Pregustavi il racconto di questi pochi giorni trascorsi a Barcellona.
Descrivere una bella città, gli occhi incantati di Attila nella Sagrada Familia, il sorriso malandrino di Totila che ammansiva "ola" a neonati, ottuagenari e anche a un paio di peripatetiche al lavoro nei vicoli subito dietro le ramblas.
Le tapas e casa Batllò.
Il treno che collega la "cittadina fighetta" alla grande città, venti minuti di pace al posto della mezz'ora di nervi che sono la tua quotidianità e la sola vera cosa che invidi con tutto il cuore e non poca cistifellea.
Lo straniamento di fronte alla nascente, incredibile, consapevolezza che, nel posto fighetto, non c'è alcuna cognizione di programmazione urbanistica, distanza tra costruzioni, desiderio di armonizzare gli edifici tra loro, ma si fanno case, anche bellissime, alla rinfusa e spesso a meno di un metro dal muro di confine con un'altra casa, che ha finestre a meno di un metro dallo stesso muro, e i muri sono ovviamente altissimi e i sistemi "antibracaggio" degni della migliore intelligence.
Il nazi catalano e l'italiano.
Il dolce piacere di farti mostrare una città da una persona cara che
ci vive e, insieme, di permetterle di mostrare ad una persona cara il
posto dove vive.
I bambini addormentati, ammassati in tre in un letto.
Le chiacchiere.
La festa di paese con la birra che costa quanto l'acqua, ed è meglio.
La leggerezza del non dovere avere filtri.
Invece no.
Siamo di nuovo tutti col cuore a Careggi.
E io non posso credere che stia succedendo, anche se so che sta succedendo e, se da ora in poi deve essere così, un po' me lo auguro.
Mia mamma piange.
Io no, ma tremo tanto da non poter trovare riposo nemmeno nel cuore della notte.
E non c'è fuoco, non c'è sole che mi scaldi
Ormai ti considero una vecchia amica, ero passata a fare un po' di gossip, invece scopro che è un brutto momento.
RispondiEliminaPasseranno anche le lacrime vedrai, i bambini certamente ti aiuteranno molto...ti abbraccio.
Grazie Melinda.
EliminaPasserà.
Ma non è un bel momento, no.