martedì 21 ottobre 2014

Di dubbi e partenze

Ho un cognato.
Ce l'ho perchè mio marito ha un fratello.
Mio cognato quindi, è stato per me parte di un pacchetto già completo.
La parte migliore magari, ma insomma, avesse anche fatto schifo, avrei dovuto farci i conti.
Mio cognato ha una compagna.
Nemmeno sulla sua scelta avrei potuto avere voce in capitolo, ovviamente, ma siccome lei è venuta dopo di me, è lei quella che ha dovuto fare i conti con una presenza, la mia, che poteva essere una vera e propria jattura.
Invece ci piacciamo un sacco.
Forse perchè un po' ci assomigliamo, forse perchè non ci diamo fastidio a vicenda, forse perchè abbiamo già abbastanza da fare ognuna per i casi suoi, forse perchè lo nasconde bene, ma è caustica, forse perché lei fa tanto la mamma italica ma poi manda il figlio all'avventura e io ce li mando senza nemmeno fare tanto mamma italica, soprattutto, penso, perchè entrambe troviamo normale "dimenticarci" le nostre paure quando c'è da affrontare quelle di chi amiamo.
Poi paghiamo il conto
Ieri mia cognata mi ha chiamato: è appena tornata dalla città in cui studia suo figlio e dove lo aveva raggiunto per aiutarlo con un piccolo grande trasloco.
Comincia a preparare il suo e mentre accantonava cose per me, per noi, nel silenzio di una casa ormai quasi disabitata, alla fine di una giornata pesante, si è accorta che gli scatoloni non erano affatto vuoti: dentro c'erano tutti i suoi dubbi.
Tanti
Smontare una vita non deve essere facile.
E non è solo trasferirsi lontani dagli affetti
Quella è una cosa che si può fare: l'hanno fatto i miei nonni, lo ha fatto mio cognato, lo ha fatto mia cugina ed in un certo senso, lo facciamo un po' tutti prima o poi chè, in fondo, non sono i chilometri quelli che contano davvero.
E' l'essere diventati grandi.
Il difficile, quello che l'atterrisce è lasciare una città che la ospita da trent'anni,  dove ha una sua rete e una professionalità apprezzata che le ha dato di che mantenere egregiamente se stessa e suo figlio.
E' farlo per seguire uno, non un sogno, un'ambizione, un desiderio, uno.
La paura "dell'appendice" lei l'ha risolta alla radice: il visto da "compagna" non lo ha voluto, parte con la possibilità di lavorare.
Parte anche senza un piano di lavoro, però, solo qualche progetto nebuloso che comunque le viene da questa parte dell'oceano.
"Che faccio?" Mi ha chiesto dopo una ventina di minuti di monologo pieno di parole che avrei potuto benissimo  pronunciare io a parti invertite.
"che fai? l'asciugatrice imballamela bene chè a Roma siete tutti cialtroni e a M fagli prendere una casa vera, di quelle col basament, le pareti di legno, il giardino e i suvvettoni sul vialetto, chè quel coso ultramoderno che ha ora assomiglia tanto a quello che aveva a NY: vetri bloccati, spazi discutibili e mappa delle pareti da consultare prima di appendere anche solo un poster, fa il moderno, ma poi si sente in gabbia....Ah e cercate anche una camera in più: vi mando gli Unni col cartello al collo per Natale"
Che dovevo dirle?
Tra un po' è un anno che zompa di qua e di là dall'oceano, in bilico, come un po' tutte, tra le mille mila esigenze della vita: il compagno, il lavoro, gli amici, suo figlio, il piacere di stare con sua madre e suo fratello e di sollevare un po', con quel piacere, sua sorella dalla preoccupazione quotidiana per loro e le loro esigenze.
Tutte cose belle, tutte cose giuste, tutte cose che ne fanno la persona che è.
Chissà se anche lei a volte sogna un calafuria su un mare calmo e caldo, senza nessuno intorno.
Io si.
Ancora, a distanza di anni da qui
http://www.croccworld.it/ciacco/2010/11/16/a-volte/


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