe volte.

giovedì 2 febbraio 2017

Femminismi minimi, traslati, forse sbagliati

1.
Come sanno anche i sassi (o dovrebbero), è offerta alle bambine nell'undicesimo anno di età la possibilità di sottoporsi gratuitamente a vaccinazione contro il papilloma virus.
E' robaccia il papilloma virus, i tumori al collo dell'utero sono responsabilità sua, per dire, insieme a tutta un'altra serie di cosine che se non le prendi è meglio.
Il Ministero della Sanità è lì che ponza e, dice, vorrebbe estendere la possibilità anche ai maschietti (entro il quindicesimo anno, perchè è d'accordo con mia nonna e sa che i maschi ci arrivano sempre dopo).
Nel frattempo qui si può fare a un prezzo popolare.
Attila compie 11 anni a marzo.
Se ce lo "passano" bene, altrimenti pagheremo il ticket.
Mi sono informata, il papilloma tendenzialmente ce l'ha con le femmine. Può essere che se ne stia lì inerte e non si fili nessuno, ma se si sveglia, probabilmente se la rifa con una lei.
Però è responsabile anche di un po' di tumori maschili, rari, e di altra roba spiacevole.
Io sono femminista.
E ho due maschi.
Sono pronta a sopportare con stoicismo tutte le critiche e le accuse di quelle per le quali, tutti i difetti dei loro uomini (o degli uomini in genere), dipendono dalla mamma.
Ma non potrei sopportare l'idea di aver permesso loro di "ungere" le poche o tante compagne con questo mostriciattolo.
Una punturina e passa la paura.
2.
Immagino che tutti abbiano avuto sott'occhio l'educazione, lo stile e la galante cortesia di Trump verso la moglie.
Bon.
C'è poco da dire.
JFK non riusciva a tenere i pantaloni abbottonati neanche mezz'ora, ma tutti si ricordano la (paraculissima) frase a favore di Jackie durante la visita di stato in Europa.
Altra forma, ecco (e non intendo meglio, intendo altra)
Però, c'è un però.
Mi sono arrivate sott'occhio un sacco di battute e battutacce sulla "povera" Melania e mi hanno dato noia.
Parecchia.
Un po' mi ha anche dato fastidio che mi desse noia, chè le battutacce sono il sale della vita.
Il fatto è, prima di tutto, emotivo, perchè tutte quelle (tutte donne) che le hanno fatte (o condivise) con me, non hanno idea di cosa significhi prendersi tanti cazzotti, finire per terra ed essere prese a calci, ricevere sputi in faccia, essere costrette a mangiare dopo, gli avanzi, in garage.
Essere calpestate, derise, umiliate, anche dai figli che vengono "convinti".
Nessuna, io per prima, hanno idea di cosa voglia dire arrivare a pensare che sia giusto, di non valere niente, di dovere solo tacere ed ubbidire.
Subire.
Ci sono donne che passano per queste esperienze, e non è detto che siano stupide o deboli.
Io ne vedo una in questi giorni e non lo è affatto.
Ecco perchè l'ho trovato intollerabile.
Ma messa un po' da parte questa emotività, l'ho trovato fastidioso perchè era un atteggiamento paternalistico, profondamente maschilista e, anche, deleterio.
Diciamocela intera, magari a lei piace. O non le dispiace abbastanza perchè sul piatto c'è, e pesa, anche qualcosa che le piace tanto da farle sopportare il resto.
Saranno anche fatti suoi o no?
C'è gente che firma contratti (accordi meglio) in cui c'è scritto che uno/a lo/a può portare in giro con un guinzaglio e la museruola.
Giuro che c'è una sentenza sull'addebto in cui si prende in esame un accordo di questo tipo per concludere che non c'è lesione alla dignità se piaceva e non sono stati superati i limiti pattuiti  (io voglio conoscere il collega che ha prodotto un simile accordo, ma quella è la mia perversione)
E se non fosse, queste battute dovrebbero salvarla?
Ma davvero?
O possono solo danneggiare una persona che davvero sia in difficoltà e incattivire chi la vessa?
Non solo. Chi la dovrebbe salvare e come?
E' scema, inetta, ha bisogno di un qualche principe azzurro?
Nel caso, la sola cosa che mi viene in mente è che  può telefonare all'Ivana. Quella che, a suo tempo, al buon Donald sfilò metà patrimonio con un divorzio che fece storia
Insomma, sono passati decenni e siamo ancora qui a dire che se una sta con uno, che è o pare, stronzo, è perchè ha bisogno di aiuto
La strada è davvero lunga, stretta e piena di curve a gomito
3.
L'altro ieri mi è capitato sott'occhio un articolo dell'Huffington Post Italia, una roba tradotta non so più da quale altra edizione, di quelli che ti rimettono in pari con i giornali italiani (un miracolo, in pratica)
Comunque, si parlava di una che per un tot periodo di tempo era andata al lavoro in un ufficio vestita da uomo.
E ne aveva trovato giovamento.
Aveva trovato che un completo maschile formale fosse estremamente comodo.
Buon per lei.
Personalmente non mi annoderei al collo una cravatta se non fossi costretta, ma se a lei piace, chi sono io per criticare?
Io compro scarpe da teatro.
Non posso esprimermi sul concetto di comodità altrui.
Il fatto è che dall'esperienza personale se ne ricavava un pippotto sull'abbigliamento femminile.
Ora, io non lo conosco il dress code del suo ufficio (ma non deve essere tanto stringente, ad occhio), però mi viene in mente tanto di meglio ed altrettanto adeguato.
Sarà che siamo in Italia e non si rischia il contempt of court nemmeno con i jeans, però, ecco, col cavolo che io scatenerei l'inferno e tirerei in ballo discriminazioni sessuali per vincere il diritto di andare al lavoro in giacca e cravatta a luglio quando mi infilo un vestitino di cotone e sono a posto.
Idem per la depilazione, il trucco, le scarpe ed il resto.
Ripeto, saranno altri mondi, ma io frequento un posto dove girano migliaia di persone ogni giorno ed è richiesto un minimo di abbigliamento formale, eppure c'è di tutto: dal tacco alto alla ballerina, dal trucco perfetto al niente trucco, a Moira Orfei con la mano pesante, dal tailleur al maglioncino.
E' davvero necessario scimmiottare gli uomini per stare comode?
E soprattutto sarebbe questa la parità?
Tutte le volte che vengono fuori questi discorsi, non riesco a non pensare ai baffoni di Frida Kahlo, una che di certo non si faceva troppi problemi.
O alle storie degli anni '50 in cui o eri bella o eri intelligente.
Ma siamo sicuri che il conformismo che critichiamo, non siamo noi a imporcelo e, ancora peggio, a criticarlo negli altri?
Sarà che a me gli uomini brutti e sciatti non piacciono e quindi fatico persino a vederlo tutto questo sforzo imposto solo alle donne e solo dall'esterno.